Il Brasile ha spento X: e ora che succede?

X è sospeso in Brasile dopo che il Collegio del Tribunale Supremo Federale, la Corte Suprema del Paese, ha confermato una delibera promossa dal giudice Alexandre de Moraes che chiedeva la sospensione dell’attività del social di Elon Musk nel Paese sudamericano. Come si è arrivati alla sospensione di X X, secondo la decisione di Moraes confermata dal Tsf, avrebbe sistematicamente ostacolato il mandato della giustizia brasiliana di applicare le leggi in vigore nel Paese per il contrasto all'incitamento all'odio sui social network e la disinformazione. Tutto parte dalle indagini di Moraes su protagonisti e organizzatori dell'assalto al palazzo presidenziale di Brasilia dell'8 gennaio 2023, condotto dai sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Una "Capitol Hill" brasiliana la cui causa scatenante è stata identificata dagli inquirenti nel rifiuto di Bolsonaro di accettare la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva alle presidenziali. Le indagini hanno dimostrato che X era utilizzata sistematicamente da molti utenti per propagandare contenuti di disinformazione contrari al governo legittimamente eletto o istigare alla violenza. La giustizia brasiliana ha più volte imposto a Musk di chiudere i profili indicati come vettori di disinformazione e anche quelli che erano stati bloccati nei giorni successivi all’assalto del Planalto e in seguito riattivati. Da aprile 2024, il Tsf ha chiesto più volte a Musk di rispettare le sentenze di diverse corti nel Paese, arrivando a infliggere una multa di 20mila dollari per ogni giorno di attività dei profili incriminati, per un totale complessivo di 3 milioni di dollari. X non solo non ha mai pagato né presentato appello, ma ha ignorato le sentenze e, su ordine di Musk, anche l’ordine imposto di nominare nuovi rappresentanti legali nel Paese. Dato che per ogni società legata a Internet è obbligatoria l’indicazione dei rappresentanti legali, il Brasile ha chiesto all’ex Twitter di rispettare le sentenze e, soprattutto, procedere alla nomina pena la sospensione. Allo scadere del termine, il 31 agosto, X è stato bloccato. L'affondo di Musk e la risposta del giudice Flavio Dino La reazione di Musk non si è fatta attendere: il multimiliardario proprietario di X Musk ha duramente contestato la decisione, parlando di una violazione della libertà d’espressione. Una tesi respinta al mittente dai giudici del Tsf che hanno giustificato sulla base delle leggi brasiliane la motivazione della sentenza, indicando i problemi posti da X nel non adempimento delle prescrizioni dei mesi scorsi. In particolare, il giudice Flavio Dino, membro del collegio del Tsf, ha, come riporta il New York Times, “paragonato il rifiuto di Musk di ottemperare agli ordini del tribunale, a quello di un gestore di un’autostrada privata che si rifiutasse di fermare il traffico per impedire la fuga di un pericoloso criminale”. Dino ha dichiarato: “Sarebbe ragionevole per questa azienda scegliere se ottemperare o meno all'ordine del tribunale, sostenendo che fermare l'autostrada violerebbe la libertà di movimento del criminale stesso?”. A una settimana dal blocco, la vicenda è ad un’impasse: Musk attacca in continuazione il giudice Moraes su X, mentre il social resta oscurato per la mancata applicazione della sentenza. C’è da registrare, però, il pronto dietrofront di Starlink, l’azienda fornitrice di servizi internet satellitari di proprietà di Musk, sull’iniziale decisione di disapplicare sui suoi server la sentenza del Tsf. Posta, come ha ricordato il Guardian, di fronte al rischio di veder bloccata l’attività delle sue 23 stazioni a terra nel Paese l’azienda nella giornata di martedì 3 settembre ha dichiarato che si sarebbe conformata alla legge del Paese. Alla quale nessun potentato economico può dirsi superiore, perlomeno in democrazia.

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