Parigi, la designer Qiong Er Jiang: “L'arte è per tutti e va oltre il diploma e la lingua"

Caleidoscopica designer, poetessa dell'arte cinese e inimitabile creatrice di armonie tra Oriente e Occidente. Qiong Er Jiang, nata a Shangai e attiva in Francia, non è solo una delle designer più influenti del panorama contemporaneo, ma è anche la prima artista in assoluto a rivestire interamente la facciata di un museo francese. Il monumentale progetto si intitola "Guardians of Time" e, allestito fino a febbraio 2025 al Musée Guimet di Parigi, la più importante istituzione in Europa dedicata all'arte asiatica, raccoglie una serie di affascinanti creazioni della designer cinese. Prima fra tutte, Origin: un'enorme installazione in tulle rosso che delicatamente avvolge le pareti esterne del museo parigino. Fondatrice, insieme a Hermès, del brand di abbigliamento Shang Xia e autrice dell'iconica versione della Ferrari Roma ispirata alla tradizione cinese del 2023, Jiang ha dato vita a una mostra unica nel suo genere capace di combinare gli elementi dell'iconografia cinese con le antiche architetture del palazzo parigino. “Per me, la Cina è il filo e la Francia è l'ala dell'aquilone con cui riesco a spiccare il volo”, ha raccontato l'artista a Sky TG24. Il risultato è un vero e proprio “percorso emozionale e ultraterreno” che omaggia le donne, la libertà, la pace e l'uguaglianza. La mostra “Guardians of Time” a Parigi Oltre al tessuto rosso fuoco che riveste l'esterno del Musée Guimet, Jiang ha dato vita anche a una serie di 12 statue, posizionate sulle finestre della facciata del museo. Concepite attraverso l'uso dell'intelligenza artificiale e ispirate alle leggendarie creature cinesi, le opere rappresentano i valori essenziali del XXI secolo, come libertà, pace, uguaglianza, fraternità. Le stesse opere sono riproposte, in bronzo, anche all'interno della biblioteca dell'istituzione parigina grazie all'installazione "The Twelve Calls". Nel giardino pensile del palazzo parigino prende forma l'installazione "Her Voice – Bravery", una gigantesca rete in metallo sospesa sopra il tetto del museo, su cui sono state ricamate le parole di sessanta donne cinesi, come una sorta di nü shu contemporaneo: un'antica scrittura sillabica derivata dai caratteri cinesi, un tempo utilizzata esclusivamente dalle donne e oggi in disuso. Il percorso espositivo si conclude al quarto piano del museo, all'interno della cupola, con l'installazione "Introspection". Si tratta di una moderna grotta che richiama il tipico spazio cinese per la meditazione, al cui interno si staglia un divisorio profumato composto da cinquemila mattoncini di tè Pu'er: una particolare tipologia di tè postfermentato tipico della Cina. L'intervista a Qiong Er Jiang Da che cosa nasce l'idea di creare la mostra “Guardians of Time”? Tutto è nato un anno fa da un invito del presidente del Musée Guimet, Yannick Lintz. Quando mi ha chiesto di ideare un progetto così audace ho detto semplicemente sì, senza alcuna esitazione. L'idea era quella di far risaltare e rendere il Guimet, che è il più importante museo di arte asiatica in Europa, ancora più visibile attraverso la mia creatività e la mia arte. Spesso, quando si passeggia in Place d'Iéna non ci si accorge che il Musée Guimet contiene al suo interno un tesoro molto importante. Ecco, questa era la mia missione. Perché "Guardians of Time"? Oggi, nella nostra vita, ci troviamo di fronte a un mondo pieno di incognite, incertezze, rischi. E credo davvero che sia il momento di proteggere il nostro tempo: ognuno di noi dovrebbe diventare il “guardiano del proprio tempo”. Per questo, sulla facciata del museo ho creato delle grotte, delle caverne: luoghi in cui le tracce artistiche degli antichi esseri umani non sono mutevoli, ma eterne. All'interno di ogni grotta, poi, ho ideato dodici diverse creature mitiche, ognuna delle quali richiama un messaggio: cioè i valori collettivi di cui, secondo me, gli esseri umani hanno bisogno per riunirsi e forse, grazie a questo ricongiungimento, essere più forti, più uniti verso il futuro. Se c'è una frase che racchiude al meglio l'intero progetto è “tutti i passi della vita partono dalla stessa radice”. Che cosa l'ha ispirata nella creazione di questo progetto? Guardians of Time è composto da cinque installazioni monumentali: la facciata con l'opera chiamata Origin, l'ingresso e l'installazione nell'atrio dal titolo Initiation. Poi nella biblioteca storica, The Twelve Calls. Continuiamo poi sulla terrazza sul tetto, con l'enorme opera che ho dedicato al coraggio delle donne, Her Voice - Bravery. Infine, l'ultima creazione nella