La mia cosa preferita sono i mostri, la chiusura perfetta di un fumetto straordinario
LifestyleA distanza di sette anni arriva finalmente il secondo e ultimo capitolo del graphic novel di Emil Ferris che ha sconvolto il mondo del fumetto. Un'opera enorme portata in Italia da BAO Publishing
Ci sono voluti sette anni, ma ne è valsa la pena. La lunga attesa per il finale di La mia cosa preferita sono i mostri, la stupefacente graphic novel d’esordio di Emil Ferris, si è concluso anche in Italia. BAO Publishing ha infatti pubblicato in settimana il secondo e ultimo volume (brossurato, 420 pagine, colori, 29 euro) di un’opera gigantesca, già nella storia del fumetto, ricchissima dal punto di vista contenutistico così come da quello artistico.
Il diario di Karen Reyes
Il diario di Karen Reyes riprende esattamente dal punto in cui si era interrotto, dalla morte di “Mama” e da un’esperienza tra l’onirico e il mistico che svela alla giovane protagonista un pezzo del passato della sua famiglia che fino a quel momento le era stato tenuto nascosto. Un fratello fino ad ora ignorato, tragicamente scomparso, e un fratello ancora vivo, l’unico che l’abbia sempre capita, il punto di riferimento più importante per Karen, che pagina dopo pagina svela i suoi segreti più oscuri e turpi.
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Romanzo di formazione e giallo
Tra coming of age e giallo a tinte noir, La mia cosa preferita sono i mostri rimane un’opera straordinaria nel senso letterale del termine, capace di rompere gli schemi del mezzo nel suo presentarsi come un quaderno di appunti illustrati in cui una giovane ragazza queer si apre totalmente e liberalmente mischiando sogni, fatti reali, riflessioni e intuizioni da detective, paure, e quel profondo e intimo disagio nello scoprire la propria identità e vederla scontrarsi con un contesto familiare e sociale profondamente ostile.
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Sulle tracce di Anka
Nel secondo volume Karen continua a indagare sulla vita e la morte di Anka, la sua vicina bella e gentile con alle spalle una vita difficile e una durissima esperienza nei lager nazisti, ma deve affrontare verità scomode sulla sua famiglia e sui suoi affetti più cari. Intanto cresce, sempre più consapevole di se stessa, della sua vera identità, del suo sentirsi “mostro” e amare i mostri come lei, fino a incontrare la persona giusta e innamorarsene. Sullo sfondo le tensioni razziali e sociali della Chicago di fine anni ’60.
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Una straordinaria ricchezza artistica
L'alternanza tra il bianco e nero e il colore e il tratto a penna che riprende lo stile di uno schetchbook innalzandolo su vette artistiche assolute confermano la maestria di un'autrice capace di passare da uno stile più caricaturale e grottesco a stupefacenti riproduzioni delle copertine di riviste d'horror d'epoca e di capolavori di pittori quali Goya, Hopper, Artemisia Gentileschi.
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Un libro densissimo
Classismo, razzismo, omofobia, sessismo e criminalità. Tutto si amalgama perfettamente raggiungendo livelli narrativi e artistici eccellenti, trasportando il lettore in un’esperienza con molteplici livelli di lettura, in un vortice di eventi e pensieri tenuti mirabilmente insieme in modo coerente. Se il primo volume aveva conquistato gli Eisner con tre premi (Migliore Album Grafico, Migliore Autore Unico, Migliori Colori) facendo spendere parole importantissime ad autori come Art Spiegelman e Chris Ware, il secondo mantiene altissimo il livello conducendo verso una conclusione poetica, piena di speranza ma tutt’altro che conciliante e retorica.