Kursk, la controffensiva russa segna il fallimento della strategia ucraina?

Nelle ultime ore, la controffensiva russa nell’Oblast di Kursk ha messo le truppe ucraine in una posizione complessa. Mentre prosegue la graduale avanzata della Russia nell’oblast di Donetsk, nel Donbass, a essere messa sotto pressione è l’area di territorio occupata oltre confine dalle forze di Kiev con l’incursione di inizio agosto. Tra l’11 e il 12 settembre le forze russe avrebbero riconquistato una decina di villaggi. La principale pressione – riferiscono fonti informate - è stata esercitata nel settore occidentale della zona di un migliaio di chilometri quadrati occupata da Kiev ad agosto. Rinforzare il Kursk o il Donbass? A guidare le operazioni nell’area è la 106° Divisione Aerotrasportata, unità indicata dall’Institute for the Studies of War come una formazione di punta delle forze armate russe. I guadagni territoriali complessivi per ora sarebbero di poche decine di chilometri quadrati, e il think tank americano nota che lo sforzo più importante di Mosca potrebbe ancora doversi manifestare. L’Isw sottolinea che nelle prossime settimane i comandi russi “probabilmente richiederanno forze aggiuntive e unità con più esperienza di combattimento per respingere completamente le forze ucraine”. Secondo l’ex direttore della Cia David Petraeus, inoltre, “le forze russe potrebbero avere intenzione di dividere temporaneamente in due il saliente ucraino nell'oblast di Kursk prima di iniziare uno sforzo più organizzato e ben equipaggiato per spingere le forze ucraine fuori dal territorio russo” tagliando le linee di comunicazione al contingente di Kiev. La manovra di Mosca pone l’Ucraina di fronte a un dilemma strategico: che settore rinforzare in una fase in cui la pressione è sia in Donbass che nel saliente conquistato in Russia? La manovra di Kursk, ad agosto, era stata compiuta per fare da deterrente a operazioni di Mosca nell’area di Sumy e di alleggerire la pressione sul Donbass. I problemi per Zelensky Oltre un mese dopo, però, Kiev si trova sotto pressione su entrambi i fronti in cui le truppe russe si sono messe in movimento. E il presidente Volodymyr Zelensky si trova di fronte al triplice problema del possibile collasso di uno dei fronti, della sempre maggior precarietà delle forniture di armamenti in vista di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e della minaccia di un inverno che incombe con la Russia che ha ripreso ad attaccare le infrastrutture energetiche. In quest’ottica, il presidente spera d’incassare il via libera britannico e americano agli attacchi a lungo raggio sul suolo russo con i missili Storm Shadow e ATACMS. Una decisione che fornirebbe a Kiev la possibilità di estendere il proprio raggio d’azione e di intralciare la controffensiva russa a Kursk e l’avanzata nel Donbass verso il nodo strategico di Pokrovsk. In un finale d’estate problematico, Kiev guarda ai prossimi mesi con apprensione. E spera che le ultime linee rosse dell’Occidente cadano per non aver più limiti nella capacità di risposta a Mosca.