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Hacker russi, Obama a Trump: Putin non è nella nostra squadra

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Il presidente uscente commenta i risultati dell'indagine dell'intelligence americana che ha evidenziato le influenze del Cremlino per aiutare l'elezione di Donald Trump. Il tycoon si difende: "Non hanno avuto effetti"

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"Vladimir Putin non è nella  nostra squadra". Lo ha detto il presidente americano uscente Barack  Obama, rivolto al successore Donald Trump, in una intervista  all'emittente Abc dopo che un rapporto dei servizi americani ha  accusato il leader russo di aver "ordinato" una campagna per  influenzare le elezioni americane (lo speciale sul voto) a favore del miliardario  newyorchese. "Una delle cose che mi preoccupano è il livello cui siamo arrivati, con repubblicani, opinionisti e commentatori televisivi che sembrano  avere più fiducia in Vladimir Putin che in altri americani perchè  questi americani sono democratici. Questo non può essere", ha  affermato Obama. "Dobbiamo ricordarci che siamo nella stessa squadra. Vladimir Putin non è nella nostra squadra", ha aggiunto il presidente, secondo le anticipazioni dell'intervista.

 

 

Intelligence Usa: "Putin ha ordinato interferenze sul voto Usa" - Secondo il rapporto delle agenzie di intelligence americane, del quale è stata resa nota al pubblico una versione di 14 pagine, il presidente russo Putin ha "ordinato" una campagna per influenzare le elezioni americane. La campagna puntava inizialmente a minare la fede del pubblico nel processo democratico, a "denigrare" la candidata democratica Hillary Clinton e a danneggiare  la sua futura presidenza. Successivamente la Russia ha "sviluppato una chiara preferenza per il presidente eletto Trump", si legge nel  rapporto messo a punto da Cia, Fbi e il Direttore della National  Intelligence.

 

 

Russi erano convinti della vittoria di Hillary - Le tre agenzie hanno concluso che i servizi russi di intelligence sono penetrati in numerosi sistemi informatici legati ai partiti politici  americani e hanno trasmesso le email trafugate a Wikileaks. La campagna russa è andata oltre la pirateria informatica, con propaganda sulle piattaforme di news controllate da Mosca ed un estensivo uso dei social media e di "trolls" per ampliare la discordia elettorale negli Stati Uniti e incoraggiare l'opposizione alla Clinton. Malgrado questi sforzi, i russi erano convinti che sarebbe stata la  Clinton a vincere le elezioni e già si preparavano a minare la sua legittimità dopo la vittoria. Secondo il rapporto, "i blogger pro Cremlino avevano già preparato una campagna su Twitter #DemocracyRip"  (democrazia riposa in pace) da diffondere dopo le elezioni, che è stata però messa da parte quando ha vinto Trump. 

 

Servizi russi si sono appoggiati a Wikileaks - Secondo il documento, le interferenze  russe sono cominciate nel 2014. Nel luglio 2015 l'intelligence di Mosca è penetrata nel sistema del Comitato Nazionale Democratico (Dnc). Nel marzo 2016 i servizi militari russi del Gru hanno "probabilmente" esteso i loro sforzi puntando alle mail di personalità del partito democratico ed entro maggio avevano sottratto "un ampio volume di dati" del Dnc, parte dei quali sono successivamente apparsi su Wikileaks. "Riteniamo con un alto livello di certezza che il Gru abbia trasmesso  materiale acquisto dal Dnc e alti esponenti del partito democratico a  Wikileaks" - si legge nel rapporto - "Mosca ha probabilmente scelto Wikileaks per la sua autoproclamata reputazione di autenticità". Il documento afferma che "Guccifer 2.0", l'identità online di uno degli hackers , "ha fatto numerose dichiarazioni contraddittorie e false  affermazioni a proposito della sua possibile identità russa durante le elezioni".

 

Trump: "Interferenze non hanno avuto effetto sul risultato del voto" - Illustrato a Obama giovedì, il rapporto è stato mostrato ieri al presidente eletto Trump dal capo della Cia John Brennan, dell'Fbi James Comey e dal Direttore della National Intelligence James Clapper. Trump non ha negato che vi siano stati hackers russi, ma ha escluso  che abbiano favorito la sua vittoria. Il presidente eletto ha affermato che anche se Russia, Cina e altri paesi possono aver penetrato il sistema informatico dei partiti democratico e  repubblicano, ciò "non ha avuto assolutamente nessun effetto sul risultato delle elezioni".