Il tour europeo di Zelensky per cercare rassicurazioni tra gli alleati

Il rinvio del summit di Ramstein rimanda la presentazione del “Piano per la Vittoria” e Volodymyr Zelensky ha provato a compensare con un tour europeo per ottenere rassicurazioni sul sostegno occidentale in Ucraina. Con Joe Biden bloccato negli Stati Uniti per seguire l’evoluzione dell’uragano Milton e la riunione dell’Ukraine Defense Contact Group slittata a data da destinarsi, Zelensky ha intrapreso un viaggio che in trentasei ore lo ha portato a visitare quattro capitali europee: Londra, Parigi, Roma e Berlino. Gli incontri con Keir Starmer, Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, a cui si sono aggiunti il neo-segretario della Nato Mark Rutte e Papa Francesco, sono serviti al presidente ucraino per avanzare le richieste di Kiev per proseguire il contrasto all’invasione russa. E per ottenere rassicurazioni in vista delle elezioni americane e dell’incertezza legata ai loro esiti. All’ombra del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dopo un recente incontro con Biden e la vice Kamala Harris che non ha sciolto i suoi dubbi, il capo di Stato ucraino sta cercando di capire fino a che punto potrà contare sul sostegno degli alleati europei. L’Ucraina, sotto pressione nel Donbass, chiede nuove forniture d’armamenti, dai missili a lungo raggio alla contraerea; spinge per avere il via libera agli attacchi in profondità nel suolo russo; domanda ai partner europei rassicurazioni sul futuro percorso d’integrazione nell’Alleanza Atlantica. Quello che enfaticamente viene chiamato “Piano per la Vittoria” e che deve essere ancora presentato al grande pubblico ha, per Zelensky, la sua premessa nel soddisfacimento di queste richieste. Le richieste di Zelensky Ad oggi, le istanze di Kiev più lontane dall’essere soddisfatte sono quelle riguardanti il via libera agli attacchi in Russia e l’integrazione atlantica. Sul primo fronte, Rutte si è detto favorevole e anche il Parlamento Europeo ha approvato una mozione non vincolante a riguardo, ma rimangono fortissime resistenze da parte di varie capitali, da Roma a Berlino. Sul secondo che Andriy Yermak, capo dell'ufficio di Zelensky, ha dichiarato essere una parte integrante del “Piano per la Vittoria” pesa la freddezza statunitense e le forti resistenze di alcuni Paesi, come Ungheria e Slovacchia, che hanno già dichiarato di volersi opporre. I Paesi europei possono dare maggiori garanzie a Zelensky sul tema della continuità dell’assistenza e della fornitura di sistemi d’arma. Nei giorni scorsi l’Unione Europea ha sbloccato 35 miliardi di euro di assistenza a Kiev sotto forma di prestiti finanziati con gli interessi sugli asset russi finanziati. inoltre, sono in arrivo dispositivi militari di importanza strategica come i sistemi aerei italo-francesi Samp-T e a Berlino Scholz ha annunciato un piano da quasi 1,5 miliardi di euro di aiuti militari aggiuntivi dopo il bilaterale con Zelensky. Secondo Politico.eu, poi, l’Europa può assistere ampiamente l’Ucraina a rafforzare la sua produzione interna di armamenti: “il governo ucraino vuole anche incrementare gli investimenti nella propria industria bellica , il che stimolerebbe la sua economia e gli garantirebbe armi da usare contro la Russia”. La testata sottolinea che “aziende europee di difesa come Rheinmetall, Nammo e Saab hanno già concordato una qualche forma di programmi di produzione locale per artiglieria e veicoli blindati” e lo stesso potrebbero fare aziende di Danimarca, Canada e Lituania. Aiuti e mediazioni Il viaggio a tappe, tuttavia, non ha fugato tutti i dubbi del Capo di stato ucraino . Voci insistenti di un possibile negoziato di pace tra Russia e Ucraina si rincorrono ed è significativo, in quest’ottica che nella sua visita Zelensky si sia recato anche in Vaticano. Papa Francesco ha da tempo offerto la mediazone della Santa Sede per cercare una soluzione politica alla guerra. Mentre per l’Ucraina si avvicina il terzo inverno sotto attacco e la situazione si fa critica, Kiev non può permettersi di escludere alcuno scenario.