La lunga estate delle canzoni sempre più brevi

Pochi giorni fa si è svolta all'Arena di Verona Power Hits Estate, la serata organizzata da RTL 102.5 che decreta la canzone dell'estate. Quest'anno è stata vinta da “Storie Brevi” cantata da Annalisa e Tananai. Durata del pezzo: 2 minuti e 55 secondi. Se date un'occhiata alla playlist della serata – disponibile su qualsiasi piattaforma – noterete anche voi che raramente le canzoni superano la soglia dei 3 minuti. La cosa abbastanza sorprendente è che fino al 2000 la durata media di una canzone da classifica in Italia era di 4 minuti abbondante. In realtà la lunghezza e la struttura delle canzoni si è sempre modificata con i cambiamenti tecnologici e culturali. Anche se negli ultimi anni il cambiamento è stato particolarmente repentino. L'evoluzione della forma canzone Nel suo ultimo libro “L'industria della canzone” , il giornalista e professore universitario Gianni Sibilla racconta dettagliatamente come nel corso del tempo le canzoni si siano adattate allo spazio in cui vengono registrate e diffuse. Per esempio, le prime incisioni fonografiche riportavano solo le “arie” delle opere perché i primi supporti, i 78 giri, potevano contenere 3 minuti e mezzo di registrazione. In generale la quantità di musica che poteva stare su un lato di un disco in vinile, combinata con il formato della programmazione radiofonica tradizionale, ha stabilito la durata ormai familiare di tre-cinque minuti. Poi, i musicisti che sperimentavano nuove composizioni hanno introdotto più variazioni nelle forme e nelle lunghezze delle canzoni. Quella che è ritenuta la più grande canzone rock di tutti i tempi, “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan che durava 6 minuti viene pubblicata come singolo contro il volere della casa discografica perché troppo lunga per gli standard del tempo, tanto che la versione mandata alle radio era divisa sui due lati del vinile. Lo stesso dicasi per “Bohemiam Rapsody” dei Queen che, nonostante la lunghezza e la struttura inconsueta composta da oltre cento tracce strumentali e vocali, nel 2022 è diventata la canzone più ascoltata sulle piattaforme tra quelle pubblicate nel XX secolo. Sempre Sibilla racconta come anche la struttura della canzone sia mutata con il variare dei generi: con l'avvento della discomusic le canzoni erano caratterizzati da lunghe intro strumentali pensate appunto per la riproduzione nelle discoteche. Negli anni '90 una delle canzoni più popolari globalmente fu “Losing my religion” dei R.E.M. totalmente priva di un ritornello, mentre negli anni Zero e Dieci viene introdotto in molte canzoni il drop, ovvero la sequenza vuoto-pieno, tipica delle canzoni dance. L'hook e lo streaming Venendo invece ai giorni nostri, una delle caratteristiche che distingue le ultime canzoni è la presenza dell'hook, un gancio melodico che arriva in fretta e che sostituisce il ritornello classico. Ecco, la sua presenza è connessa con la trasformazione della distribuzione digitale della canzone. Come è ormai noto, è dallo streaming che arriva oltre il 75% degli incassi di coloro che fanno musica, quindi cantanti e produttori si sono adattati al mezzo, tenendo ben presente che più stream significa più denaro. Una canzone scaricata porta sempre lo stesso guadagno, a prescindere dalla sua lunghezza. Quindi il ragionamento più diffuso per la musica commerciale è: non serve comporre pezzi lunghi, è molto più utile comporne tanti: l’hook serve per intrattenere e trattenere l’ascoltatore sulle piattaforme, che hanno bisogno di brani immediati e più brevi per aumentare il conteggio degli stream. Anche perché, soprattutto, la gente si annoia sempre più facilmente. Ne deriva che le piattaforme di streaming stanno decisamente plasmando le tendenze musicali: peraltro su piattaforme come Spotify, gli artisti guadagnano royalties solo se un ascoltatore rimane coinvolto per almeno 30 secondi. Il data scientist Michael Tauberg ha condotto un'analisi delle canzoni negli ultimi 20 anni nella Billboard Hot 100 che rivela la riduzione della durata media da quattro a tre minuti. Riduzione che si è decisamente accelerata negli ultimi anni: se nel 2015 le canzoni sotto i due minuti e mezzo rappresentavano l'1% delle hit di Billboard, oggi rappresentano quasi il 10% della classifica. Sempre per quanto riguarda il tema “canzoni brevi” ci sono poi fenomeni ancora più estremi ma anche molto popolari su TikTok, cioè quello delle speed song, ovvero l'accelerazione del 25-30% di canzoni conosciute, con le voci che diventano acute e metalliche, gli strumenti che sembrano girare dentro un frullatore, e i bpm che battono rapidissimi sui timpani. Ma di queste degenerazioni magari ne parliamo un'altra volta.