Il provvedimento è arrivato nella notte dopo che gli inquirenti hanno sentito a lungo la 58enne e le altre due figlie della vittima
È accusata di omicidio volontario, vilipendio e soppressione di cadavere Rosa Fabbiano, la figlia di 58 anni sottoposta a fermo perché avrebbe ucciso e fatto a pezzi la madre, Lucia Cipriano, nell'appartamento di via Boves a Melzo, in provincia di Milano. Il provvedimento è arrivato nella notte dopo che gli inquirenti hanno sentito a lungo la 58enne e le altre due figlie della vittima.
Le indagini
Il ritrovamento del cadavere
Lucia Cipriano è stata trovata morto nel suo appartamento in una palazzina ieri mattina poco dopo le 10. Secondo quanto ricostruito, la figlia minore, che abita a Trento (un'altra risiede a Melzo e quella fermata e ora accusata a Mediglia, sempre nel Milanese), da tempo non riusciva a contattare la mamma e la scusa che aveva inventato la sorella, ovvero che si fosse reso necessario un trasferimento in una Rsa, non reggeva più. Così è venuta di persona a verificare le sue condizioni, ieri, e ha trovato la sorella che con un comportamento molto sospetto ha cercato di tenerla lontana dalla casa, e che una volta dentro non le ha permesso di aprire la porta del bagno. Un comportamento così strano da mettere perfino paura alla parente, fino a quando la sorella maggiore ha avuto un cedimento e le ha detto di aver "fatto un disastro" chiedendo di essere portata "dai Carabinieri". Così le due sono salite in auto ma mentre si recavano in caserma la donna ha avuto una crisi cominciando a urlare e tentando di scappare nei campi. A quel punto la sorella minore ha chiamato i militari che dopo averla rintracciata si sono fatti accompagnare nella casa e hanno fatto la macabra scoperta del corpo nella vasca, coperto da un telo di plastica sigillato con del nastro adesivo che tra l'altro potrebbe aver provocato la morte dell'anziana, già debilitata, per asfissia. Anche di fronte a loro la donna ha fatto parziali ammissioni, ma poi ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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