cupola, la cupola più alta del Musée Guimet, che si intitola Introspection ed è un'enorme grotta sensazionale. Ogni opera che compone Guardians of Time è come un viaggio in cui il messaggio che guida l'esposizione viene trasmesso in modo sempre più forte ed evidente. Ogni installazione è diversa dall'altra, ma tutte insieme fanno eco allo stesso messaggio. Ha parlato delle diverse opere che compongono la sua mostra, ma qual è la sua preferita? È troppo difficile, è come chiedere a una madre qual è il suo figlio preferito! Penso che, tra le cinque installazioni, quella sulla facciata esterna sia la più monumentale. Accade solo una volta nella vita di un artista che una sua opera d'arte trasformi il paesaggio urbano di Parigi. Non posso poi non menzionare Her Voice – Bravery, un'installazione che celebra le donne. Per la creazione di quest'opera ho invitato sessanta donne cinesi, tra i 12 e i 90 anni, chiedendo loro che cosa fosse il coraggio femminile oggi, nel XXI secolo. Dalle loro risposte è nata una poesia collettiva, che è stata ricamata in metallo sopra la terrazza. Il carattere a cui mi sono ispirata ha una storia particolare: circa tremila anni fa, in Cina esisteva un scrittura segreta diffusa solo tra le donne, a cui all'epoca non era concesso scrivere o studiare. Le donne del tempo decisero così di inventare una “lingua segreta”. E così, la mia opera vuole celebrare il coraggio e l'audacia femminili. Come ci si sente a essere la prima artista a rivestire interamente l'esterno di un museo francese? È il potere dell'innocenza. All'inizio non sapevo di essere la prima, l'ho scoperto solo all'inaugurazione ufficiale della mostra! Sono molto grata di aver realizzato un progetto artistico di tale portata. Sono grata al team: ancora una volta, ecco il potere dell'unione, delle persone insieme. Penso anche che abbiamo avuto fortuna nel raggiungere questo obiettivo e mi sento molto felice. Per me la vera arte è per tutti, la vera arte va oltre il diploma, oltre la classe sociale, oltre la definizione del lavoro, oltre l'età, oltre la lingua. L'installazione monumentale all'esterno è per tutti e non è necessario acquistare alcun biglietto per ammirarla. Credo che l'arte sia l'unica cosa in grado di unire le persone. Lei è nata a Shanghai, ha studiato a Parigi e, nel corso della sua vita, ha viaggiato molto. Le svariate culture con cui si è interfacciata influenzano in qualche modo il suo processo artistico? Sì, penso che, naturalmente, viaggiare e scoprire culture diverse sia sempre fonte di ispirazione per un artista. Io oggi trascorro la maggior parte del tempo tra la Cina e la Francia, quindi queste due culture sono fortemente presenti nelle mie creazioni. Ho iniziato a dipingere all'età di due anni, ho seguito i più famosi maestri di pittura a inchiostro e pennello in Cina, Chen Shifa e il maestro di calligrafia Han Tianhen, all'età di sei anni. Quindi la Cina, per me, rappresenta una radice culturale molto profonda. Mentre la mia esperienza e il mio studio in Francia mi hanno dato le ali. La Cina è il filo e la Francia l'ala dell'aquilone attraverso cui riesco a spiccare il volo. In "Guardians of Time", la cultura e l'iconografia cinesi si fondono con l'architettura francese. Cosa scaturisce da questo binomio? Quando creo un'opera, che sia un'installazione, un dipinto, una scultura, una collezione di mobili o una Ferrari, come quella dell'anno scorso, tengo sempre tra le mani due pennelli invisibili: uno è il tempo, l'altro l'emozione. Attraverso le mie creazioni punto a renderli visibili entrambi. È una sfida, ma è anche la mia più grande passione. Per ogni creazione non esiste una formula precisa: ogni volta è una ricerca unica, un dialogo unico. Lei ha utilizzato l'intelligenza artificiale per l'ideazione di alcuni elementi della mostra. Qual è il suo rapporto con le nuove tecnologie? Per realizzare le creature mitiche che si trovano sulla facciata ho eseguito diverse ricerche tra tutte le antiche civiltà, da quella Maya all'antica Cina, fino all'antico Egitto. Poi, ho sfruttato l'intelligenza artificiale per generare e rigenerare 15mila diverse immagini da cui trarre ispirazione. Penso che per il momento l'IA sia una buona “assistente” opzionale per artisti e creativi. Come diciamo spesso, non può sostituire gli artisti ma può aiutarci ad accrescere la nostra immaginazione a possibilità più ampie. Ma, come nello yin e yang, si nasconde sempre un lato oscuro, un rischio. Anche per questo, attraverso Guardians of Time, chiedo autenticità, tempo e saggezza: sono anche questi i valori che devono guidarci nella nostra contemporaneità.