In Giappone dopo il voto il governo è un rebus

Il Giappone ha votato e la Dieta Imperiale di Tokyo si è trovata senza maggioranza. Non è riuscita la scommessa del nuovo primo ministro e leader del Partito Liberaldemocratico , Shigeru Ishiba, che poco dopo l’elezione da parte degli iscritti, appena un mese fa, ha convocato il voto anticipato per riaffermare una maggioranza assoluta che è, però, evaporata. Dai 259 seggi del 2021, infatti, il Pld è sceso a 191 e visto il risultato negativo del partito alleato, il Komeito , la coalizione che sostiene Ishiba si è attestata ben lontana dalla soglia di 233 seggi necessari per una maggioranzastabile. Il Pld, che governa dal 2012, ha visto le dimissioni di Fumio Kishida e la decisione di Ishiba di convocare il voto anticipato dopo che diversi scandali sul presunto abuso dei rimborsi elettorali hanno colpito molte sue correnti e destabilizzato la formazione nazionalista e conservatrice che fu di Shinzo Abe. Ishiba mirava a presentarsi come il leader della svolta, l’austero moralizzatore capace di ricordare all’elettorato nipponico che con lui la formazione sarebbe tornata sulla via della credibilità. Tuttavia, la scelta di convocare il voto anticipato si è rivelata un boomerag. E ora l’asse tra i nazionalisti conservatori e la formazione buddhista del Komeito dovrà negoziare per restare al governo. Il limbo politico del Giappone “Per la prima volta da molto tempo il Giappone si ritrova in un limbo politico” osserva Guido Casanova, analista dell’Ispi, e ora Pld e Komeito avranno bisogno di un “nuovo compromesso politico per garantire la stabilità di governo e per dare risposte politiche ai cittadini che chiedono interventi contro il carovita”. Il dilemma non è di facile soluzione. Il Partito Democratico-Costituzionale, formazione di centro-sinistra liberale guidato dall’ex primo ministro Yoshihiko Noda dopo aver guadagnato 52 seggi salendo a quota 148 accarezza l’idea, difficile da realizzare, di unire tutte le opposizioni in una coalizione alternativa. Il fatto che le forze anti-Pld comprendano una congrega eterogenea che va dagli ultranazionalisti agli ecologisti rende difficile questo obiettivo. Il risultato indicato da Noda come prioritario prima del voto, quello di far perdere ai liberaldemocratici la maggioranza assoluta, è stato conseguito, ma Casanova sottolinea che ““un governo dell’opposizione risulta molto improbabile per le sue divisioni interne e per la mancanza di un progetto politico chiaro attorno a cui riunirsi”. Resta, nota l’analista, il fatto che “nessuno dei principali partiti d’opposizione, che a questa tornata elettorale hanno riportato un insperato successo, si è detto disposto a entrare nella coalizione di governo che oggi guida il Giappone”. Quali sono gli scenari più probabili? Per Casanova la strada più probabile ora è quella di “un governo di minoranza a guida Pld-Komeito, con il sostegno esterno indiretto di uno dei partiti d’opposizione”. Questo ruolo, secondo l’analista, “potrebbe essere rivestito dal Partito Democratico per il Popolo che si è detto disposto a collaborare con chiunque valutando singolarmente ogni proposta politica”. L’ipotesi del governo di minoranza Formazione conservatrice sul piano sociale, ma distante dal nazionalismo del Pld e più aperto a soluzioni liberali in economia, il Pdp guidato dal deputato Yuchiro Tamaki ha fatto campagna elettorale con uno slogan chiaro: “aumentare lo stipendio netto”. L’insoddisfazione verso carovita e stagnazione dei redditi gli ha attratto una fetta consistente del voto dei giovani e ora si prevedono consultazioni dirette tra la coalizione di governo e i suoi vertici. Anche senza appoggiare apertamente l’attuale primo ministro Ishiba nella votazione parlamentare che si terrà l’11 novembre per nominare il nuovo governo, il Pdp potrebbe sostenerlo indirettamente votando scheda nulla che nello scrutinio a maggioranza semplice andrebbe a favorire il candidato della coalizione di governo invece che quello dell’opposizione. Questo renderebbe il governo operativo ma soggetto alla necessità di confrontarsi politicamente su ogni dossier, dall’economia alla politica estera, campo in cui il Pld sostiene un consistente programma di riarmo e rilancio della proiezione globale di Tokyo che trova pochi sostenitori nel quadro delle altre formazioni rappresentate alla Dieta Imperiale. E potrebbe essere sicuramente ridimensionato in caso di allargamento, e conseguente annacquamento, della coalizione.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

In Giappone dopo il voto il governo è un rebus