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Gino Strada, oggi la camera ardente nella sede di Emergency a Milano

Lombardia
©Ansa

È stata allestita nello stabile di via Santa Croce, oggi aperta dalle 16 alle 22, domenica dalle 10 alle 22 e lunedì dalle 10 alle 14. L'accesso è libero ma gli ingressi saranno contingentati. Sala in visita in via Santa Croce: "Sono qui nella duplice veste di sindaco e di amico. Oggi con me ho tanti ricordi di momenti vissuti assieme"

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È stata allestita nella sede di Emergency, in via Santa Croce a Milano, la camera ardente di Gino Strada (LA FOTOSTORIA), il fondatore dell'associazione morto in Francia lo scorso 13 agosto, aperta dalle 16 di oggi a lunedì (IL CORDOGLIO SUI). L'accesso, spiegano da Emergency, è libero e aperto a tutti ma gli ingressi saranno contingentati, come prevedono le norme anti-Covid. Oggi l'apertura è prevista dalle 16 alle 22, domenica dalle 10 alle 22 e lunedì dalle 10 alle 14. La camera ardente a Casa Emergency è il modo pensato per poter permettere al maggior numero di persone di dare l'addio a Gino Strada.

Uno striscione dedicato a Gino Strada - ©Ansa

Le visite alla camera ardente

Fin dal primo pomeriggio molti milanesi si sono messi in coda per omaggiare il feretro del fondatore di Emergency.  Alle 19 erano quasi 3mila le persone, molte delle quali rimaste in coda sotto il sole fin dalle prime ore del pomeriggio (e rifocillate con bottigliette d'acqua messe a disposizione dai volontari dell'associazione), che hanno reso omaggio al fondatore di Emergency in attesa di varcare il cancello d'ingresso, dove sono appesi diversi i mazzi di fiori e i messaggi, tra i quali quello che recita "Ora vai, Gino, continuiamo noi. Ti abbracciamo per sempre" e "Grazie Gino! Quello che lasci resta straordinario come te. Vola alto". Accanto al grande striscione con la scritta "Ciao Gino", Rossella Miccio, presidente della onlus, ha detto ai giornalisti che "c'era la consapevolezza che Gino fosse un faro nella nebbia per tantissime persone, avendo avuto il privilegio di lavorarci e di viverci vicino in giro per il mondo per 21 anni, ma che ci fosse un affetto così profondo, che così tante persone da tutte le latitudini, dal Sudan alla Sierra Leone, malati, pazienti, staff, autorità, gli anziani dei villaggi, si sentissero toccate da quello che ha fatto Gino e dal lavoro di Emergency non me l'aspettavo". "Gino - ha aggiunto - ha saputo creare una comunità di persone legate da principi e valori forti che vanno al di là delle barriere, dei colori della pelle e delle religioni. Credo che questo sia davvero il messaggio forte che ci lascia e che ci impegniamo a portare avanti".

In fila, insieme ai sostenitori, ai volontari e ai tanti cittadini comuni che hanno voluto portare l'ultimo saluto al medico 'padre di Emergency', anche numerose personalità del mondo istituzionale (tra i quali il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il questore Giuseppe Petronzi), della società civile (come il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini e il fondatore di Libera don Luigi Ciotti), dello sport (l'ex presidente dell'Inter, Massimo Moratti) e dello spettacolo, come il conduttore Rai Flavio Insinna.

Arrivata a 50mila firme petizione per dedica a piazzale Cadorna

Nel frattempo è arrivata a 50mila firme la petizione online per dedicargli piazzale Cadorna a Milano, mentre è partita sui social anche la proposta di intitolargli l'ospedale Maggiore di Crema e a Pesaro il sindaco Matteo Ricci proporrà in giunta di intitolare un edificio socio-sanitario o una via della città al chirurgo fondatore di Emergency. "Sarà importante dedicargli qualcosa che rimanga, un momento di ricordo, anche allegro, vivo, come avrebbe voluto lui, ma ci penseremo a valle di questa giornata", ha commentato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il quale ha spiegato di aver già parlato dell'argomento anche con i famigliari di Gino Strada e con i dirigenti di Emergency.

