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Covid Lombardia, Sky TG24 nella terapia intensiva di Bergamo. VIDEO

Lombardia

Viaggio nel reparto dedicato ai malati Covid. Il direttore delle terapie intensive: “La popolazione è eterogenea per l’età, per tempo di degenza. L’unica cosa che hanno in comune è che non hanno fatto il vaccino”

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Le telecamere di Sky TG24 sono entrate nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il direttore delle terapie intensive, Luca Lorini, mostra il suo reparto dedicato ai malati Covid e spiega con chiarezza chi viene ricoverato lì. Sono sette i letti occupati e il reparto è pieno. "La popolazione è eterogenea per età – spiega - e per tempo di degenza. L'unica cosa che hanno in comune è che non hanno fatto il vaccino" (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEI CONTAGI IN ITALIA E NEL MONDO - I DATI DEI VACCINI IN ITALIA - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA).

I pazienti

Nel reparto si trova Maria (un nome di fantasia), 48 anni. È arrivata al Papa Giovanni XXIII di Bergamo il 15 novembre con una polmonite bilaterale da Covid. Il 16 è stata trasferita in terapia intensiva, intubata e pronata. Anche il marito è positivo, entrambi avevano deciso di non vaccinarsi. Maria ha chiesto scusa ai medici prima di essere sedata. "Avevo paura del vaccino – ha affermato - qui però è molto peggio". Ci sono inoltre due donne, vicine di letto, hanno entrambe 65 anni. Una è qui da 7 settimane, l'altra è arrivata 5 giorni fa. Un uomo di 55 anni è qui da due mesi, un altro, più giovane, vorrebbe dirci qualcosa ma ha una tracheotomia e non può parlare.

La giornata in reparto

I rumori dei macchinari e il lavoro senza sosta di medici e infermieri fanno in modo che il tempo sembri non passare mai, nonostante sia mattino. Le cure sono intensive, sempre. Lorini spiega: "In Lombardia in questo momento i numeri sono assolutamente accettabili e stiamo costruendo comunque delle ipotesi, ovviamente, che prevedono che possano salire i numeri dei pazienti che arrivano in ospedale e che arrivano in terapia intensiva. La cosa è molto semplice: noi possiamo arrivare, come tempo fa, da 55 pazienti che abbiamo oggi nelle terapie intensive in Lombardia a 1.400 pazienti nelle terapie intensive. Che cosa vuol dire questo? Che ogni volta che prendiamo un pezzo delle nostre aree e la dedichiamo ai pazienti Covid, stiamo sottraendo le cure e la possibilità di operare gli altri pazienti che hanno altre patologie altrettanto importanti".