Ue e Stati del Golfo: le crisi in Ucraina e Medioriente accelerano la cooperazione

Le crisi accelerano la cooperazione tra Europa e Stati del Golfo. Per la prima volta, tutti i rappresentanti dei sei Paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo si sono riuniti a Bruxelles con i ventisette dell’Unione Europea. Al di là dei risultati, il summit è, di per sé, politicamente significativo e la presenza, non prevista, di Mohammed bin Salman Al Saud, principe ereditario e primo ministro dell’Arabia Saudita, ne rafforza il peso. La prima di tante riunioni? Gli europei definiscono questi Paesi come “partner geostrategici” ma i temi oggetto del primo vertice sono soprattutto economici e di mobilità, come i negoziati per un accordo di libero scambio EU-GCC e la liberalizzazione dei visti d’ingresso. L’incontro, però, è un’impagabile occasione di confronto sulle crisi più scottanti: Medio Oriente e Ucraina. Finora, monarchie del Golfo e paesi europei hanno cooperato e stretto accordi , sempre a livello bilaterale. I due ´blocchi` non sono infatti mai stati monolitici al loro interno: i paesi del GCC hanno attraversato fasi aspre di rivalità e persino di rottura , e i ventisette hanno tra loro percezioni e vedute diverse rispetto alla centralità del Mediterraneo allargato. Queste dinamiche persistono. Ci sono, però, due urgenze geopolitiche che hanno cambiato la prospettiva in Europa e nel Golfo. E l’obiettivo, adesso, è dare consuetudine alle riunioni UE-GCC, ovvero “27 più 6”, intensificando conoscenza reciproca e cooperazione multilaterale. Le emergenze sul tavolo La prima urgenza si chiama Ucraina e ha spinto l’Unione a bussare sempre più spesso alla porta dei sovrani del Golfo per l’energia. Il gas naturale qatarino, e in misura minore emiratino, ha infatti contribuito a sostituire la dipendenza europea dall’import di gas russo, dopo l’invasione del febbraio 2022. In quei mesi, la Commissione europea ha redatto e adottato il primo documento di partnership strategica con il Golfo e nominato un rappresentante speciale dell’Ue per l’area. La seconda emergenza è quella in Medio Oriente: il massacro del 7 ottobre, la guerra fra Israele e Hamas a Gaza, la crisi della navigazione commerciale nel Mar Rosso, ora l’intervento israeliano in Libano e, sullo sfondo, gli attacchi diretti fra Iran e Israele. Il rischio che la situazione mediorientale vada fuori controllo - e che l’Iran diventi l’epicentro dello scontro - è un incubo soprattutto per le monarchie del Golfo e i loro processi di diversificazione economica ´oltre il petrolio`. Trasformazioni che necessitano di investimenti, anche dall’estero, quindi di stabilità regionale. Il ruolo di mediazione dei Paesi del Golfo Fino a qualche settimana fa, l’Ue puntava su questo vertice soprattutto per “strappare” alle capitali arabe del Golfo qualche parola e impegno in più in favore dell’Ucraina, sebbene tutte avessero già votato nell’ottobre 2022 la risoluzione non vincolante dell’Assemblea Generale dell’Onu che condannava l’annessione di territori ucraini alla Russia tramite referendum illegali. Tuttavia solo il Qatar fa parte del gruppo di contatto per la difesa di Kiev, guidato dagli USA e nessun paese del GCC ha applicato sanzioni economiche contro la Russia. Forti della neutralità che da sempre rivendicano, le monarchie svolgono un ruolo diplomatico anche a est. Arabia Saudita ed Emirati Arabi hanno mediato scambi di prigionieri fra russi e ucraini, ma anche fra russi e americani; il Qatar si è attivato per il ritorno a casa di alcuni bambini ucraini deportati in Russia. Da quest’anno, Emirati Arabi e Arabia Saudita sono poi membri dei BRICS a trazione cinese-russa . Ora, l’escalation in Medio Oriente e la snervante attesa per la risposta militare di Israele contro l’Iran riporta, per tutti, la sponda sud in cima alle priorità. L’Arabia Saudita non intende schierarsi fra Teheran e Tel Aviv, perché ha congelato -ma non cancellato- la normalizzazione con Israele e tiene aperto il dialogo con l’Iran per preservare il Golfo dalle scosse regionali. I dossier condivisi L’Europa ha invece bisogno di partner regionali solidi, come le monarchie, in grado di coniugare ingenti risorse finanziarie e provate capacità diplomatiche per gestire le multiple crisi mediorientali, e ciò che verrà dopo. Anche a costo, per Bruxelles, di distogliere gli occhi, oggi più di ieri, da diritti umani e libertà d’espressione. Sono sempre di più, infatti, i dossier che Ue e GCC condividono, innanzitutto fra Stati, adesso anche in prospettiva multilaterale: energia, rinnovabili e cambiamento climatico, sicurezza marittima e connettività , ma anche contrasto al terrorismo, alle minacce asimmetriche dei gruppi armati tramite, anche, missili e droni. Le capitali arabe del Golfo, che hanno intensificato contatti e iniziative europee durante il primo mandato della Commissione von der Leyen, guardano con curiosità e apprensione a quella che verrà. Una Commissione Ue più “a destra” e più divisa, che potrebbe fare maggiore fatica a esprimere politiche efficaci, e più “a est” nelle deleghe di esteri e difesa, quindi più sensibile al quadrante orientale. Intanto, però, il vertice Ue-GCC di oggi segna un inizio che è già un traguardo, e che fino a un paio di anni fa neppure appariva in agenda.