A Napoli dall'ospedale Cardarelli riemergono dipinti del Seicento: un tesoro nascosto

Tesori nascosti riaffiorano anche dalle stanze di un ospedale. Simona Anastasio e Vincenzo Salomone sono due restauratori: dallo scorso maggio, tutti i giorni stanno restaurando dipinti nell’ospedale Cardarelli di Napoli. Una location inedita per un restauro: il progetto si chiama “Memoria e Futuro”; si tratta di tre tele che fanno parte di una più grande quantità di opere che sono arrivate alla grande struttura napoletana, quando aprì nel 1934, come eredità dagli ospedali cittadini storici. Le tele restaurate verranno restituite a breve alla città ed esposte al pubblico all’interno dell’ospedale. I tre dipinti che sono oggetto di restauro in questi giorni risalgono alla Scuola napoletana del Seicento: gli autori sono sicuramente diversi e riconducibili al periodo post caravaggesco, il più fiorente a Napoli. “Il dipinto più piccolo – spiega Simona Anastasio – circa un metro e venti di altezza, raffigura una Madonna del pensiero. C’è Maria che ha in braccio Gesù addormentato ed è in posa pensierosa, con la tempia appoggiata sul viso”. È possibile che questo dipinto sia di scuola Luca Giordano, il pittore più famoso di Napoli nel Seicento, il più ricercato d’Europa. Il soggetto raro: la Sacra Famiglia a tavola Poi c’è un soggetto raro, ancora di più per come viene rappresentato: è la Sacra Famiglia a tavola. In particolare, Gesù ragazzino si trova tra Maria e Sant’Anna, la madre di Maria, che lo imbocca. Sulla destra c’è San Giuseppe, che assiste alla scena. La tela più grande è di 177 centimetri per 240 centimetri, ed è stata anche la più impegnativa da restaurare. È l’Incoronazione della Vergine e Santi, un momento solenne, un dipinto dalla “grandissima qualità pittorica – continua la restauratrice – Si può notare dagli incarnati, dai panneggi, dai colori utilizzati, dai puttini raffigurati che giocano con il mantello e giocano tra loro”. In base agli elenchi dell’ospedale, quest’opera è stata attribuita ad Agostino Beltrano, un altro dei maestri del Seicento napoletano. Come è avvenuto il restauro Il dipinto che raffigura la Madonna del pensiero ha avuto bisogno anche di una operazione conservativa per evitare che si creassero distacchi tra la tela e il colore, col pericolo che si potessero perdere parti dell’opera. Gli altri dipinti hanno avuto bisogno di un intervento estetico, cioè la rimozione di sostanze estranee, magari vernici che derivano da vecchi restauri, per portare in luce di nuovo tutti i colori e dettagli originali e l’integrazione cromatica per ricostruire le parti che mancavano, perse a causa del tempo. “Con le tecniche contemporanee – spiega la restauratrice Anastasio – è possibile fare in modo che l’integrazione sia riconoscibile solo da molto vicino, ma si integri perfettamente nella struttura dell’opera originale all’occhio del visitatore”. Il recupero delle opere è stato totale. Il senso del progetto Il progetto, che si avvale di sponsor privati, ha un obiettivo: quello di garantire la conservazione di opere che fanno parte del nostro ricco patrimonio e poterlo restituire alla comunità. “Vogliamo rafforzare il legame tra il passato, il presente e il futuro – commenta il direttore generale Antonio D’Amore - Ringrazio gli sponsor per la generosità con cui hanno risposto al nostro bando, garantendoci le risorse per poter effettuare questi primi restauri”. E ne seguiranno altri.

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