Lituania, la sinistra vince grazie all’economia. Ma sulla Difesa la linea non cambia

La Lituania svolta a sinistra. I ballottaggi per i 71 collegi uninominali che assieme ai 70 seggi distribuiti col sistema proporzionale compongono il Parlamento di Vilnius hanno confermato un boom del Partito Socialdemocratico. La formazione guida della sinistra lituana ha ottenuto un totale di 52 seggi ora la sua leader Vilija Blinkeviciute è in pole position per succedere alla premier in carica Ingrida Šimonytė, al potere dal 2020 alla guida dell'esecutivo di Unione della Patria, che schierava il ministro degli Esteri uscente Gabriel Landsbergis come leader di punta della campagna elettorale. Unione della Patria è scesa da 50 a 28 seggi sull’onda di una perdita di consensi imputata dagli osservatori soprattutto al ruolo preponderante assunto dall’economia. L’agenda dei socialdemocratici I socialdemocratici hanno, in attesa che il presidente della Repubblica Gitanas Nauséda conceda ufficialmente il mandato a Blinkeviciute, annunciato che apriranno negoziati per un governo di coalizione con due partiti progressisti, l'Unione dei democratici "Per la Lituania" e l' Unione degli agricoltori e dei verdi. In un voto in cui sono stati problemi reali e concretezza a far discutere, così diverso dalle elezioni divisive in problematici contesti quali quelli di Moldavia e Georgia, la vittoria della sinistra è stata dettata innanzitutto dalla sua focalizzazione sui problemi economici. I socialdemocratici hanno proposto una piattaforma radicalmente di sinistra inserendo nel loro programma l’idea di aumentare la tassazione sui redditi più elevati, redistribuendo i proventi per rafforzare il welfare. Il Pil reale della Lituania si è contratto nel 2023 sulla scia di un’inflazione rimasta a lungo attorno alla doppia cifra e anche il 2024 ha portato incertezze in campo economico, facendo perdere consensi al governo uscente. Inoltre, a sfavore dell’esecutivo conservatore è andata la decisione di riportare al 21% l’imposta sul valore aggiunto dopo quasi quattro anni di riduzione al 9% sulla scia della crisi economica post-pandemica. Sulla politica estera di Vilnius cambierà poco La leader dei socialdemocratici, già Ministra del Lavoro e oggi europarlamentare facente parte della Commissione per l'occupazione e gli affari sociali e di quella per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, è sulla buona strada per diventare la prima politica di sinistra alla guida della Lituania dal 2016. Un tema su cui, invece, la campagna elettorale non ha visto le forze presenti alle elezioni divise è stato quello della politica estera e di sicurezza: anche i socialdemocratici lituani, come i conservatori e il capo dello Stato, sostengono la linea di rafforzare il ruolo di Vilnius come attore chiave nell’area baltica per l’Unione Europea, la Nato e il contenimento della Russia. Il partito vincitore delle elezioni propone nel suo manifesto di impegnarsi a portare almeno al 3,5% del Pil la spesa militare, di continuare a sostenere l'Ucraina invasa, di rafforzare il confine di 275 km che divide Lituania e Russia. Inoltre, Blinkeviciute ha chiesto che la Corte penale internazionale indaghi per "crimini contro l'umanità" non solo Vladimir Putin ma anche il suo principale alleato in Europa, il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko. Con tre lituani su quattro che ritengono plausibile un’invasione russa del Paese nei prossimi anni, del resto, il sostegno al rafforzamento delle capacità di difesa e deterrenza di Vilnius è considerato una priorità trasversale da tutti. E, dunque, in Lituania molto potrebbe cambiare sul piano economico e sociale senza che nulla cambi su quello strategico e geopolitico. Le priorità per la politica estera e di sicurezza nazionale sono in larga misura condivise da tutti i partiti di Vilnius, e questo alimenta sia la compattezza del Paese che, alla prova dei fatti, l’efficacia del processo democratico, nel cui svolgimento hanno dominato temi che determinano nel profondo e concretamente la vita dei cittadini.