Anna Giurickovic Dato: "La malattia ci insegna anche che il tempo non è un bene infinito"

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Filippo Maria Battaglia

CONSIGLI DI LETTURA Dopo l'esordio di tre anni fa, l'autrice della "Figlia femmina" torna in libreria con "Il grande me", un romanzo incentrato sulla storia di un malato terminale di cancro che viene raggiunto a Milano dai suoi tre figli. E durante la rubrica Instagram dice: "La speranza è una componente necessaria anche nella morte"

"'Il grande me' è un libro doloroso perché non può che essere dolorosa la testimonianza di una figlia davanti alla morte del padre". Così Anna Giurickovic Dato presenta a Sky TG24 il suo ultimo romanzo, uscito per Fazi e incentrato sulla storia di Simone, un malato terminale di cancro che viene raggiunto a Milano dai suoi tre figli. 

"Il tempo non è un bene infinito"

"La consapevolezza del dolore e della malattia è un aspetto centrale della narrazione", racconta durante la rubrica sui "Consigli di lettura" (qui le puntate precedenti). "A differenza delle morti sul colpo, infatti, la malattia rende possibile una presa di coscienza, quindi anticipa il lutto. Anche per questo, la consapevolezza del dolore e della morte non deve essere vista in un'accezione esclusivamente negativa: è chiaro che è doloroso quando un proprio caro muore, epperò, se si va al significato essenziale, quel lutto ha un ruolo centrale nella nostra psicologia sociale e personale". 

Attorno a questa consapevolezza, spiega l'autrice del "Grande me", ruota il presupposto per "una vita autentica, che ci porti a capire che il tempo non è un bene infinito". Un processo complicato, fragile, intermittente, "in cui - spiega Dato - la speranza riveste un ruolo centrale perché è una componente neccessaria anche nella morte".

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