Sir William e Lady Hamilton in visita a Napoli. La mostra alle Gallerie d'Italia

Mondanità, gossip, ménage a trois. Avrebbero fatto la fortuna dei moderni tabloid Sir William e Lady Hamilton, che sono in mostra a Napoli, alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, con tutto il loro affascinante bagaglio di vita. L’esposizione, ci catapulta nella Napoli della seconda metà del ‘700, periodo segnatamente fecondo per la città, che fu in quegli anni particolare crocevia di incontri, meta del Grand Tour, fucina di pensiero e di arte. Fernando Mazzocca e Francesco Leone sono i curatori della mostra, che sarà visitabile fino al 2 marzo. “William Hamilton è stato un grande protagonista della Storia dell’Europa del ‘700”, ci dice Mazzocca. “La moglie, Lady Hamilton, Emma Hamilton, è entrata addirittura dalla Storia nella leggenda, nel mito, perché – possiamo dire – è una delle donne più famose, più ritratte, più amate, di tutti i tempi. Una figura veramente straordinaria, che rappresenta in sé un fenomeno incredibile. Una fama contesa dalla moglie Sir William Hamilton, ambasciatore di Sua Maestà britannica, a Napoli, dal 1764 alla fine del secolo, è stato un grande politico, uno dei protagonisti della Storia europea di quegli anni e uno dei maggiori collezionisti, soprattutto di antichità, di tutti i tempi. La sua fama, però, in qualche modo è stata contesa dalla seconda moglie, Emma Hart, poi entrata nella leggenda come Emma Hamilton, donna dalla bellezza sconvolgente, però, anche di grande cultura e di grande intelligenza, che poi è entrata, grazie alle sue capacità e al suo fascino nell’immaginario collettivo. Protagonista di tante biografie romanzate, di tanti romanzi e, soprattutto, di moltissimi film a lei dedicati. Emma Hart è una donna emancipata, che sa sfruttare il suo fascino e sa diventare protagonista della mondanità nell’Europa cosmopolita: Europa in cui la donna assume un rilievo sempre più importante. Quindi, Emma Hamilton non è stata solamente una grande avventuriera, una protagonista della mondanità ma anche – forse – l’emblema della donna moderna, della donna che riesce a impadronirsi del proprio destino. Questa sua forza, unita alla sua bellezza, è restituita in mostra da alcuni magnifici ritratti che le sono stati dedicati e che sono solamente una piccola parte della sua vastissima iconografia, perché Lady Hamilton – forse – è stata la donna più ritratta di tutti i tempi. Le pose di Lady Hamilton che influenzavano Canova La leggenda di Emma Hamilton, a un certo punto è stata alimentata da una sorta di vita scandalosa, dato che – oltre che essere la moglie del vecchio ambasciatore, tra loro c’erano quasi quarant’anni di differenza - a un certo punto diventa amica intima della regina Maria Carolina, una donna diremmo virile. Il trono di Napoli era più in mano a lei che al re Ferdinando, che era un personaggio debole e molto discutibile. Quindi, c’è stata l’alleanza tra queste due donne forti. A un certo punto, a Napoli, arriva un personaggio leggendario: il grande ammiraglio Horatio Nelson. Con Emma è un amore a prima vista, un amore vero, un amore intenso che durerà tutta la vita, fino alla tragica morte di lui a Trafalgar. C’è stata una sorta di ménage à trois, che era tollerato dall’ambasciatore, perché Hamilton era un uomo moderno, molto disinvolto. Naturalmente, però, questa vicenda creò molti pettegolezzi e fece un grande scandalo e i giornali inglesi, tipo i tabloid londinesi, pubblicavano continuamente delle vignette, anche molto feroci, su Lady Hamilton, sul suo rapporto col vecchio ambasciatore e questo amore scandaloso con questo grande uomo, un personaggio che aveva salvato l’Inghilterra da Napoleone, ovvero, Horatio Nelson. Quindi, la satira non risparmiava e non risparmia, allora come oggi, i potenti e lei è diventata, in questo modo, anche un personaggio della satira, del gossip. Tra le tante doti, una delle maggiori qualità di Lady Hamilton, è stata quella di saper sfruttare la propria avvenenza, la propria bellezza - che era una bellezza molto particolare - perché lei assumeva sempre delle espressioni molto diverse e per questo affascinava tutti, in un modo peculiare. Lei si è inventata una sorta di spettacolo, erano come del tableau vivant in cui Emma, vestita con delle tuniche molto leggere, che facevano intravedere le sue bellissime forme fisiche, interpretava, servendosi anche di uno scialle e sciogliendosi i capelli, assumendo pose, atteggiamenti ed espressioni diverse, vari personaggi della