Videogames, John Romero: il mio Doom il gioco migliore mai realizzato

Se c’è un videogioco che può entrare nel novero di quelli che hanno fatto la storia di questo genere di intrattenimento è senza dubbio Doom, lo sparatutto in soggettiva che ha spopolato negli anni ‘90. Abbiamo incontrato a Lucca il creatore, John Romero, che ci ha rivelato dettagli inediti sulla genesi del suo iconico titolo. Quando tu e il team stavate sviluppando Doom, vi rendevate conto che stavate creando qualcosa che avrebbe ridefinito l'industria dei videogiochi, o questa consapevolezza è arrivata solo dopo il suo enorme successo? La cosa incredibile è che mentre stavamo iniziando a lavorare su Doom, abbiamo pubblicato un comunicato stampa in cui annunciavamo che avremmo realizzato il miglior gioco mai realizzato. Un gioco rivoluzionario che avrebbe cambiato il mondo dei videogiochi e causato un calo della produttività nel mondo. Lo abbiamo detto proprio mentre stavamo iniziando a lavorarci, quindi sapevamo che avremmo creato qualcosa di buono. Molti dei principi fondamentali di Doom, come velocità, libertà di gioco e level design intuitivo, influenzano ancora oggi il game design. Come si sono evolute le vostre priorità di design nel tempo, soprattutto in un'epoca in cui molti giochi enfatizzano la narrazione cinematografica e il realismo? Beh, il nucleo centrale di un gioco è ancora la parte più importante. Non importa quanto sia grande la storia e quanto sia avanzata la progressione del giocatore nel gioco, se ciò che fai ogni secondo non è interessante, non importa nient'altro. Quindi, questa è sempre la cosa più importante, ed è ciò su cui ci concentriamo in Doom e in tutti i nostri giochi. Che sensazione si prova a giocarci ogni secondo? E poi, come possiamo garantire il successo del giocatore durante il ciclo principale? Come possiamo garantirgli il successo in molti modi diversi? Nel tempo, con il game design, la quantità di progressi che un giocatore può ottenere è aumentata fino a diventare enorme. Ed è proprio così che si è evoluto il game design. Come possiamo dare al giocatore più cose da collezionare, per migliorare? Questa è solo una delle cose più belle dell'industria videoludica. Altri inventeranno queste idee e le inseriranno nei giochi, come World of Warcraft, che è fondamentalmente un percorso di progressione in 100 modi diversi per un singolo personaggio. Quindi, è un ottimo esempio di quanta strada abbia fatto il design. Che tipo di videogioco ti piacerebbe realizzare ora? Tutti i tipi di videogiochi. Li adoro tutti. Adoro gli sparatutto, ma adoro anche i puzzle game, come Bellatro, che è uno dei miei preferiti. Oppure giochi d'avventura, come Thimbleweed Park e Seance at Blake Manor. Gioco a tutto e mi piacciono tutti. E faccio streaming di partite il venerdì. Il tuo gioco preferito in assoluto? Se parliamo di un gioco che non è il mio, devo dire Ghost Recon Breakpoint. È uno dei miei preferiti da molto tempo. Tutta la serie Ghost Recon, veramente. Dal 2001 e per 24 anni quella serie è stata la mia preferita. Tra i giochi i miei giochi, Doom è il mio preferito. Pensi che l'intelligenza artificiale possa influenzare il futuro dei videogiochi? O che la creatività prevarrà su tutto? Sì, l'intelligenza artificiale sta sicuramente influenzando l'industria dei videogiochi in molti modi diversi. Quindi, vedremo come evolverà la situazione da ora in poi.

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Cristian Paolini