Come sarebbe la letteratura senza le case editrici

Indie non è solo un genere musicale, ma anche un modo sempre più diffuso di avvicinarsi al mercato editoriale e di interpretare la professione di scrittore. Nel mondo cresce il numero di autori che si autopubblicano senza passare per i canali tradizionali rappresentati dalle case editrici. Solo nel 2021 negli Usa sono stati autopubblicati 2,3 milioni di libri, secondo i dati di Bowker. Il nostrano caso Vannacci nel 2023 è stato solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più diffuso, ancora largamente misconosciuto, che sta riplasmando, in realtà, soprattutto la narrativa e la letteratura di genere. E proprio in queste ore a Firenze, lontano dai riflettori, si sta svolgendo l’Indie UnConference, un meeting che riunisce scrittori indipendenti venuti in Italia da tutto il mondo per una quattro giorni di incontri e seminari sul self-publishing. Un passo indietro La storie delle Indie UnConference comincia nel lontano 2014 a San Francisco. Sì, lontano, perché, come spiega Elizabeth Jennings, la scrittrice che ha portato in Italia questo format, “per il mercato indie vale la stessa conta che si utilizza per stabilire l'età dei gatti, tutto si muove e cambia così rapidamente che un anno vale 7 o forse 10. Oggi negli Usa il 45% della letteratura di genere è self”. Fin dalle origini questo congresso si rivolge direttamente agli scrittori, a cui è richiesta una quota di partecipazione, per fare rete e offrire delle occasioni di alta formazione. “Sono stata a lungo alla testa dello Women’s Fiction Festival , ma a un certo punto mi sono stancata e ho capito che fosse urgente creare un festival degli indipendenti che sono il vero elefante nella stanza”, spiega. Jennings vive da anni in Italia e per questo nel 2014 ha portato l’evento a Matera. L'esperienza delle Indie Unconference si è radicata in Italia grazie all'incontro di Jennings con David Ballerini, scrittore indipendente che spazia dai thriller ai romanzi storici, e con sua moglie, l’editor Shaun Loftus, che insieme gestiscono l’agenzia di comunicazione BookWhisperer. Dopo un quinquennio materano, l’UnConference è sbarcata a Firenze. Tra i progetti per il futuro c’è quello di rendere questo meeting, che attira autori internazionali di tutti i continenti, un evento itinerante. Il valore aggiunto degli indie Gli organizzatori non hanno dubbi: gli scrittori indie scrivono libri che gli scrittori tradizionali non scriverebbero, perché condizionati dagli editori, che sono i “gatekeeper” del mercato: “Le grandi case editrici seguono schemi rigidi senza conoscere effettivamente le esigenze dei lettori e i loro gusti. Gli Indie hanno, al contrario, un rapporto diretto con il pubblico e ricevono dei feedback diretti e immediati”. Riuscirebbero in questo modo ad essere più in sintonia con il “what readers want”, per parafrasare il titolo di un famoso film dell’inizio degli anni Duemila. “Noi dell'Indie Unconference siamo l'avanguardia di una rivoluzione globale. Le dimensioni dell’industria indie sono enormi. Gli autori indie stanno superando gli scrittori tradizionali perché non devono dividere i loro profitti con nessun intermediario. Il fenomeno è già esploso negli Usa, in Germania ha conquistato una larga fetta di mercato e in Italia sta crescendo a ritmi molto serrati”, afferma Loftus, editor con un background teatrale e drammaturgico che ha studiato a lungo l'applicazione del digital marketing nel campo artistico e letterario. Un ritorno al passato Per Ballerini il self-publishing ci riporta alle origini: “Ai tempi del Dolce stil novo non c'erano editori che dicessero ‘sì o no’. Qualcuno scrive, diffonde la propria opera e se piace comincia a circolare e inizia il passaparola. La stampa è stata una grande rivoluzione ma ha dato immenso potere agli editori, troppo, e questo è un limite”. Ma non serve andare così indietro. Forme di self-publishing sono sempre esistite. Basti pensare a Italo Svevo che ricorse alle proprie finanze per pubblicare i primi due libri e agli “Gli Indifferenti", il “romanzo capitale nella letteratura italiana del Novecento”. L'editore chiese a Moravia di accollarsi le spese, cinquemila lire che furono pagate dal padre. Imparare le professioni del libro Se la congiuntura sembra favorevole per l'avanzata degli indie in un mercato editoriale tradizionale saturo e sempre più selettivo a causa delle risorse limitate, la grande sfida per gli indipendenti resta quella degli standard di qualità. Il lavoro di correzione e rimodulazione dell'editor sul manoscritto, il contributo del grafico e dell'impaginatore spesso vengono bypassati dagli indie. Tutte mancanze che compromettono la bellezza dell'oggetto libro, che sia digitale