Zelensky-Putin, strategie a confronto

Cosa sta succedendo in Ucraina? Eravamo rimasti che la battaglia militare insisteva sui territori nei distretti del Luhansk e del Donbass. Abbiamo imparato a conoscere i piccoli villaggi che cambiavano mano a seconda dei mesi, in queste terre martoriate dal conflitto. Oggi le cose non sono cambiate. La guerra continua, ma nuovi elementi hanno portato sullo sfondo il conflitto militare nell’Est. Prima di tutto, la mossa di Zelensky: l’attacco diretto in territorio russo. Poi, la risposta di Putin con le infrastrutture energetiche prese di mira e Kiev colpita più volte. Quali sono i disegni strategici dietro a questo cambio di rotta? Andiamo a vedere nei dettagli. Zelensky e il fronte di Kursk Il piano è rimasto segreto fino all’ultimo. Si dice che anche nella cerchia più ristretta di Zelensky non tutti fossero a conoscenza dell’attacco. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Oleksandr Syrsky, ha voluto il massimo riserbo e, a inizio agosto, ha superato il confine. Ha aspettato fino all’ultimo per l’arrivo delle forniture militari e poi si è spinto in profondità dove nessuno aveva osato. Non più una guerra di trincea, difensiva. Ma un vero e proprio affondo, che ha colto di sorpresa l’esercito russo. Nell’area della regione di Kursk, le forze armate di Mosca avevano gli uomini contati, riservisti inesperti che sono stati spazzati via. Oggi, secondo gli ultimi dati, gli ucraini controllano oltre mille chilometri quadrati di territorio russo. Ma qual è il disegno strategico di Zelensky? Partiamo dalle certezze. Sicuramente, gli ucraini non vogliono restare in questa porzione di territorio a lungo. Nulla li lega a queste terre, la popolazione è russa, storicamente non ci sono connessioni. Ma da un punto di vista militare questo sforzo potrebbe portare dei risultati. Intanto, allungare la linea del fronte e costringere i russi a spostare truppe dal Donbass. Poi, colpire le retrovie e la logistica dell’esercito russo. Infine, da un punto di vista psicologico, far assaggiare anche ai civili russi il dolore e i disagi di una guerra combattuta sul loro territorio, sperando che questo generi pressione sui vertici di Mosca. C’è poi qualcosa di non immediatamente evidente, ma che in prospettiva potrà avere grande valore. L’avanzata nella regione di Kursk permetterà agli ucraini di avere una moneta di scambio, mai si avvicinasse il tempo del negoziato di pace. Infatti, da che mondo e mondo, il processo di pace e una possibile mediazione non può non tenere conto dei risultati sul campo, in sostanza di quanto territorio sia già stato conquistato. Putin e la battaglia energetica Vladimir Putin ha subito il colpo e ha promesso però una reazione forte e che gli ucraini si sarebbero ricordati per molto tempo. Tutti si aspettavano violenti bombardamenti e una riconquista veloce della regione del Kursk, ma quello a cui abbiamo assistito è stato un altro spettacolo. Intanto, Mosca si sta rafforzando sul fronte orientale di Pokrovsk, dove le truppe russe stanno avanzando. Come se avesse ignorato l’azione ucraina, l’obiettivo militare principale sul campo è rimasto il fronte Est. Poi, ha colpito o cercato di colpire le infrastrutture energetiche di Kiev. Già in un passato recente, questo tipo di strategia era stata portata avanti. Qui, l’obiettivo è disarticolare la logistica rivale, produrre black out e fiaccare l’umore della popolazione e, soprattutto, lasciare immaginare scenari apocalittici per l’inverno. Infatti, la rete elettrica ucraina è necessaria per garantire il riscaldamento e un eventuale collasso porterebbe il gelo invernale nelle case dei civili ucraini. Infine, Putin ha chiesto al suo fidato alleato Lukashenko di far rullare i tamburi di guerra bielorussi, non lontani dalla capitale ucraina. Anche qui, gli obiettivi militari si mescolano dunque alla tattica e alla psicologia. Putin vuole arrivare all’inverno con possedimenti certi a Est, in particolare nel Donbass. Punta poi su alcuni fattori di soft power: vuole sostanzialmente che gli ucraini siano sempre più contrari alla guerra con il passare dei mesi, con gli abitanti dei grandi centri minacciati dal freddo e impauriti dalla vicinanza con un confine più che instabile. Lo sguardo in avanti di Russia e Ucraina In generale, tutti guardano avanti. Il game changer, a voler scommettere, sembrano essere le elezioni americane. È come se ucraini e russi si preparassero a doversi sedere dopo il 4 novembre al tavolo della pace e vogliano sedersi nel modo più vantaggioso e confortevole possibile. Ma chi sarà seduto a capo tavola? Donald Trump, che ha già lasciato intendere di voler chiudere i rubinetti agli aiuti finanziari e miltari a Kiev, oppure Kamala Harris che, nel solco di Joe Biden, si manterrà al fianco di Zelensky?