A Milano l'Arte concettuale di Colin che prova a fermare il tempo

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Sabrina Rappoli

Sabrina Rappoli

“Installation view, Gianluigi Colin. Post Scriptum, BUILDING, Milano, ph. Ilaria Maiorino”.

I lavori di Gianluigi Colin esposti in Building e realizzati negli ultimi tre anni, sono il frutto di una ricerca concettuale iniziata nel 2011 e già confluita in alcuni progetti espositivi presentati a Milano, Roma e in altre città italiane

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E' la Building Gallery il luogo scelto, stavolta, da Gianluigi Colin per la sua mostra. E' uomo e artista cordiale, Colin, dotato di un'ironia talvolta pungente, che invita a pensare. Esattamente come le sue opere, che affiorano, coloratissime, dai tessuti impiegati per pulire le rotative delle tipografie dei giornali.

D'altra parte, Colin, nato a Pordenone, ma da anni di casa a Milano, è giornalista affermato, abituato all'inchiostro dei quotidiani e delle tipografie: è  stato Art Director del “Corriere della Sera”; è cover editor dei periodici “la Lettura”, del Corriere della Sera e “la Lectura” del quotidiano “El Mundo”, di Madrid; attualmente, inoltre, scrive di Arte sulle pagine culturali del “Corriere della Sera”. 

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“Installation view, Gianluigi Colin. Post Scriptum, BUILDING, Milano, ph. Ilaria Maiorino”

L'Arte di Gianluigi Colin non offre risposte, semmai genera domande. Cosa ci rimane, dopo che le rotative hanno catturato le notizie e partorito i giornali? Giornali che sono diventati tracce di colore su teli, striature e sedimenti cromatici che non sono più Cronaca e non sono ancora Storia?

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“Installation view, Gianluigi Colin. Post Scriptum, BUILDING, Milano, ph. Ilaria Maiorino”

Così il curatore della mostra, Bruno Corà: “Quella di Gianluigi Colin è oggi una delle proposizioni visive linguisticamente più originali della scena artistica contemporanea, poiché essa si manifesta formalmente e si confronta con una realtà del quotidiano, del transitorio, dell'instabile, cioè con quanto della vita e dei fatti che in essa avvengono, tradotti in comunicazione mediatica, si eclissa scomparendo dalla memoria con una rapidità inaudita, mai percepita prima d'ora.

Con un'azione di recupero, scelta e qualificazione dei tessuti residuali impiegati nell'operazione di pulitura delle rotative dagli inchiostri, Colin consegna alla nostra epoca, quali sirene policrome attraenti, le sorprendenti icone della sua precipitosa impermanenza e del suo drammatico dissolvimento.

 

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“Installation view, Gianluigi Colin. Post Scriptum, BUILDING, Milano, ph. Ilaria Maiorino”

Il repertorio delle opere in mostra presso BUILDING svela le diverse anime di Colin. Questi lavori nascono tra la materia della realtà tipografica, portatrice della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisa di inchiostri tipografici ed energie collettive. Simbolici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura. Dipinti che interpretano emblematicamente lo zeitgeist, lo spirito di un tempo contemporaneo, incline a rimuovere più che a memorizzare tanto le parole quanto le immagini – elementi che invece, nelle opere dell’artista, appaiono dissolte e trasformate in un seducente insieme di colori, di segni, di venature azzeranti lo spazio e il tempo. Dimensioni in cui è contenuto, come ricordano le parole del Qoélet: “Tutto il bene nascosto. Tutto il nascosto male”. 

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“Installation view, Gianluigi Colin. Post Scriptum, BUILDING, Milano, ph. Ilaria Maiorino”

Ho sempre pensato alla responsabilità dell’artista di fronte alla Storia.” – dichiara Colin – “L’insieme dei miei lavori, volutamente scelti per questa mostra dai toni drammatici, con rossi intensi, sfumature di nero, striature nere su fondi bianchi o azzurri, si presentano come simbolo di un oblio incombente, inquietante e minaccioso. Un senso di costante indifferenza e dimenticanza che purtroppo appartiene al momento storico che viviamo. Le mie opere si confrontano con uno spazio interiore, ma parlano di una dimensione collettiva”.

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“Installation view, Gianluigi Colin. Post Scriptum, BUILDING, Milano, ph. Ilaria Maiorino”

In questo senso, il titolo della mostra, Post Scriptum, lascia spazio a un’evocazione che coinvolge la stessa identità dell’artista.  Da una parte l’autenticità della ricerca che proviene dal mondo delle parole, della stampa, dell’informazione, degli inchiostri, dunque dalle scritture. Dall’altra una nota di aggiunta alla lunga e ricca storia artistica dell’autore. 

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