Il mondo in un punto fisso, l'autismo raccontato in un fumetto
LifestyleLuigi Formola racconta, con i disegni di Valerio Forconi, la storia di Arturo, ragazzo autistico non verbale che cerca di comunicare al mondo là fuori tutto quello che di meraviglioso ha nella testa
Raccontare l’autismo. Non spiegarlo, raccontarlo. Provare a mostrare ciò che c’è oltre le parole non dette, al di là delle emozioni non espresse, dietro uno sguardo piantato su un punto fisso. È questa l’intenzione che sta alla base de Il mondo in un punto fisso, fumetto sceneggiato da Luigi Formola e disegnato da Valerio Forconi, pubblicato da Saldapress col prezioso lavoro di editing di Alessio Danesi. Essenziale è forse un aggettivo troppo spesso abusato per opere di intrattenimento, eppure questo fumetto essenziale, a suo modo, con grande umiltà, lo è. Per provare a capire qualcosa che ancora rimane per gran parte in zone d’ombra, rompere tabù, favorire l’inclusione. Tutte cose che Formola (che oltre a scrivere fumetti fa l’insegnante di sostegno e che abbiamo intervistato) e Forconi riescono a fare intrattenendo e regalando momenti di autentico stupore.
Un fumetto per raccontare l’autismo. Come ti è venuta l’idea?
Io principalmente seguito ragazzi verbali, poi un anno mi è capitato un ragazzo autistico non verbale e nei momenti di osservazione mi sono chiesto: chissà cosa pensa quando si ferma a guardare un punto fisso. La scintilla del libro è nata da questa domanda: com’è provare a immaginare il mondo interiore di un ragazzo autistico non verbale che vive tanti momenti di frustrazione e deve affrontare continuamente criticità, perché non riesce a spiegare all’esterno ciò che prova?
Quando hai deciso che volevi trattare questo argomento, come hai lavorato poi sulla storia e la sceneggiatura?
Il primo punto era non fare un libro scientifico, che spiegasse cosa fosse l’autismo. Non era quello il mio intento, anche perché al di là di Arturo io volevo raccontare il microcosmo scolastico, con personaggi e dinamiche differenti. Volevo raccontare l’autismo calandolo nei contesti che un ragazzo autistico vive - scuola, casa e terapia - ma volevo mettere in scena anche i comportamenti e la gestualità di un ragazzo autistico, mostrare come si interfaccia nella sua quotidianità. Abbiamo lavorato tanto con Valerio Forconi nel centrare la gestualità dei personaggi, soprattutto di Arturo.
Il mondo in un punto fisso è un fumetto costruito sui contrasti, tra ciò che avviene all’esterno del protagonista e nella sua mente. Come ti sei mosso per esprimere questo dualismo?
Principalmente la grande differenza è che nell’immaginazione di Arturo noi vediamo il protagonista che parla. Il primo contrasto forte era mostrare che se nella realtà Arturo non riusciva a essere padrone della sua vita e delle sue azioni, nel suo mondo immaginario diventa colui che conduce lo spettacolo, il presentatore del circo. E allo stesso tempo tutto ciò che avviene o non avviene nella realtà, ha un suo effetto nel mondo immaginario.
leggi anche
La mia cosa preferita sono i mostri, una chiusura perfetta
Un altro contrasto evidente è quello tra il bianco e nero del mondo fuori da Arturo e i colori accesi del suo mondo immaginario.
Questa è stata un’intuizione del nostro editor, Alessio Danesi. Inizialmente noi avevamo proposto la storia totalmente a colori. Ragionando insieme, poi, l’intuizione è stata quella di dare dei toni più piatti e di bicromia per esprimere le difficoltà di Arturo nella realtà, mentre il colore del circo amplificava le azioni dell’immaginazione. Valerio ha fatto un’ottima scelta sui colori.
Arturo è un ragazzo che non comunica a parole, anzi, fatica a comunicare in generale. Ogni piccolo passo in avanti è una conquista per lui e i suoi genitori. Da insegnante di sostegno hai sicuramente incontrato diverse famiglie che hanno a che fare con l’autismo e hai toccato con mano le loro difficoltà.
Assolutamente sì. Pongo un attimo l’accento sulle famiglie perché spesso, da docente di sostegno, la grande relazione diretta prima che con l’alunno, con cui il percorso è più lungo, avviene con le famiglie. Spesso ho notato le preoccupazioni dei genitori che non vedono nei piccoli progressi dei miglioramenti. In realtà è quella la forza dei ragazzi autistici o con ritardi mentali: saper fare dei piccoli passi in avanti che in realtà sono delle conquiste di autonomia. Per alcuni alunni, arrivare a fine anno scolastico essendo autonomi nell’organizzare il materiale per le lezioni è una cosa importantissima.
leggi anche
Shubbek Lubbek, se i desideri diventano strumento di potere
Nella postfazione parli di come è cambiata la scuola italiana. A che punto siamo nel processo di inclusione di disabilità quali l’autismo?
Il processo è ancora lungo, questo è assodato, soprattutto da parte delle generazioni più adulte. Coloro che sono calati nel mondo scuola, i ragazzini, riescono ad apprendere e plasmare le idee nuove con più facilità. Sono stato molto fortunato nella mia carriera scolastica, ho sempre avuto classi che hanno accolto e incluso ragazzi con disabilità o neurodivergenti, ma l’aspetto interessante è vedere come quell’alunno riesce a essere il centro delle attività anche per gli altri ragazzi, come si possa plasmare l’attività facendo interagire tutti. Ovviamente ci sono purtroppo i casi di bullismo, praticato da ragazzi che hanno situazioni particolari a loro volta, ma ho visto tanti difendere i loro compagni di classe autistici. E sta cambiando la percezione dell’autismo da parte dei ragazzi autistici stessi, c’è meno lo stigma, prima si tendeva a nascondere la propria diagnosi, ora che si conosce meglio lo spettro autistico se ne parla con più facilità.
E lo Stato quanto è presente?
A livello normativo siamo molto avanti, tra i Paesi che in Europa hanno avuto più leggi inclusive e ci sono sempre aggiornamenti. Quando io ho iniziato, l’ultimo decreto legge interessante era quello dei BES del 2012, in 12 anni ci sono stati tanti altri decreti che hanno modificato questa situazione: è un continuo divenire e tende a favorire tutti.