Harris vs Trump: la miglior difesa è l'attacco. Il dibattito visto da quattro esperti

Si è appena concluso, nella notte, l'atteso dibattito fra i candidati alla Casa Bianca. Kamala Harris pare aver realizzato i propri obiettivi, presentandosi alla Nazione. Trump ha rischiato qualche eccesso, come al solito. Sul tavolo, si rincorrono i temi su cui ruota la campagna Usa da mesi. Ma anche, e soprattutto, le questioni "di contorno": la mediazione di ABC News, le battutine fra i candidati e gli attacchi a viso aperto. C'è stato un vincitore o una vincitrice? Una risposta provano a darla quattro esperti ospiti di Sky tg24. Marco Bardazzi, giornalista ex-corrispondente Ansa dagli Usa Credo sia stata un’ottima serata per Kamala Harris. È il settimo dibattito presidenziale per Donald Trump e gli americani lo conoscono bene; avevano invece bisogno di capire chi è Kamala e se possono fidarsi di lei. Credo che il grande tema della serata fosse la leadership e capire chi può garantire agli americani quattro anni in cui le cose possono cambiare, sia a livello interno che internazionale. E da questo punto di vista era Harris quella che doveva dare le maggiori risposte. Credo che gli americani l’abbiano guardata, durante il dibattito con Trump, pensando a come si confronterebbe con Putin, con Xi Jinping e con gli ayatollah di Teheran e penso che questo test lei l’abbia superato. Trump è stato Trump: aggressivo, certo, ma spesso si è perso, e soprattutto ha perso varie occasioni per ribattere con forza su temi che sono i suoi cavalli di battaglia come l’immigrazione. In sintesi, non ha piazzato gli affondi che poteva piazzare. Si è lasciato irritare, che era esattamente la stessa cosa che i democratici si aspettavano da lui. Poi c’è il tema dei moderatori, perché l’ABC News un po’ di interazione l’ha fatta e ha lasciato anche i microfoni aperti come aveva detto che non avrebbe fatto. Nel complesso esce meglio Harris, anche se decretare un vincitore è sempre una cosa difficile. Ormai siamo abituati al dibattito del 27 giugno dove c’era un chiaro sconfitto, ma normalmente nella storia dei dibattiti presidenziali non c’è un vincitore nettissimo. Era lei che aveva tutto da perdere, stasera la sua campagna riprende con forza, poi è arrivata anche Taylor Swift a darle l’endorsment, cosa che ha rafforzato anche un po’ l’entusiasmo che stava andando perdendosi nelle ultime settimane. Mario Del Pero, professore di Storia internazionale a SciencesPo In questo dibattito Harris si poneva due obiettivi: apparire unificatrice per il Paese, dimostrarsi presidenziale, e riuscire a fare andare fuori giri Donald Trump. Su questi due elementi credo abbia raggiunto il risultato – mentre sull’economia non è stata affatto incisiva. Trump è andato spesso fuori giri dicendo sciocchezze: dagli immigrati che si mangiano i gatti, alla definizione di Harris “marxista” fino alle esecuzioni di bambini neonati, esagerando su un tema a lui favorevole come l’immigrazione e palesando una certa insofferenza nei confronti degli attacchi di Harris. Dubito che questa serata sposterà molto nelle intenzioni di voto, ma nel complesso Harris ne esce bene. La verità è che Trump è stato il miglior nemico di sé stesso. Ha avuto subito un’opportunità per mettere all’angolo Harris sull’economia, ma ha deragliato per andare a raccontare leggende da web e fake news. D’altra parte, non è mai stato molto abile in questi dibattiti, ha un vocabolario primitivo e grossolano e fatica a rimanere focalizzato sul tema di cui si discute. Gianni Castellaneta, già ambasciatore negli Stati Uniti Kamala Harris ha potuto illustrare le proprie posizioni, ha usato il dibattito per imporsi come un candidato credibile, mentre Trump ha ripetuto le posizioni già sentite: d’altra parte è la terza volta che partecipa alla campagna elettorale, e non ha cambiato le proprie idee. Ha ripetuto quello che tutti sanno. Kamala ha avuto buon gioco sui temi più controversi, dall’aborto all’immigrazione alla politica estera, ribadendo posizioni più credibili. L’elettore verrà più o meno condizionato, ma ha sicuramente prevalso Harris. Questo dibattito rappresenta un po’ la fine di un periodo convulso che ha visto la rinuncia del candidato democratico, l’attentato al candidato repubblicano, la scelta di una candidata non attraverso le primarie, ma attraverso una decisione di partito. Harris è uscita alla ribalta in primo piano, mostrando le qualità di un politico di esperienza. Il voto si deciderà nei sette Stati in bilico, i temi centrali sono economia e aborto. È difficile stabilire un rapporto diretto tra dibattito e intenzioni di voto, che si decideranno negli ultimi giorni sulla base di temi più concreti. Adesso spetterà ai due candidati battere questi sette Stati in bilico e illustrare le proprie posizioni. Arianna Farinelli, politologa e scrittrice È stato un dibattito molto interessante, serratissimo. Donald Trump ha attaccato su immigrazione ed economia, ha ripetuto moltissime volte che l’amministrazione Biden/Harris ha lasciato entrare nel paese criminali e terroristi, che hanno distrutto le piccole città, persone che rubano gli animali, cani e gatti, e li mangiano. È stato smentito anche dal giornalista. È stato in difficoltà sull’aborto, perché ha avuto posizioni molto discordanti. Ha detto che ora gli Stati devono decidere, che non è a favore di un bando a livello federale e ha detto anche bugie, cioè che i democratici vogliono far abortire le donne fino al nono mese e uccidere i bambini dopo la nascita. Una cosa che aveva già affermato nel dibattito contro Biden, ma che era passata inosservata, perché allora erano tutti concentrati sulla performance disastrosa del presidente in carica. Invece, in questo caso, Harris ha ribattuto: “Questa è una delle bugie che vi avevo avvertito avrebbe detto”.

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