Mpox in Africa, è il Congo il fronte caldo

Sono settimane di allerta per il contrasto alla diffusione del Mpox, dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità un’emergenza sanitaria globale. Il fronte caldo in cui i contagi appaiono in aumento appare essere oggi la Repubblica Democratica del Congo, paese tormentato da anni di crisi interne e da diversi conflitti intestini che oggi si trova ad affrontare anche la sfida del Mpox. Che cos’è il Mpox Conosciuto anche come “vaiolo delle scimmie”, il Mpox è una patologia nota da circa cinquant'anni il cui vettore è l'Orthopoxvirus, simile a quello che porta il vaiolo, rispetto al quale il Mpox presenta una virulenza e un tasso di mortalità notevolmente più bassi. Questa malattia, che ha il suo epicentro di diffusione dell'Africa centrale e occidentale, passa attraverso il "salto di specie" da animali come topi e scimmie all'uomo principalmente tramite contatto tra tracce biologiche fluide delle specie selvatiche e l'uomo. In altri casi, come successo per la diffusione del Covid-19, è anche il consumo di carni di animali infette a causare i contagi. Dopo una prima fase di sintomatologia lieve, come febbre e stanchezza, il virus si manifesta sotto forma di eruzioni cutanee che in seguito si lesionano e seccano nel giro di 2-4 settimane. La malattia nella sua forma tradizionalmente nota, il “Clade 1” ha prodotto nel ciclo di contagi iniziato nel 2022 in Africa e diffusosi poi nel resto del mondo 207 morti accertati su 100mila infezioni, in particolare persone immunodepresse: un tasso di mortalità dello 0,2% che è nettamente inferiore a passati casi di epidemie locali che hanno avuto mortalità comprese tra l’1 e il 3%. A far allarmare l’Oms, nonostante il basso tasso di mortalità è stata la comparsa di una variante emersa proprio nella Repubblica Democratica del Congo, che appare ben più ostica. Il Congo trincea del nuovo Mpox Da inizio anno, il "Clade 1B" identificato in Africa centrale e col suo epicentro nella Repubblica Democratica del Congo ha prodotto oltre 590 morti su 21mila contagi, con 511 decessi su 14mila contagi nell'ex colonia belga. Per questo l’OMS ha dichiarato l’emergenza internazionale che, lo ricordiamo, non impone prescrizioni precise ma, da statuto dell'Oms, si manifesta come sistema d'allarme per una situazione “grave, improvvisa, insolita o inaspettata” che richiede una risposta degli Stati di fronte a una minaccia di nuova natura di carattere sanitario. il Ministero della Salute Pubblica della Rdc, Samuel-Roger Kamba Mulamba, ha annunciato di recente un piano da 45 milioni di dollari per sensibilizzare e rispondere alle sfide della diffusione del Mpox e al fine di prevenire la diffusione della variante, che ha già toccato altri 15 Paesi . Alcuni di questi sono al fianco di Kinshasa per rispondere al contagio. In particolare, la Germania si è mossa per rifornire la Repubblica Democratica del Congo con 100mila dosi di vaccino contro il Mpox, mentre altre 10mila saranno donate ai Paesi africani dagli Stati Uniti. Nel frattempo, ricorda il Guardian, ben 70 Paesi stanno già rendendo disponibile la profilassi contro il Mpox, per il quale al contrario del Covid-19 l’esplosione epidemica arriva in un contesto in cui un vaccino è già disponibile e operativo. Secondo la testata britannica, addirittura, il vero problema è stato legato al fatto che l’emergenza è stata dichiarata solo il 14 agosto, rallentando la corsa dei Paesi africani per procurarsi il vaccino: “La lunga attesa dell'approvazione dell'OMS affinché le agenzie internazionali acquistino e distribuiscano i vaccini ha costretto i singoli governi africani e l'agenzia di sanità pubblica del continente, gli Africa Centres for Disease Control and Prevention , a richiedere donazioni di vaccini ai paesi ricchi. Questo macchinoso processo può fallire, come è già accaduto in passato, se i paesi donatori ritengono di dover conservare i vaccini per proteggere le proprie popolazioni”. Guerra e contagio A creare le condizioni per la diffusione del Mpox è stata in particolare, nella disastrata Repubblica Democratica del Congo, una situazione di crisi interna tale da favorire la corsa del contagio senza possibilità di arginarlo. Il settimanale The Economist ha a tal proposito ha ricordato come due fattori scatenanti della corsa dei contagi siano stati l'offensiva del Movimento 23 Marzo appoggiata dal governo del Ruanda nella cruciale regione del Nord Kivu, ambita per le ricche riserve contenute nel sottosuolo, e la conseguente fuga di decine di migliaia di congolesi dentro e attorno la città di Goma, che ha visto, non a caso, oltre due terzi delle infezioni. Per il Congo, il Mpox è solo l’ultima, e forse la più ostica, di una serie di problematiche che ne minano la stabilità e le prospettive future. A livello globale, enti come il Comitee for Desease Control dell’Unione Europea rassicurano sul fatto che le possibilità di infezioni su larga scala fuori dall’Africa siano remote. Purché, ovviamente, si operi per contenere la nuova ondata di un contagio che è tanto più letale quanto più viene trascurato.

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