o di carta, e rendono l'esperienza di lettura più piatta. Secondo il sondaggio annuale di Written Word Media, sono soprattutto gli autori indipendenti di successo e quelli più esperti, con all'attivo un maggior numero di pubblicazioni, ad avvalersi di professionisti designer ed editor di copertine. Per questo si punta molto sui laboratori e sui corsi di formazione. La conferenza si concentra sui punti deboli dei battitori liberi che non posso limitarsi a scrivere ma si trovano ad occuparsi di tutti gli aspetti editoriali. Sono gli scrittori a dettare l'ordine del giorno, tutto parte dalle loro domande e dai loro dubbi. Vengono chiamati per l'occasione esperti delle varie fasi della filiera editoriale. “Come raggiungere nuovi lettori, l’utilizzo dei social media e di TikTok per promuoversi, il public speaking, curare una newsletter e il proprio sito web personale: sono questi i temi che affrontiamo. Quest’anno abbiamo parlato anche di audiolibri e dei meccanismi di distribuzione nelle librerie fisiche e digitali”, spiegano. L'altro aspetto fondamentale del meeting è il networking. Uno scrittore indie rischia di restare isolato e di non avere occasioni di confronto con i colleghi e con chi lavora nel settore. Ma la domanda inevitabile è: si può sopravvivere come scrittore indie a tempo pieno? Secondo Ballerini, è persino più facile mantenersi da indipendenti. “Gli scrittori seguiti da case editrici sono pochi e spesso fanno altri lavori per mantenersi perché pubblicano un libro ogni 2 o 3 anni. Un indipendente che si è conquistato un proprio pubblico è molto più prolifico e libero”. Anche Loftus non ha dubbi: “Un indie di successo guadagna molto di più di uno scrittore tradizionale”. Cosa ci dicono i dati La fonte più completa sul fronte dei dati sul self-publishing è The Big Indie Author Data Drop. Sebbene a confezionarlo sia l’Alliance of Indipendent Authors che esprime un punto di vista di categoria, il documento mette insieme ricerche condotte da vari soggetti: dalla Kingston University of London ad Amazon Kindle tramite la sezione dedicata al “Direct publishing”, quella che per intenderci ha utilizzato Vannacci per la prima pubblicazione de “Il mondo al contrario”. Il report del 2024 fotografa un mercato del self in grande ascesa. Si fanno anche i conti in tasca agli indipendenti: secondo i compilatori del documento, i ricavi lordi degli indie sarebbero aumentati del 53% rispetto al 2022. La raccolta di dati prende in esame anche il contributo del self’publishing sul fronte della “diversity”, un anglicismo che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi tempi, con cui si fa riferimento alla capacità di rappresentare le differenze: dall’età, all’etnia, passando per il sesso, il genere, l’orientamento sessuale e via dicendo la condizione di disabilità, la religione, lo status socio-economico. Il sondaggio dell'Alliance ha mostrato che le scrittrici indie interpellate guadagnano il 40% in più degli uomini, mentre sono gli uomini a guadagnare circa il 40% in più nel mercato tradizionale. Gli scrittori che appartengono alla comunità LGBTQ, invece, nel mercato indie guadagnano quasi il 20% in più degli scrittori eterosessuali e cisgender. La già citata università di Kingston ha chiesto a 800 autori di rispondere a una semplice domanda: “Consigliereste a scrittori seguiti da case editrici di diventare indipendenti?” L'86% degli intervistati ha risposto “sì”. I giovani, stando a Author's Guild 2023, sarebbero particolarmente propensi ad autopubblicarsi: più giovane è l'autore, più è probabile che preferisca il self. Meno della metà degli autori sotto i 45 anni punta sulle case editrici. Con questo cambiamento di mentalità generazionale le case editrici stanno già facendo i conti. Il sistema misto Da almeno un decennio gli editori vanno a caccia di talenti su piattaforme come Wattpad, social network di lettura sociale nato nel 2006, dove sono soprattutto i giovanissimi a condividere le proprie storie a puntate. Sono nate su Wattpad scrittrici di successo come Sabrina Efionayi, classe ‘99, passata a Einaudi e ora a Feltrinelli. E poi c'è la bestsellerista specializzata in romance Felicia Kingsley, pseudonimo di Serena Artioli, che ha cominciato a 16 anni condividendo i propri racconti sul sito FanFiction. Oggi è una delle firme di punta di Newton Compton. Impossibile negare che il self-publishing sia diventato un'opzione anche per chi aspira ad approdare a una casa editrice tradizionale. Si inizia da battitori liberi e si finisce con un contratto con una piccola casa editrice, come è successo a molti degli autori del Collettivo Scrittori Uniti, o magari con una Big Five dell'editoria.

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