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Iraq, 92% ha votato sì al referendum sull’indipendenza del Kurdistan

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La votazione di lunedì 25 settembre

Lo rende noto la commissione elettorale, secondo cui l’affluenza è stata intorno al 72%. Dure le reazioni di Iran, Turchia e Russia. È scontro con Baghdad sugli aeroporti di Erbil e Suleimaniye, mentre Egyptair ha annunciato lo stop dei voli da venerdì

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La commissione elettorale incaricata di organizzare il referendum sull'indipendenza del Kurdistan iracheno ha annunciato ufficialmente la vittoria dei “sì”, che ha raggiunto il 92% delle preferenze. Intanto continua lo scontro sugli aeroporti di Erbil e Suleimaniye, con il governo che ha respinto al mittente la richiesta di Baghdad di consegnarli, e la compagnia egiziana Egyptair ha annunciato che da venerdì sospenderà a tempo indeterminato i voli dal Cairo a Erbil.

Affluenza al 72%

I risultati del referendum, svoltosi lunedì, erano già stati annunciati martedì sera dopo che in mattinata la commissione elettorale aveva parlato di una partecipazione di poco più del 72%, circa 4,5 milioni di curdi. Tuttavia la consultazione non è legalmente vincolante e primo ministro iracheno Haidar al Abadi ha detto che "non intende discutere con Erbil dei risultati del referendum" e che “il Paese non rinuncerà mai all'unità del suo territorio, perché la Costituzione dice che l'Iraq è uno”.

La questione degli aeroporti

E sugli aeroporti sembra non voler discutere anche il governo del Kurdistan iracheno, che non intende riconsegnare gli scali di Erbil e Suleimaniye perché, ha detto il ministro dei trasporti Mawlud Baw Mrad, sono stati costruiti con i fondi della regione autonoma e che sono indispensabili nella guerra contro lo Stato islamico. Decisione che ha spinto la compagnia di bandiera egiziana, Egyptair, a sospendere da venerdì i voli dal Cairo a Erbil “fino a nuovo ordine”.

Le reazioni internazionali: Turchia, Iran e Russia

Ma le tensioni non riguardano solo Baghdad, quasi tutta la comunità internazionale, con l'eccezione di Israele, si è schierata contro il referendum per il timore di un contagio indipendentista tra i curdi che vivono sui territori dei Paesi vicini. La reazione più decisa è stata quella della Turchia, con il presidente Recep Tayyip Erdogan che è tornato a minacciare ritorsioni di tipo militare ed economico: "Nel momento in cui chiudiamo i rubinetti, per loro è finita", ha detto riferendosi al petrolio. Anche l’Iran ha avvertito che “si oppone a qualsiasi mossa che possa portare a un cambiamento delle frontiere geografiche in Medio Oriente e alla disgregazione dei Paesi della regione”, mentre la Russia ha ribadito la sua convinzione che “l'integrità territoriale e politica degli Stati sia estremamente importante per mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione”.