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Bangladesh, si inasprisce la protesta delle lavoratrici dell'abbigliamento

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La stragrande maggioranza è rappresentata da donne. Nei giorni scorsi tre lavoratori del settore, che fornisce molti dei marchi più diffusi in Occidente tra cui Levi's, Zara e H&M, sono stati uccisi in violenti scontri seguiti alla decisione del governo di non riconoscere gli aumenti di salario richiesti e il saccheggio di oltre 70 fabbriche

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Violente proteste proseguono in Bangladesh contro le fabbriche dei grandi marchi. La chiamano “la rivolta delle tessitrici”, perché la stragrande maggioranza delle lavoratrici del settore è donna. Nei giorni scorsi tre lavoratori del settore abbigliamento, che fornisce molti dei marchi più diffusi in Occidente tra cui Levi's, Zara e H&M, sono stati uccisi in violenti scontri seguiti alla decisione del governo di non riconoscere gli aumenti di salario richiesti e il successivo saccheggio di oltre 70 fabbriche. Lo riferisce la polizia. Gli operai tessili, in mobilitazione da due settimane, chiedevano di portare il salario minimo mensile, dagli attuali 8.300 taka (circa 70 euro), a 23.000 taka (190 euro).

Rifiutato ogni possibile negoziato

Il primo ministro Sheikh Hasina ha invece loro concesso, martedì scorso, un aumento pari a un terzo di quanto richiesto rifiutando successivamente ogni possibile negoziato. La protesta si è quindi inasprita, con saccheggi nelle fabbriche e violenti scontri con la polizia. Le 3.500 fabbriche di abbigliamento nel Paese asiatico rappresentano l'85% dei 55 miliardi di dollari di esportazioni annuali del Bangladesh ma le condizioni di lavoro sono pessime per la gran parte dei 4 milioni di lavoratori, in stragrande maggioranza donne. 

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