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Caso Genovese, due presunte vittime rinunciano ad anonimato

Lombardia

Una delle due giovani ha riferito di un discorso dell'imprenditore, arrestato per violenza sessuale su una 18enne, in cui le diceva: "Tu a 24 anni ti trovi uno che ti mantiene, a 27 fai una famiglia, così hai il futuro garantito, perché una donna a 27 anni è da buttare'"

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Due presunte vittime di Alberto Genovese (CHI È), l'imprenditore digitale arrestato per violenza sessuale su una 18enne, hanno deciso di rinunciare all'anonimato. Le due, Martina Facchini e Ylenia Demeo, assistite dall'avvocato Ivano Chiesa, si erano fatte intervistare in tv per raccontare la loro storia ma senza mai farsi riprendere in volto. Ora invece hanno deciso di uscire pubblicamente allo scoperto sul magazine Mow - Men on Wheels, negando le accuse di essere delle escort. 

Il racconto delle due ragazze

Le due ragazze sono tornate a raccontare che "tutti sapevano che accadeva, ma tutti lo temevano perché era potente e offriva tutto a tutti". Secondo quanto riportato, è a Ibiza che Martina dice di aver capito che qualcosa non andava, vista una ragazza in stato confusionale. "È stato lì che ho iniziato a realizzare che a me era successa la stessa cosa". "Alberto Genovese - spiega Ylenia - un mostro lo diventava. Di base era bravissimo, buffo, intelligente, ti prendeva con la testa" ma poi "si trasformava quando non dormiva due, tre giorni, strafatto di cocaina. Si incupiva e delirava. A ottobre - aggiunge - poco prima che succedesse il casino che poi ha scatenato tutto il caso, io subisco la vicenda che ricordo. Ho solo dei flash, ma sono dei flash più lunghi - prosegue - ricordo il dolore che provavo e adesso che ne riparlo è come se lo risentissi".

"Diceva che una donna a 27 anni è da buttare"

Da Genovese, assicurano, non hanno mai preso soldi. "Anzi. La mia agenzia - spiega Ylenia - ha perso fiducia in me proprio perché quando stavo con lui non rispondevo al telefono e ho tralasciato tantissime opportunità. Davo retta a lui che mi diceva che la donna non deve andare all'università e non deve lavorare". "Anche con me - le fa eco Martina - faceva certi discorsi, che la donna è stupida e anche se è intelligente non si deve applicare e non deve lavorare. Mi faceva: 'Tu a 24 anni ti trovi uno che ti mantiene, a 27 fai una famiglia, così hai il futuro garantito, perché una donna a 27 anni è da buttare'".