Winston Churchill ritorna alla Casa Bianca: segnali di disgelo fra Trump e Starmer?

Dopo un esilio durato quattro anni, Winston Churchill, il premier che portò il Regno Unito fuori dalla Seconda Guerra Mondiale, torna alla Casa Bianca. Il suo busto, per l’esattezza, che per lungo tempo ha occupato uno spazio di tutto rispetto all’interno dell’Oval Office, la celebre stanza dove il presidente americano svolge incontri ufficiali, conferenze con leader mondiali e altre attività istituzionali. Cambio di amministrazione, cambio di postazione Originariamente la statua, opera dello scultore inglese modernista Sir Jacob Epstein, era stata donata al presidente Lyndon B. Johnson nell’ormai lontano 1965. Nel 2021 Joe Biden l’aveva tolta, sostituendola con quella del leader dei diritti civili Cesar Chavez. Per Churchill non si era neanche trattato della prima rimozione. Lo stesso aveva fatto Barack Obama, nel 2016. In quell’occasione Boris Johnson aveva commentato che “l'antipatia ancestrale del presidente in parte keniota nei confronti dell'impero britannico” poteva aver ispirato la mossa. Trump era dunque intervenuto già una volta per modificare una decisione presa dal suo predecessore. “Donald idolatra Churchill e crede che sia stato il più grande leader che il mondo abbia mai visto... Lo rimetterà in una posizione d'onore”, avrebbe dichiarato una fonte al tabloid britannico Daily Mail. Un messaggio di disgelo? A Londra c’è chi vuole leggere nel ritorno di Winnie una sorta di disgelo con l’entourage di Trump dopo le tensioni degli ultimi mesi. Poco prima delle elezioni, infatti, il presidente eletto aveva minacciato azioni legali contro il partito del premier britannico. Diversi colonnelli del partito laburista, infatti, erano partiti durante l’estate, su base volontaria, per dare una mano alla campagna elettorale di Kamala Harris, che dimostra sicuramente una maggiore vicinanza di vedute e sensibilità col labour party rispetto alla retorica MAGA di Trump. Non solo. La gaffe del capo della diplomazia britannica Starmer ha anche dovuto gestire un pericoloso precedente. L’attuale capo della diplomazia britannica, David Lammy, negli anni scorsi aveva definito The Donald con aggettivi non esattamente lusinghieri: “Disonesto, xenofobo, narcisista” oltre che “sociopatico neonazista”. Il segretario di Stato ha cercato di liquidare il fatto come acqua passata, ma c’è l’opposizione della leader conservatrice Kemi Badenoch e quella di Nigel Farage, grande amico di Trump, a capo di Reform Uk, a ricordarglielo ogni mercoledì durante il Question Time. Starmer: con Trump rapporti oltremodo cordiali Il primo ministro ribadisce, ogni volta che può, di aver incontrato e cenato, nel mese di settembre, con Trump, a Mar-a-Lago e che i rapporti sono oltremodo cordiali. È stato anche tra i primi leader internazionali a complimentarsi con lui per la vittoria. Ma dietro le quinte, lontano dai microfoni, il nervosismo all’interno dei palazzi governativi di Londra è palpabile. Preoccupa la posizione della nuova amministrazione in termini di dazi , di politiche ambientali e di difesa . Ma forse ciò che preoccupa Starmer sopra ogni cosa è il ruolo che potrebbe giocare, all’interno della nuova amministrazione, Elon Musk. Il proprietario di X, Tesla e Starlink ha espresso giudizi sferzanti sul nuovo governo durante le sommosse di estrema destra di inizio agosto. L’inquilino l’aveva quindi escluso da un importante summit sugli investimenti, sembra proprio a causa dei suoi post sui social media durante i disordini estivi. Musk aveva quindi dichiarato: “Credo che nessuno dovrebbe andare nel Regno Unito quando rilasciano pedofili condannati per imprigionare persone per i post sui social media”.