Storia Antica, della Mitologia. Diventava ora Fedra, ora Medea, ora Venere, ora Psiche e naturalmente tutti rimanevano incantati da queste sue rappresentazioni e tutti accorrevano a Napoli per assistere a questi spettacoli che lei organizzava a Palazzo Sessa, la magnifica residenza di Sir Hamilton. È stata una fortuna che questi spettacoli venissero rappresentati in alcune incisioni che poi vennero diffuse, come sempre accade per le incisioni, in tutto il mondo e le sue pose così moderne, così efficaci, hanno avuto un’influenza notevolissima sullo sviluppo della Danza, in un momento in cui c’era la trasformazione dalla Danza di vecchio tipo al Balletto moderno. Allo stesso tempo, hanno influenzato scultori come Canova, che erano rimasti impressionati dalla naturalezza, dall’efficacia, dalla espressività di queste sue pose che venivano chiamate le attitudini di Lady Hamilton. La ricerca nelle collezioni internazionali Quello che poteva sembrare, agli occhi dei benpensanti, un legame scandaloso, tra una donna di vent’anni, che aveva avuto già un figlio a sedici anni, che era vissuta per alcuni anni addirittura, dicono, in un bordello e il vecchio, illustre ambasciatore, diventò qualcosa di particolare, uno dei legami più interessanti che ci abbia consegnato la Storia. La profondità del loro rapporto fu capita, per esempio, da Goethe, che - ospite di Sir William Hamilton – fu impressionato dalla solidarietà tra questo uomo e questa giovanissima donna. Naturalmente, il loro fu un rapporto non sappiamo se d’amore, però, di estrema fiducia, di estrema confidenza, per cui Emma ha aiutato molto l’ascesa mondana di William Hamilton. Emma ha fatto sì che in quella casa, in quel palazzo, accorressero – proprio per assistere alle loro feste – personaggi da tutta Europa, direi da tutto il mondo. Quindi, il loro rapporto, fu un rapporto eccezionale; lei con il suo rapporto con la regina Maria Carolina e poi con Lord Nelson, ha aiutato molto l’ambasciatore negli ultimi anni della sua carriera politica, facendone un personaggio sempre più influente. In qualche modo, questa donna, ha anche influenzato la politica dell’Inghilterra, che allora era una delle più grandi potenze mondiali, se non la più grande potenza mondiale, nei confronti del Regno di Napoli che, naturalmente, qualche problema lo aveva”. A Fernando Mazzocca fa eco Francesco Leone, anche lui appassionato delle vicende umane e artistiche di questa coppia formidabile. “La sfida più grande, nell’organizzare questa esposizione, era riuscire ad avere dei prestiti internazionali molto importanti. Hamilton, è naturalmente legato alla sua terra d’origine, l’Inghilterra; quindi, molte opere che lo riguardano, tra la pittura, le arti applicate, le meravigliose edizioni illustrate che lui ha promosso, sono conservate oggi in luoghi eminenti, in musei importanti, soprattutto di Londra. Quindi, avere questi partner, la National Portrait Gallery, il British Museum – che è stato un partner molto forte – era una sfida importante e non scontata. Quindi, questo cammino di ricostruzione, fuori anche da vecchi pregiudizi o immagini precostituite, di una vicenda affascinante ma anche considerata in termini obiettivi, storici, che è quella di William Hamilton e di Lady Emma, era, appunto, la ricerca delle opere in queste importanti collezioni internazionali. Ubi bene, ibi patria Abbiamo optato per un percorso espositivo rigoroso, storicamente fondato, che raccontasse in modo obiettivo una storia che, però, stando nell’oggi, va raccontata in una chiave affascinante di suggestioni, di racconti in qualche modo anche letterari, romanzati, da fare attraverso una sequenza di immagini meravigliose. C’è una frase – che potremmo usare come frase iconica della mostra - che era molto amata da William Hamilton e che lui a sua volta aveva preso in prestito. Su una scala della sua residenza, a Palazzo Sessa, a Pizzofalcone, dove si andava da un piano all’altro, c’era una scritta: Ubi bene, ibi patria, Lì dove sto bene, lì è la mia patria. Questo a dire di questo uomo, arrivato dalle gelide terre di Albione, che non voleva stare tutta la sua vita a Napoli, in realtà, come ebbe poi a dire anche nell’epistolario, nelle sue lettere al nipote e a vari amici, aveva trovato la sua patria di elezione. Un luogo in cui la Natura si coniugava al Mito, alla Storia, alla evocazione della civiltà mediterranea, a Omero a Ulisse e quindi, come lui stesso volle scrivere al re, era diventato quel luogo lontano dal quale non avrebbe più