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Giuseppe Sala all'interno della camera ardente

Sala: "Qui in veste di sindaco e amico"

Tra i primi a rendere omaggio a Gino Strada, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che al suo arrivo a 'Casa Emergency' ha spiegato: "Sono qui nella duplice veste di sindaco e di amico. Oggi con me ho tanti ricordi di momenti vissuti assieme". "Di Gino apprezzavo quello che ha fatto, ma secondo me aveva una caratteristica particolare: conoscendo molta gente importante, che ha fatto cose, che ha avuto vite significative - ha aggiunto il primo cittadino di Milano -, lui non parlava mai al passato, non sentiva mai il bisogno di dire 'ho fatto', 'ho detto', ma guardava sempre avanti, guardava al futuro e in questo era veramente straordinario e unico". A proposito invece della possibilità che la città di Milano possa dedicare una via o un luogo a Gino Strada, Sala ha risposto: "ho sentito la moglie e la presidente di Emergency in questi giorni, ma abbiamo deciso per ora di pensare solo a questa giornata. Credo che sia importante dedicargli qualcosa che rimanga, ma anche un momento di ricordo, come credo abbia voluto lui. Un momento anche allegro, anche vivo. Però ci penseremo a valle di questa giornata".

Persone in coda alla camera ardente allestita a Milano - ©Ansa

Oltre 50mila firme per dedicargli piazza a Milano

Intanto, proprio oggi è arrivata a 50 mila firme la petizione online per dedicargli piazzale Cadorna a Milano. Nel Cremonese, invece, è partita sui social la proposta di intitolargli l'ospedale Maggiore di Crema che ha già trovato diversi pareri favorevoli, come quello del sindaco della cittadina Stefania Bonaldi. "Si tratta di una bella proposta - ha detto alla Provincia di Cremona - che riconosce il valore di un grande medico, e al contempo si rivela molto sfidante, soprattutto per l'idea di sanità coltivata, perseguita e praticata da Gino Strada. Vale a dire una sanità pubblica, che garantisca un diritto pieno alla salute per tutti e per tutte. Credo che dare il nome di Gino Strada ad un ospedale - ha aggiunto - non possa prescindere dal sostenere questa idea di salute pubblica vista come un diritto".

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Don Ciotti: "Sua memoria diventi testimonianza per graffiare coscienze"

"Se c'è una parola che Gino Strada pronuncerebbe oggi, sarebbe 'coraggio' e 'urgenza', perché quello che sta succedendo ha bisogno di una risposta immediata da parte di tutti con responsabilità". Lo ha detto il fondatore dell'associazione antimafia 'Libera', don Luigi Ciotti, a margine della sua visita alla camera ardente di Gino Strada. "Questa coda urla che è necessario essere attenti a sostenere e incoraggiare - ha aggiunto don Ciotti, accolto da un lungo applauso, facendo riferimento alle tante persone che da questo pomeriggio alle 14 sono in coda per dare l'ultimo saluto al fondatore di Emergency -. Ho visto che tante persone, tanti volontari, che sono venuti qui contro quell'olocausto che si sta consumando nei nostri mari. Ci sono degli olocausti che hanno bisogno del nostro impegno, della nostra responsabilità, lo chiediamo alla politica, perché questa è un'Europa che fa più cassa comune che casa comune". "Non cerchiamolo nella cenere, ma nelle persone che lui ha servito, che lui ha amato, che lui ha curato, in tutti questi medici e volontari che hanno tracciato il percorso per dare libertà e dignità alla gente - ha concluso don Ciotti -. Abbiamo condiviso diversi momenti e battaglie, lui in un ambito, io in un altro, ma sempre nella stessa direzione. Il mio modo per rendere viva la sua memoria è fare in modo che non diventi cronaca, ma diventi testimonianza per graffiare di più le coscienze anche per rispetto con quello che sta succedendo in questo momento".

Landini: "Esempio di coerenza"

"È stato per tanti un esempio di coerenza, quindi credo che sia giusto che gli sia riconosciuto quello che ha fatto e soprattutto sia importante portare avanti le battaglie, le lotte e gli ideali per cui lui ha vissuto". Questo il commento di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, in coda per dare l'ultimo saluto al fondatore di Emergency Gino Strada. "Sono contento di essergli stato amico, di averlo incontrato, di averlo conosciuto e di aver fatto tante battaglie assieme a lui - ha aggiunto -. Lui ci ha sempre indicato di essere contro tutte le guerre. E credo che questo sia il messaggio più forte su cui lui insisteva maggiormente. Dall'altra parte la centralità della persona e dei suoi diritti, a partire dal diritto alla salute, un diritto fondamentale senza il quale non c'è democrazia". "Sicuramente si perde la sua intelligenza e il suo contributo, ma il tema importante è quello che rimane - ha concluso Landini -. Credo che in realtà in questo caso rimane a tutti noi un esempio di che cosa vuol dire essere coerenti con le proprie idee e battersi per le proprie idee senza non dover mai chinare la testa davanti a nessuno".

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