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Milano, cavo in viale Toscana: individuati complici di Alex Baiocco, uno è minorenne

Lombardia
©Ansa

Si è presentato sabato alla questura di Monza con il padre e l'avvocato, Michele Di Rosa, 18 anni. Identificato anche il terzo ragazzo coinvolto, un minorenne che avrebbe confessato il fatto ai genitori e risulta ricoverato in psichiatria dallo scorso 5 gennaio

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"Non reggevo più questo peso, ne ho parlato con la mia famiglia e ho deciso di assumermi le mie responsabilità". Sono le parole riportate dal Corriere della Sera di Michele Di Rosa, 18 anni, uno dei due complici di Alex Baiocco, il 24enne arrestato nella notte tra mercoledì e giovedì a Milano per aver tirato un cavo d’acciaio tra le corsie della circonvallazione in viale Toscana. Si è presentato sabato alla questura di Monza con il padre e l'avvocato. Gli agenti hanno preso le generalità e hanno rimandato gli atti agli investigatori della compagnia Monforte dei carabinieri. Nel frattempo Di Rosa è stato trasferito nella caserma dell’arma di Monza, dove alle tre e mezzo del mattino si è chiuso il verbale ed è scattato il fermo di polizia giudiziaria per "blocco stradale". Il 18enne è stato successivamente rinchiuso nel carcere di Monza in attesa dell’udienza di convalida del fermo. È stato invece identificato, ma nei suoi confronti non sono stati presi provvedimenti, il terzo giovane, che è un minore. Il ragazzo avrebbe confessato ai genitori il fatto i quali si sono successivamente rivolti ai carabinieri.

La confessione del terzo complice

Il terzo complice, individuato solo questa mattina ha 17 anni e si trova  ricoverato in psichiatria in un ospedale milanese dal 5 gennaio. Il ragazzo ieri sera, davanti ai genitori, avrebbe confessato di essere lui il secondo complice di Baiocco, e il padre e la madre hanno chiamato i carabinieri, che sono andati in ospedale identificandolo. A breve invieranno gli atti alla Procura della Repubblica per i Minorenni.

Il legale di De Rosa: "Ragazzo distrutto dal senso di colpa"

"Posso dire che mi sono trovato davanti a un ragazzo davvero dilaniato dal senso di colpa, distrutto dal pensiero di quello che sarebbe potuto succedere, dall’enorme potenziale portata del suo agire", ha spiegato il suo legale, riportando il racconto del suo assistito. "Garantisco che il ragazzo ha deciso realmente di assumersi le sue responsabilità e che non ha mai ridotto il fatto oggetto di indagine a una bravata o a una sciocchezza, il suo è un pentimento serio, non di facciata: in questo senso è stato decisivo il confronto in casa con i genitori, i primi con cui si è confidato".  

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