Piano Draghi sull'Europa: cosa si può fare e cosa no

Nel suo recente rapporto sulla competitività europea Mario Draghi ha lanciato un messaggio chiaro: l'Europa deve cambiare passo, e lo deve fare subito. Il quadro che l’ex Presidente del Consiglio dipinge è quello di un continente che rischia di restare troppo indietro, stretto nella morsa tra l’innovazione tecnologica americana, i bassi costi cinesi e una crescita interna che non decolla. Draghi, però, non si limita a suonare l’allarme: propone anche, ovviamente, soluzioni concrete, alcune realizzabili, altre, invece, che lasciano spazio a qualche scetticismo. La domanda che ci dobbiamo porre quindi è: cosa si può davvero fare e subito e cosa, invece, è molto più difficile, se non impossibile mettere in piedi? Cosa si può fare o si potrebbe fare Iniziamo dalle cose fattibili. L’Europa può, e deve, puntare sull’innovazione e sulle tecnologie verdi. Il già Presidente della Banca centrale europea lo dice chiaramente: l’Europa ha una chance di diventare leader nelle tecnologie pulite, come l’energia rinnovabile e la mobilità elettrica. Questo è un obiettivo non solo possibile, ma necessario. Il mondo si sta muovendo verso un’economia più sostenibile, e l’Europa ha le risorse, il know-how e, soprattutto, il sostegno pubblico per essere in prima linea. È un progetto ambizioso, ma realizzabile, soprattutto se si investono i fondi giusti nel posto giusto. Con il cambiamento climatico che preme e la necessità di ridurre le emissioni di carbonio, l’Europa può fare, quindi, da traino, diventando un modello di sviluppo sostenibile che altri continenti potrebbero seguire, speriamo. Un altro aspetto su cui Draghi insiste, e che appare realizzabile, è la maggiore integrazione economica. Abbiamo il mercato unico, certo, ma spesso non lo sfruttiamo come dovremmo. In pratica, le nostre aziende ancora faticano a operare liberamente tra i vari Paesi dell’Unione a causa di regole diverse e burocrazie che sembrano fatte apposta per rallentare tutto. Draghi propone di semplificare le norme e creare un contesto dove le imprese possano crescere senza ostacoli. Questo, diciamocelo, non è impossibile, richiede certo coordinazione tra gli Stati membri e una dose di volontà politica, ma è senz’altro alla nostra portata. Cosa è un po' più complicato fare Ci sono poi le cose che appaiono più difficili. L’ex governatore di Bankitalia propone di riformare le regole della concorrenza per facilitare la nascita di grandi "campioni europei" capaci di competere con i giganti americani e cinesi. L’idea, sulla carta, è affascinante: unire le forze tra aziende europee per creare dei colossi in grado di affrontare le sfide globali. Ma, nella pratica, cambiare le rigide regole europee sulla concorrenza non sarà affatto semplice. Il sistema attuale è pensato per proteggere i consumatori e prevenire i monopoli, e convincere i regolatori a derogare queste regole potrebbe incontrare forti resistenze. Draghi lo sa, e sa anche che, senza una convergenza politica su questo tema, è difficile che questa proposta veda la luce. C’è poi una delle sfide più complesse e che riguarda la riduzione della dipendenza energetica. Draghi propone un piano ambizioso per rendere l’Europa più autonoma dal punto di vista energetico, soprattutto dopo la crisi legata al gas russo. Ma ridurre questa dipendenza richiede investimenti enormi in infrastrutture, nuove tecnologie e una profonda riorganizzazione del mercato energetico. È una transizione che non si può fare dall'oggi al domani. Anche se i progressi nelle rinnovabili sono promettenti, ci vorrà tempo, forse più di quanto abbiamo a disposizione Infine c’è la questione del debito comune. L’idea di usare strumenti finanziari condivisi per finanziare grandi progetti europei non è nuova, e il successo del piano Next Generation EU durante la pandemia dimostra che può funzionare. Espandere questo modello per sostenere investimenti strategici come la transizione digitale e quella ecologica sembra una strada percorribile, se lo si vuole fare. Certo, non tutti i Paesi saranno subito d’accordo, ma i benefici di un’Europa più forte e competitiva possono essere un argomento convincente. E Draghi sembra essere l’uomo giusto per far capire questo messaggio. Agire ora o restare indietro Il rapporto di Mario Draghi è un piano chiaro e ambizioso, ma non privo di ostacoli. Alcune proposte sono alla nostra portata: investire in innovazione verde e semplificare il mercato unico. Altre, a partire dall’usare strumenti di debito comuni, rendendolo magari permanente e riformare le regole della concorrenza, sembrano più complesse, ma non impossibili. E poi ci sono sfide che richiedono tempo e pazienza, come l’indipendenza energetica.

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