potuto vivere. Di questa coppia ci colpisce il gioco delle parti. Sir William aveva avuto una prima moglie, Catherine Barlow, una donna dolcissima; le fonti la ricordano raffinata, elegante, un’eccellente clavicembalista, che si era esibita anche insieme al giovanissimo Mozart. Aveva stretto questo rapporto di affinità elettive con un personaggio illustre e controverso, che era William Beckford, che stava al suo capezzale quando lei si spense, molto presto, per gravi insufficienze respiratorie, Hamilton sembrava aver messo la parola fine sulle vicende sentimentali e invece, grazie al nipote, conosce questa giovane, con un passato un po’ discusso ma che era stata così intelligente da riconsiderarsi, da mutare, da legarsi all’alta società e in questo nuovo rapporto, in cui forse lui attribuisce un certo pondus, un peso sociale e lei una nuova, rinnovata vitalità, i due si mescolano in modo complementare. Da un lato intrattengono una nuova mondanità, Palazzo Sessa diventa il luogo delle feste, quando Emma, ne 18786 arriva a Napoli; dall’altro vengono un po’ reinterpretate le geometrie, i rapporti con la corte. Sir William resta legato al re, mentre Lady Emma si lega in modo inscindibile alla regina Maria Carolina. Quindi, le passioni dell’ancien regime, le passioni di questa Napoli cosmopolita, internazionale, ricca sul piano culturale, che si sposano con le questioni diplomatiche. In effetti, sono gli anni in cui la corte di Napoli, con una precisa strategia, si allontana dalla Francia, dalla Spagna di Carlo III, si lega a questo colosso che è l’Inghilterra, ma anche alla Russia, all’Impero Ottomano per gli scambi commerciali, all’Austria, Questi due personaggi, legati affettivamente, diventano uno strumento della diplomazia internazionale che lega Napoli all’Inghilterra. Oro di Napoli Napoli è la grande protagonista. È vero, in tralice ma anche con una presenza molto forte. I vasi greci, che Hamilton colleziona, vengono dagli scavi di Ercolano e Pompei; il grande ritratto ufficiale, come collezionista e vulcanologo, che gli fa Joshua Reynolds, ha - sullo sfondo - il Vesuvio fumante. Soprattutto, si trova una sezione dedicata a questa nuova concezione della veduta e del paesaggio. Hamilton, uomo dei lumi, uomo enciclopedico, ha insegnato, a questi nuovi artisti, a vedere in modo diverso, con gli occhi dell’Illuminismo, la Natura. È, in effetti, lui la personificazione di ciò che, invece, in ambito letterario, è l’Encyclopédie di Diderot e D'Alembert, l’Encyclopédie fatto carne e questo ha aiutato grandi paesaggisti, quelli che hanno segnato la storia del paesaggio moderno, come Giovanni Battista Lusieri, Thomas Jones, John Robert Cozens, a guardare con occhio indagatore, con una natura di attenzione ottica, atmosferica, luministica al paesaggio. Napoli, grazie ad Hamilton, a questi grandi personaggi, è la protagonista di una serie di vedute, di paesaggi, che noi abbiamo raccolto in una sezione della mostra, che fanno emergere questo set straordinario, come il palcoscenico di questa vicenda che non ha avuto eguali in Europa. Credo che questa mostra possa indicare, a un visitatore, la strada della complessità. Oggi viviamo in mondo che vuole sempre semplificare, dare messaggi icastici, potremmo dire massimalista. Invece, il ‘700 di Hamilton è un ‘700 complesso, in cui tanti elementi entrano in relazione, in rapporto e ci spiega l’elemento caleidoscopico di questa cultura che, prima dell’avvento di Napoleone, era cosmopolita, internazionale, variegata, che univa le arti figurative, alle lettere, alla musica, al collezionismo, alla nascita di quello che il mondo anglosassone chiama le decorative arts. Nascono qui, in questo contesto, la rilettura dei vasi greci di Hamilton, la manifattura diretta da Tagliolini, della Real Fabbrica Ferdinandea, i rapporti con l’Inghilterra di Josiah Wedgwood, con la manifattura Etruria, assegnano in questo momento, in questa Napoli, la nascita delle arti decorative. Quindi, un mondo che è entusiasmante, ricco, interessante, proprio perché è molto complesso”. “Parlare qui, oggi, di Sir Hamilton e di quello che ha rappresentato, un ambasciatore che per 35 anni è diventato promotore della Cultura, dell’identità, della Bellezza napoletana”, dice Michele Coppola, direttore generale delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, “significa ancora oggi rinnovare quel patto a favore dell’Arte e della Bellezza, come elemento identitario del nostro Paese”.

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