Blitz Kamala Harris: 7 Stati in 4 giorni per entrare in Casa Bianca dalla porta principale

Se nel Vecchio Continente, con un po’ di buona volontà, tutte le strade portano a Roma, negli Stati Uniti non tutte le strade partono da Philadelphia, ma sicuramente passa da Philly la strada che porta al 1600 di Pennsylvania Avenue. Non è dunque un caso che proprio dalla città della Dichiarazione di Indipendenza e della Liberty Bell, del padre fondatore Benjamin Franklin e del simbolo della vittoria della Guerra Fredda Rocky Balboa parta il tour di Kamala Harris per cercare di capitalizzare l’entusiasmo scatenato dalla sua candidatura e cominciare a blindare, o meglio a cercare di blindare, i sette Swing States decisivi in questa campagna elettorale. I numeri Tenendo a mente 270 come Magic Number, ovvero il numero di Voti Elettorali necessari per diventare Presidente degli Stati Uniti, ai blocchi di partenza i democratici ne hanno 226 e i repubblicani 219. I sette Swing, insieme, ne valgono 93, e si possono suddividere in tre gruppi. Il fronte nord, quello della Rust Belt e delle Tute Blu, di Michigan , Wisconsin e Pennsylvania appunto. La zona orientale di Nevada e Arizona con la demografia in movimento grazie agli Ispanici; e il sud tendenzialmente conservatore ma ancora in bilico di North Carolina e Georgia . I primi due percorsi sono credibili per Harris; ma in ogni caso, per l’Asinello è impossibile pensare di rimanere alla Casa Bianca senza conquistare la Pennsylvania con i suoi 19 voti. Il Blue Wall “La Pennsylvania è caduta”. Nella notte elettorale del 2016 furono quelle quattro paroline a indicare che la Storia aveva cambiato direzione. Conquistata la Pennsylvania Donald Trump poteva aspirare a tutti gli Swing della Rust Belt, e così fu. Il Blue Wall, ovvero l’insieme di Stati che dal 1992 erano sempre stati democratici composto dai tre Stato sul Pacifico, le Hawaii, il Nord-Est con l’eccezione del New Hamsphire e alcuni stati del Midwest, era stato espugnato. Di poco, ma a sufficienza: in Michigan Trump supera Clinton dello 0,2%, in Wisconsin dello 0,8%, in Pennsylvania dello 0,7%. Un pugno di voti, gli stessi che quattro anni più tardi decreteranno la vittoria di Joe Biden. Stessi Stati, stesse priorità. Il Michigan della Detroit in bancarotta nel 2013, dell’industria dell’automotive salvata per il rotto della cuffia, del sindacato più potente e di uno dei peggiori scandali legati alla salute pubblica, la crisi idrica che portò nella cittadina di Flint acqua avvelenata; così simile al Wisconsin diviso tra aree urbane con elettori laureati e democratici e zone rurali con elettori redneck colpiti da globalizzazione e transizione verde; o la Pennsylvania che nel 2016 voltò le spalle a Hillary Clinton sull’onda lunga della ribellione contro la riforma sanitaria e la globalizzazione. La Pennsylvania, lo Stato più ambito Stato di Tute Blu, un passato di acciaio e carbone colpito, e affondato, dalla crisi. Come a Bethlehem. 75mila abitanti, un tempo sede di una delle acciaierie più importanti del paese, è finita in bancarotta tra posti di lavoro con stipendi più bassi, assicurazioni sanitarie troppo costose, fondi pensione improvvisamente depotenziati. In questa contea la maggioranza degli elettori era democratica; nel 2016 si è schierata con Donald Trump perché in grado di parlare a una working class spaventata e umiliata; quattro anni dopo ha dato fiducia a Joe-Amtrak-Biden emblema e simbolo dell’Americano medio. Quest’anno, deve decidere. E sa di essere fondamentale. Così, l’attenzione sullo Stato si è moltiplicata. Un elettorato fondamentalmente bianco, working class, terra un po’ hillbilly un po’ American dream. Da qui partirà Kamala Harris, nella sua settima visita nel Keystone State. Dai diners e dai sindacati, dagli operai e dagli insegnanti. Lo scheletro dell’America di un tempo – l’America di oggi.