Il viaggio in Italia di Alaa e Zeina, salvate dalle bombe su Gaza

Sono salite a bordo di un aereo al Cairo e, dopo uno scalo a Vienna, sono atterrate all'aeroporto Marco Polo di Venezia. Il lungo viaggio di Zeina e Alaa, due bambine palestinesi rimaste gravemente ferite durante i bombardamenti a Gaza, si è finalmente concluso. Ora in Italia, nel Centro Grandi Ustionati di Padova, riceveranno tutte le cure e l'assistenza di cui hanno bisogno. L'operazione di trasferimento delle due piccoli pazienti, rispettivamente di tre e quindici anni, è stata organizzata dalla ong Gaza Kinder Relief: la stessa che, lo scorso 30 aprile, aveva trasferito all'ospedale Burlo Garofolo di Trieste altri otto bambini palestinesi malati e feriti. A causa della chiusura del valico di Rafah, uno dei principali punti di ingresso per gli aiuti umanitari a Gaza, “non siamo riusciti a evacuare tutti i pazienti a cui volevamo offrire assistenza”, ha raccontato a Sky tg24 Insider Alisa Kireeva, co-fondatrice di Gaza Kinder Relief. “Siamo riusciti a salvarne solo due ed è stato estremamente difficile”. Dopo una prima assistenza all'Ahl Masr Burn Hospital della capitale egiziana, le due bambine, che presentano entrambe gravi ustioni sul corpo, saranno ora sottoposte a una serie di delicati interventi chirurgici e trattamenti specifici all'interno della struttura padovana. “Gli operatori sanitari italiani si sono rivelati i più veloci a rispondere alle richieste di aiuto e i più disponibili a offrire assistenza”, ha aggiunto Kireeva. Composta esclusivamente da volontarie, l'organizzazione no profit offre sostegno alle famiglie colpite dalla guerra in Medioriente, favorendo le evacuazioni mediche e distribuendo sul posto gli aiuti essenziali per bloccare la grave crisi umanitaria che da mesi attanaglia la regione. Grazie alla sua ong, Gaza Kinder Relief, le due piccoli pazienti sono state trasferite al Centro Grandi Ustionati di Padova. Quali sono le loro attuali condizioni di salute? Prima di questa operazione umanitaria, avevamo effettuato un'altra importante missione il 29 aprile con otto bambini gravemente feriti e affetti da diverse patologie croniche, che ora stanno ricevendo le cure e stanno facendo davvero grandi progressi. Una delle famiglie evacuate ha anche messo al mondo una bambina a Trieste: è la prima, credo, bimba palestinese vittima della guerra a essere nata lì. Dopodiché abbiamo iniziato a pianificare la seconda missione in coordinamento con il Centro Grandi Ustioni di Padova, uno dei migliori in Europa, specializzati in ogni tipo di ustione. Inizialmente avevamo ricevuto l'approvazione per il trasferimento di otto bambini, che avrebbero dovuto ricevere supporto pediatrico nella struttura. Ma, a causa della chiusura del valico di Rafah del 7 maggio , non siamo riusciti a evacuare tutti i bambini. Siamo riusciti a salvarne solo due, Zeina e Alaa, rispettivamente di 3 e 15 anni, ed è stato estremamente difficile. Le due bambine sono state prima trasferite al Cairo, dove hanno ricevuto assistenza in uno dei migliori ospedali egiziani specializzato in gravi ustioni. Zeina, la più piccola, è in condizioni più gravi rispetto ad Alaa, che invece presenta traumi diversi: non solo ustioni, ma anche lesioni alle gambe e, per questo, è costretta a spostarsi in sedia a rotelle. Le loro condizioni sono stabili ma, ora, inizia l'importante percorso medico in Italia. Quali tipi di cure o trattamenti riceveranno le piccole pazienti a Padova? Al Centro Grandi Ustioni, le bambine saranno sottoposte a un trapianto cutaneo e vari interventi di chirurgia plastica. Alaa, che non riesce a camminare correttamente, sarà sottoposta a un'operazione e a una serie di trattamenti laser per rimuovere le cicatrici presenti sul corpo. Zeina invece, ferita lo scorso 17 marzo, è rimasta per tutti questi mesi a Gaza. Come potete immaginare, è trascorso molto tempo, ma fortunatamente è passata da condizioni estremamente gravi, in terapia intensiva, a condizioni molto stabili. Purtroppo, però, ha perso parte della mobilità del collo ed è proprio qui che si trova l'ustione più grave, su cui i medici di Padova dovranno intervenire. Zeina sarà sottoposta anche a una particolare fisioterapia che al momento non è disponibile in Medioriente, ma lo è in Italia. Quanto tempo avete impiegato per organizzare questa nuova missione umanitaria? Ci è voluto tanto, troppo tempo: da maggio a