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Prelievo forzato di ovuli, la segretaria di Antinori ammette: “Ho eseguito i suoi ordini”

Lombardia
Foto di Archivio (Agenzia Fotogramma)

Bruna Balduzzi, collaboratrice del ginecologo condannato a 7 anni e 2 mesi per rapina di ovuli, ha ammesso le proprio responsabilità confermando l'impianto accusatorio della procura

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Bruna Balduzzi, la segretaria di Severino Antinori, il ginecologo condannato in primo grado a 7 anni e 2 mesi per rapina di ovuli, ha ammesso le proprie responsabilità spiegando di non essere mai stata capace di opporsi "alle richieste" avanzate e di aver sempre "eseguito gli ordini". Questa è la dichiarazione scritta depositata in appello a Milano dalla segretaria del medico con cui lavorava alla Clinica Matris e con cui ora è a processo per il caso di prelievo forzato di ovuli a una infermiera, a cui ha chiesto "scusa", e per traffico di ovociti. Per la prima volta viene confermata da un imputato l'ipotesi dell'accusa.

Le parole dell'infermiera

Balduzzi, nella dichiarazione di responsabilità depositata tramite il suo legale, l'avvocato Gino Perrotta, ha spiegato alla corte di essersi "resa conto della gravità" delle condotte contestate nei due procedimenti, che in appello verranno trattati unitamente, di non voler "discolparsi" e di ammettere le sue "responsabilità". "Mi dispiace davvero", ha aggiunto, precisando di non essere "mai stata capace di oppormi alle richieste in clinica" e di aver "sempre eseguito gli ordini". Parole queste che, anche se mai lo ha nominato, sembrano riferirsi proprio ad Antinori. L'ammissione di responsabilità della donna è stata depositata in vista di una richiesta di concordato in appello: un patteggiamento in seguito a un'intesa sulla pena e sul risarcimento con la Procura Generale che però, per motivi 'tecnici', in questo caso non può essere concesso.

La vicenda Antinori

Antinori, è già stato condannato in primo grado a 7 anni e 2 mesi per il prelievo forzato di ovociti a un’infermiera spagnola, a sua volta imputata per calunnia. Il medico è stato rinviato a giudizio anche per altri reati minori e per appropriazione indebita di ovociti. Al ginecologo è stato contestato, assieme ad un altro imputato, un singolo episodio, che riguarda una coppia che non avrebbe prestato il consenso all'impianto a terzi di ovociti di loro proprietà. Nel febbraio 2017, Antinori è stato anche condannato a tre anni e sei mesi di reclusione per il reato di estorsione: una coppia di Campobasso si era rivolta a lui nel 2013 per una gravidanza assistita e il dottore avrebbe illecitamente preteso, secondo i giudici, il pagamento delle prestazioni sanitarie rifiutandosi in caso contrario di eseguirle. Infine, Antinori è stato prosciolto dall'accusa di essere il capo di un'associazione per delinquere che aveva lo scopo di commercializzare gameti per la procreazione assistita e di cui avrebbero fatto parte altri coimputati, anche loro assolti. Alla base dell’accusa c’erano alcuni compensi - circa 1000 euro di media - elargiti da Antinori alle donatrici di due cliniche estere (una a Siviglia, l'altra a Praga) in cambio di ovociti da rivendere alle coppie che si rivolgevano alla clinica Matris, guidata dal medico romano, per avere dei figli.