Zerocalcare a Lucca Comics: "Con Cherry Bomb porto in Italia i fumetti che amo"

Da fumettista a curatore di una linea editoriale. La nuova vita di Zerocalcare, che si affianca a quella di sempre senza prevaricarla o annullarla, come ampiamente dimostrato dal grande successo ottenuto da Quando muori resta a me, il suo ultimo graphic novel uscito per BAO Publishing, è qualcosa di estremamente affascinante. Michele Rech sceglie quei titoli che più ha amato e che ancora, fino a oggi, non sono arrivati in Italia, li propone al suo editore, che li pubblica. Il primo titolo, The Grocery, è andato sold out con la prima tiratura in una settimana. Una partenza decisamente incoraggiante. E, per quello che ci ha detto Zerocalcare a Lucca Comics & Games, non così scontata e, almeno per lui, un po’ inaspettata. Questo 2024 è stato piuttosto impegnativo, con l’uscita di un nuovo graphic novel a cui tenevi particolarmente e il debutto come curatore di una linea editoriale. Come ti senti? La parte curatore mi fa strano, è una cosa che non ho mai fatto in generale e mi sembra nuova, quindi c’è un po’ di sorpresa. Il mio fumetto uscito quest’anno aveva una componente emotiva molto importante ed ero un po’ preoccupato di come sarebbe stato ricevuto, ma poi la parte del tour e dei disegnetti è quello che ho sempre fatto. Per una volta mi piacerebbe partire proprio da questo nuovo ruolo. Che effetto ti fa poter portare ai lettori italiani i fumetti che hai amato e più ti hanno segnato negli anni? Figo, perché io sono proprio una di quelle persone che quando gli piace qualcosa fa opera di convincimento a tutti i conoscenti perché la leggano o la vedano. Di The Grocery mi sono innamorato più di 10 anni fa e facevo una capoccia così a tutti, poterlo portare al pubblico italiano, in generale, è una cosa che mi fa molto piacere. Non so quanto i miei gusti siano poi effettivamente compatibili con un pubblico ampio, ma l’idea di moltiplicare le voci che mi piacciono la trovo molto stimolante in questo momento. La partenza è stata ottima, The Grocery è stato un successo straordinario di pubblico. Ed è un fumetto straordinario. Mi sa che ci tocca ringraziarti ancora una volta. Un po’ ce lo aspettavamo, perché il tuo nome è una garanzia per chi ti segue, e sono tanti. Io non me l’aspettavo per niente. Un po’ perché non è un caso che The Grocery non fosse stato pubblicato per 10 anni in Italia: è un oggetto strano, una storia molto lunga con dei personaggi disegnati con uno stile per bambini ma che racconta fatti molto efferati. Non mi sembrava un fumetto per tutti, sono molto stupito di questo. E lo sono anche per ciò che riguarda la mia figura, perché rispetto al periodo della pandemia in cui il consenso intorno alle mie cose era molto ampio ho l’impressione di essere molto divisivo in questo momento, ci sono persone molto entusiaste e persone piene di astio. Eppure, nonostante sia sempre stato e rimani uno dei fumettisti più politici e generazionali in Italia, ti leggono tutti, anche chi non la pensa come te, anche chi non appartiene alla tua generazione. Quindi forse divisivo sì, ma il tuo pubblico rimane abbastanza ampio. Sì, anche io ho dei feedback di persone che la pensano in modo molto diverso da me, e cerco di non essere mai ideologico in quello che scrivo, provo a fare sempre un ragionamento insieme al lettore alla fine del quale io giungo alla mia conclusione che non è detto debba essere la stessa per tutti. Però ho l’impressione che siano cambiate delle cose nella società, che la gente ti incaselli a monte, però sono stato anche smentito dai fatti, nel senso che Quando muori resta a me è andato benissimo. Perché, secondo me, è un'altra storia molto universale: tutti noi abbiamo avuto un rapporto col padre viziato da una società patriarcale che ci insegna che gli uomini non piangono e non abbracciano, abbiamo sempre vissuto questo affetto un po’ soffocato. Sì, infatti probabilmente questi elementi che sono un po’ un minimo comune denominatore resistono anche a questa polarizzazione. O magari è una percezione mia, sto in una bolla, ormai i social hanno cambiato gli argomenti per cui io ora ricevo dei feedback che prima non ricevevo. Quali sono i criteri sui quali stai basando le tue scelte per la linea Cherry Bomb? Diciamo che l’editore ha sempre l’ultima parola, lascio fare a loro il ragionamento se questo o quel titolo possa funzionare o meno. Io sicuramente, se una cosa non mi convince, non è che la scelgo perché penso che possa funzionare, se la scelgo è perché ci sto in fissa. Ci sono probabilmente delle cose con cui sto in fissa per cui mi diranno “guarda, questo è oltre quello che può funzionare”. Finora però non è successo: alle cose che ho proposto, anche quelle su cui forse si sono messi la mano nei capelli appena mi sono girato dall’altra parte, mi hanno sempre detto ok. Le idee per le prossime uscite, quindi, sono già tutte sul tavolo, è già tutto pronto? Non è tutto pronto però io un po’ di titoli li ho segnalati e stiamo già procedendo a prenderli. Sono delle cose molto eterogenee, non è niente che somigli a The Grocery, e se dovessi trovare un filo rosso è il fatto di essere delle cose che non avrebbero una collocazione naturale nel mercato italiano e di essere opere molto contraddittorie.