Perù, continuano le proteste dopo l'arresto dell'ex presidente Castillo: cosa succede

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In varie regioni del Centro-Sud proseguono gli scontri fra manifestanti e forze dell'ordine. Da oltre 30 giorni si sono scatenate le sommosse, con più di 40 morti e moltissimi feriti, dopo la destituzione dell’ex presidente. Chi protesta chiede le dimissioni della nuova leader Dina Boluarte

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Resta alta la tensione in Perù, dove in varie regioni del Centro-Sud continuano le proteste antigovernative e gli scontri fra manifestanti e forze dell'ordine, che sono stati ieri particolarmente intensi a Cusco. Ma cosa sta succedendo nel Paese? Da oltre 30 giorni si sono scatenate le sommosse, con più di 40 morti e moltissimi feriti, dopo la destituzione e l’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo. I manifestanti chiedono le dimissioni della nuova presidente Dina Boluarte, la chiusura del Congresso e la liberazione di Castillo, arrestato con l’accusa di aver compiuto un colpo di Stato dopo che aveva provato a chiudere il Parlamento e a governare con decreti presidenziali, lo scorso 7 dicembre.

L'inizio della crisi

Tutto è iniziato appunto il 7 dicembre quando nel giro di poche ore si è verificato un tentativo di colpo di Stato da parte dell’ormai ex presidente Castillo, seguito dalla decisione del Parlamento di destituirlo e dal suo arresto. Verso le 12 locali (le 18 in Italia) Castillo aveva pronunciato un discorso alla nazione in cui aveva ordinato lo scioglimento del Congresso, l’istituzione di un “governo d’eccezione” e il coprifuoco in tutto il Paese. Da sottolineare che l’annuncio di Castillo era arrivato tre ore prima che il Congresso votasse per la terza volta su una richiesta di impeachment nei suoi confronti. Il piano di Castillo però non si è evoluto come previsto: sono arrivate le dimissioni dei ministri dell’Economia, della Giustizia, del Lavoro e degli Esteri. Il Congresso si è poi riunito in anticipo per votare la mozione d’impeachment, approvandola. In seguito, come previsto dalla costituzione peruviana, i poteri sono stati trasferiti alla vicepresidente Boluarte. Lei stessa, il 21 dicembre, ha poi presieduto a Lima la cerimonia di giuramento del nuovo governo di cui è premier Alberto Otárola, in sostituzione di Pedro Angulo. A fine dicembre, inoltre, il Congresso del Perù ha approvato la riforma che consente di anticipare le elezioni generali ad aprile 2024, due anni prima della scadenza prevista per luglio 2026.

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Le proteste, i morti e il coprifuoco

Ma i sostenitori di Castillo, molti dei quali vivono in regioni rurali poverissime, sono rapidamente scesi in piazza, dando il via alle proteste a gli scontri che hanno portato alla morte di oltre 40 persone. E la procura generale peruviana ha avviato un’indagine proprio sull’operato della neo presidente Boluarte e di due ministri, per le violenze compiute dalla polizia durante gli scontri. Dopo ripetuti appelli al dialogo e interventi delle forze di sicurezza circoscritti ai punti più caldi del Paese,  Boluarte ha deciso di optare per 30 giorni di Stato di emergenza su tutto il territorio, con coprifuoco in 15 delle 21 regioni. Ma gli scontri non sono cessati e la tensione rimane altissima.

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