settembre. Solo l'accettazione preliminare delle bambine nell'ospedale di Padova è stata veloce: devo dire che, per la nostra esperienza in vari Paesi, sia europei che statunitensi, gli operatori sanitari italiani sono stati i più veloci a rispondere e i più disponibili ad aiutare. Abbiamo ricevuto le lettere di accettazione molto, molto velocemente. I chirurghi di Padova hanno aspettato queste bambine e hanno seguito con passione il loro arrivo dalla fine di giugno a oggi. All'inizio ci sono volute diverse settimane per presentare le cartelle cliniche delle pazienti, poi altre due o tre settimane per ricevere le lettere di accettazione nella struttura ospedaliera italiana. Il rilascio dei visti delle due piccole giunte in Italia ha richiesto un enorme lavoro, un enorme supporto da parte dell'ambasciata e del governo italiano. Purtroppo i visti di altri sei bambini a Gaza, che avevano bisogno di assistenza, non sono stati rilasciati per motivi politici. Credo che da questo punto di vista, la situazione sia sempre più complicata. L'Italia è ancora molto disponibile ad aiutare, ma naturalmente il futuro rimane molto incerto. Quindi ci sono difficoltà soprattutto nel ricevere i visti. Quali sono gli ostacoli che una Ong deve affrontare nell'organizzazione di una missione umanitaria? In generale, dal punto di vista governativo, la difficoltà principale è la chiarezza su come procedere con i visti. Ovviamente, la situazione politica è molto difficile a Gaza. Come ong, noi sosterremo sempre il ritorno sicuro dei palestinesi nella loro terra. Ma dal punto di vista politico, non è chiaro in che modo. Non c'è ancora un coordinamento definito e questa è un'enorme difficoltà. Abbiamo però riscontrato un ampio sostegno. Lo scorso 30 aprile, Gaza Kinder Relief ha portato a termine anche un'altra missione importante, trasferendo otto bambini feriti all'ospedale Burlo Garofolo di Trieste. Come stanno oggi? Stanno benissimo. Tra i bambini trasferiti in Italia ad aprile, c'erano due pazienti affetti da talassemia major . Uno di loro sta per essere sottoposto al trapianto di midollo osseo: un intervento estremamente difficile. La madre e uno dei fratelli saranno i donatori. Al momento, stiamo cercando un tutore che per due mesi possa occuparsi completamente della famiglia e degli altri figli, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, e che diventi il loro tutore legale in Italia. Un'altra bambina, affetta da igroma cistico , è stata invece operata all'inizio di luglio. Il suo recupero è stato molto difficile per molteplici ragioni. L'igroma cistico è estremamente difficile da trattare, ma lei continua a migliorare lentamente e a ottobre sarà sottoposta a un altro intervento. Per quanto riguarda invece i pazienti vittime di amputazioni agli arti, non hanno ancora ricevuto le protesi, ma si tratta di attendere ancora qualche settimana. Nel complesso, ci sono stati grandi progressi con loro. Anche i bambini che hanno subito lesioni esplosive sono stati operati e, adesso, si stanno riprendendo molto bene. Uno di loro, che faceva molta fatica a camminare, ora cammina benissimo. E poi stanno tutti imparando la lingua italiana. Sono davvero entusiasti di iniziare l'anno scolastico in Italia, anche perché, come potete immaginare, i bambini di Gaza non hanno potuto più frequentare la scuola. È stato un anno molto, molto complicato dal punto di vista educativo e della salute mentale. Credo che, infine, la società li abbia accettati con molto calore e molta attenzione. Ora, l'attività di Gaza Kinder Relief continua. Avete in programma altre missioni umanitarie? La nostra ong continua a fornire un'enorme quantità di aiuti. Durante l'estate, abbiamo inviato un pacchetto di oltre 220.000 dollari di aiuti a Gaza. Ora vogliamo concentrarci maggiormente sui programmi di sostegno all'istruzione e alla salute mentale. Per quanto riguarda le evacuazioni, stiamo lavorando molto sullo sviluppo delle relazioni con le istituzioni statunitensi. La prossima settimana invieremo a New York due pazienti cardiopatici molto gravi, che saranno curati lì e poi faranno ritorno in Egitto. Saranno sottoposti a trattamenti specifici, che non possono essere eseguiti in Egitto. Quindi al momento gli Stati Uniti sono una strada molto importante per noi. La missione di Gaza Kinder Relief rimane sempre la stessa: dare sostegno ai bambini e alle persone vittime della guerra a Gaza.