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Omicidio Voghera, sentiti due testimoni durante l'incidente probatorio

Lombardia

Il 6 dicembre sarà ascoltata una terza teste, ora in Romania. Il procedimento riguarda l'ex assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici, accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver ucciso con un colpo di pistola Youns Boussettaoui il 20 luglio scorso nel corso di una colluttazione

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Oggi si è svolto l'incidente probatorio sulla vicenda che vede coinvolto l'ex assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera, Massimo Adriatici, accusato di eccesso colposo di legittima difesa per ucciso il cittadino marocchino Youns El Bossettaoui, il 20 luglio scorso, dopo aver ricevuto un colpo dalla vittima. Sono stati ascoltati due testimoni, ma l'incidente probatorio non è concluso e il 6 dicembre sarà sentita una terza teste ora in Romania. Il gip dovrà decidere a breve, invece, sull'ammissione agli atti di un altro video in possesso degli inquirenti, diverso rispetto a quello ormai noto che non riprende il momento dello sparo.

La testimonianza

Uno dei testimoni sentiti in aula rispondendo alle domande dei giornalisti alla fine dell'atto istruttorio ha detto che l'ex assessore aveva "tirato fuori e sparato", intendendo la pistola, ma in realtà in aula avrebbe detto di non ricordare questo dettaglio. Il ragazzo, che durante la deposizione ha avuto bisogno di un interprete, avrebbe spiegato invece che di aver visto sì l'assessore alzare il braccio mentre la vittima gli era quasi addosso, ma di aver capito solo dopo l'esplosione del colpo che aveva in mano l'arma.

Interpretazioni discordanti

Le interpretazioni dei legali della vittima e della difesa delle deposizioni dei due testi sentiti sono discordanti. Uno degli avvocati di parte offesa, Marco Romagnoli, ribadisce che quello accaduto in piazza Meani, nella cittadina lombarda, è stato "un omicidio volontario", perché, stando ai due testi, "si è trattato di una persona che scientemente ha impugnato una pistola", "a poca distanza da un bar pieno di avventori e quella del colpo mortale non era certo l'unica possibilità per difendersi: legittima difesa mai!". Romagnoli sostiene anche che nell'arma c'erano dei proiettili "espansivi", pensando di formulare un'ulteriore accusa nei confronti dell'uomo politico, ovvero porto abusivo di munizionamento. Circostanza che uno dei difensori di Adriatici nega con forza: "Gli stessi Ris non hanno mai scritto che si trattasse di pallottole espansive", afferma l'avvocato Gabriele Pipicelli, il quale aggiunge che uno dei due ha anche chiarito quell'espressione "a sangue freddo", usata inizialmente: "Intendeva dire una persona determinata, che si stava difendendo". La difesa sta lavorando anche a una consulenza neurologica per stabilire "lo stato di ottundimento" di Adriatici "colpito da un pugno, con gli occhiali rotti, e che si trovava una persona addosso": Per Pipicelli, la condotta dell'ex assessore è legittima difesa ma non si aspetta certo un'istanza di archiviazione da parte del pm: "È una vicenda delicatissima, il rito lo decideremo in seguito".