"Whispers", la mostra di fotografie di Julian Lennon a Venezia

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Sabrina Rappoli

Sabrina Rappoli

Un uomo di idee, dotato di una grande voglia di fare, che usa per cercare di realizzarle. Abbiamo incontrato Julian Lennon sull'Isola di San Giorgio, dove è in corso una sua ampia retrospettiva per la rubrica si Sky Tg24 FLASH. L'intervista

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Il suo cognome è Lennon e ci rimanda subito a suo padre, il grandissimo John, mito della musica, che ha trasmesso a suo figlio Julian il gene dell’Arte. Julian, oltre a essere un musicista, è un apprezzato fotografo, che gira il mondo con la sua macchina fotografica, raccontando storie di persone e luoghi lontani.

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A Venezia, sull’Isola di San Giorgio, Le stanze della fotografia ospitano una sua personale, dal titolo Whispers, in italiano Sussurri, che fino al 24 novembre, ci svela – attraverso decine di scatti, la sua sensibilità, legata strettamente a una consapevolezza umanitaria e ambientale fuori dal comune. Curata dallo stesso Julian e da Sandrina Bonetti Rubelli, l’esposizione abbraccia un lungo arco temporale, che va dai suoi primi lavori e arriva fino agli attuali, in qualche modo tutti legati alla The White Feather Foundation. La fondazione è stata fortemente voluta da Julian Lennon: ad essa da tempo vanno la maggior parte dei profitti derivanti dalla vendita delle sue fotografie. Julian - figlio di John Lennon e di Cynthia Powell - prima moglie dell'ex Beatles - è un uomo di idee e ci - dice - fotografare gli permette di comunicarle.

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L’INTERVISTA

Cosa significa fotografare?

Le immagini per me, le fotografie per me, come la musica, come scrivere canzoni o raccontare storie, significano comunicare idee. Sono sempre stata una persona che vuole promuovere il cambiamento e vuole fare molte, molte cose, ma non sono uno di quelli che urlano e gridano dai tetti. Sono una persona a cui piace mettere le cose sul tavolo, in maniera tale che tu possa prendere tutto ciò che desideri. Quindi, per me si tratta di quella connessione, una connessione sottile, sottile, ed è anche come se ci fosse un piccolo accenno, del tipo di sussurri cinesi, in cui puoi iniziare con un concetto ma nel momento in cui avrà raggiunto molte, molte persone, la loro idea potrebbe essere totalmente diversa da quella iniziale. È questo che trovo molto intrigante. Quindi, ancora una volta, come con la musica, non mi piace spiegare i testi. Non mi piace spiegare la canzone, il lavoro per me è finito. Ecco. Qualunque cosa tu voglia da esso, prendila.

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Qual è il messaggio che vuole comunicare, attraverso i suoi lavori?

Sono una creatura artistica. Sono un essere umano che cerca di fare cose artistiche, ma nel farlo cerco di essere positivo. Cerco di portare avanti un messaggio positivo a beneficio di tutta l'umanità, di tutto ciò che esiste in questo mondo. Per questo esiste la White Feather Foundation. È così con tutto quello che faccio, che si tratti di documentari, fotografie, di libri per bambini, che si tratti di musica, è tutto collegato a me. Perché se guadagno, una buona parte va alla White Feather Foundation per aiutare le persone bisognose, sia che si tratti di acqua potabile, sia che si tratti di comunità che hanno bisogno di aiuto, soprattutto indigeni, di essere in prima linea nell’aiutare le persone, ma anche con scuole e cliniche sanitarie. E quindi, per me, è tutto connesso. Qualunque cosa io faccia, sotto molti aspetti torna a White Feather, ma è proprio da lì che tutto ha inizio per me.

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C’è un fil rouge che lega le opere in mostra?

Il fil rouge è la mia vita. Il filo conduttore è il fatto che per me è una retrospettiva. Per molte, molte persone sono un fotografo d'Arte. Lo faccio ormai da molti anni. Ho fatto oltre 40 mostre nel mondo. Questa era un'opportunità, questa volta specialmente in questo posto, specialmente in questo luogo. Fare qualcosa di unico e molto speciale, ovvero, prendere quello che sentivo essere il lavoro migliore che avessi fatto nel tempo e portarlo in un posto soltanto per esserci. Questo è quello che faccio. Prendila come vuoi, ma in realtà è proprio questo il punto. Ma questo concetto è venuto anche dal fatto che ho appena terminato il mio primo coffee table book fotografico, che alla base ha la stessa idea di retrospettiva, per mostrare alla gente i diversi tipi di lavoro che faccio. Così, si trattava di tradurre, trasportare quell'idea dentro un'arena molto più grande, cercando di mantenere ancora quella connessione e quel viaggio tra dove sono stato, dove sono e dove sto andando. Fortunatamente va tutto bene.

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Come si racconterebbe a un alieno?

Gli parlerei da un alieno a un altro. È che sono soltanto una creatura, un essere umano che è artistico in così tante forme! Per me si tratta di continuare così, progredire, spingere me stesso al meglio che posso ed essere la persona migliore a ogni livello.

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Quali sono i talenti che le hanno trasmesso i suoi genitori?

Mia madre diceva sempre - almeno in passato era così - che ero come lei durante la settimana e come mio padre nei fine settimana. Mi spiego. Penso di aver ereditato l'istinto di essere un artista da entrambi, ma penso che come essere umano, come persona, ho ereditato l'amore da mia madre, per la sua grazia, la sua dignità di fronte alle avversità e ai problemi. Ha dovuto confrontarsi con questo nella sua vita e ho pensato che se avesse potuto farlo lei, avremmo potuto fare tutti molto meglio; potremmo essere tutti persone più forti, migliori e più amorevoli. Quindi questo è ciò a cui aderisco, questo è ciò che seguo ed è ciò che amo.

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