Elezioni Usa 2024, perché Trump ha vinto spiegato in 5 punti

Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali statunitensi e la sua affermazione su Kamala Harris nel voto per la Casa Bianca è stata accompagnata da alcune conferme rispetto alla vigilia e a importanti novità rispetto alle previsioni e al voto del 2020. Mentre i dati continuano ad affluire è possibile individuare alcune tendenze che hanno contribuito a determinare gli esiti della tornata elettorale negli Stati Uniti. 1- Gli Swing States…non erano Swing Nel 2016 e nel 2020 diversi Stati-chiave per il voto presidenziale furono assegnati con scarti di poche decine di migliaia di voti rispettivamente a Donald Trump e Joe Biden. In attesa dei dati definitivi di Arizona e Nevada, in cui il vincitore è dato in vantaggio di poco meno di 5 punti percentuali, si può registrare che molti degli swing states hanno visto distacchi più ampi di quelli inizialmente previsti. Così in Pennsylvania, ad esempio, dove i sondaggi davano una corsa serratissima tra Trump e Harris divisi da meno di un punto percentuale, il tycooon ha vinto col 50,8% contro il 48,3% di Harris e oltre 150mila voti di scarto. Allo stesso modo il leader del Partito Repubblicano ha riconquistato la Georgia con un margine simile e difeso la Nord Carolina con quasi 4 punti di distacco. Anche il vantaggio in Winsconsin, pari all’1% e quello in Michigan, attorno al 2%, sono superiori ai margini con cui Trump e Biden li hanno conquistati nelle due precedenti elezioni. A conteggi non ancora ultimati, sembra farsi strada la possibilità che il candidato repubblicano abbia conquistato tutti e sette gli stati in bilico. 2- Il voto popolare torna a premiare i repubblicani Trump è sulla buona strada anche per la vittoria del voto popolare, smentendo molti pronostici che vedevano, invece, favorita Kamala Harris. Il voto popolare non è determinante per l’affermazione del presidente, che viene eletto dai Grandi Elettori assegnati dal vincitore in ciascuno Stato, ed è successo più volte nella storia che il comandante in capo premiato al voto non fosse quello che aveva ricevuto più voti. L’ultima volta fu nel 2016, quando Trump ricevette circa 3 milioni di voti in meno di Hillary Clinton. Stavolta invece, con l’80% dei voti scrutinati a livello nazionale, Trump precede Harris di ben 5 milioni di voti. Il presidente eletto diverrebbe il primo repubblicano a vincere il voto popolare dal 2004, quando George W. Bush sconfisse John Kerry ottenendo 3 milioni di voti in più del rivale. 3- Trump cresce tra le minoranze e negli Stati blu La vittoria di Trump è dovuta anche all’aumento dei suffragi a favore del Partito Repubblicano tra le minoranze e negli Stati storicamente democratici. Si può dire che se Harris ha perso un po’ ovunque, facendo in media peggio di Biden nel 2020, Trump ha vinto un po’ ovunque, migliorando i suoi numeri rispetto a quattro anni fa. L’ex presidente ha migliorato i propri numeri soprattutto nelle aree rurali, dove già era molto forte rispetto a Harris. Ma complessivamente, l'onda rossa del Partito Repubblicano vede Trump crescere di quasi il 7% nelle contee abitate da una popolazione bianca inferiore al 50% del totale, del 4% in quelle con il 25% o più degli abitanti neri e del 9,5% in quelle con il 25% della popolazione ispanica. Inoltre, per la prima volta dal 1976, nessuno Stato ha mostrato uno spostamento di voti favorevole ai democratici. 4- L’aborto non ha pagato Il tema dell’aborto, su cui i democratici avevano incentrato gan parte della propria campagna per mobilitare il voto democratico e in particolare le elettrici donne, non ha pagato. La campagna democratica contava su un'ondata di sostegno femminile per farla diventare la prima donna presidente degli Usa, quella che aveva posto il ripristino del diritto costituzionale all’aborto tra le priorità della sua agenda. La mobilitazione contro l’abolizione di “Roe contro Wade” due anni fa, nelle elezioni di midterm, aveva del resto giocato un ruolo centrale per il successo democratico nel fermare la prevista onda rossa. Stavolta non è andata così e Kamala Harris ha perso 5 punti fra i giovani e 3 fra le donne rispetto al risultato di Biden del 2020. 5- Il Senato ai repubblicani. Volata per la Camera La vittoria elettorale del Grand Old Party si allarga al Senato, con l’assegnazione di 52 seggi su 100. Un controllo che potrebbe consolidarsi al termine di una corsa serrata per la Camera dei Rappresentanti, per cui è in corso una battaglia all’ultimo voto. Se la mappa elettorale dovesse colorarsi di rosso anche nel secondo ramo del Congresso degli stati uniti, Trump si troverebbe ad avere una maggioranza simile a quella conquistata nel 2016, quando il Gop aveva in mano Casa Bianca, Camera e Senato.

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