"Quel libro difficile in grado di rivelarci un mondo": Giunta racconta l'Inferno di Dante

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Filippo Maria Battaglia

Filippo Maria Battaglia

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Lo studioso pubblica una breve e densa indagine dedicata all'opera più nota della letteratura italiana di tutti i tempi. E durante "Incipit" dice: "Il mondo di Dante è molto diverso da nostro, ma è proprio questa lontananza che ne fa la bellezza"

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"Perché mai dovreste leggere la 'Commedia', questo libro lungo, difficile, remoto da noi nella sua visione del mondo, e che ha anche il difetto di essere scritto in versi?". È da questa domanda che muove  Claudio Giunta in "Inferno", un breve e denso libro pubblicato da Feltrinelli e dedicato appunto all'analisi e al racconto della più nota opera della letteratura italiana di tutti i tempi (pp. 276, euro 20).

"Ci sono ottime ragioni per non farlo - ammette Giunta a 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - Il mondo di Dante è molto diverso da nostro, ma è proprio questa lontananza che ne fa, almeno in parte, la bellezza. È interessante, cioè, misurarsi con la visione di un uomo chiaramente geniale, che la pensava su tante cose in maniera assai diversa da noi. E poi la 'Commedia' si occupa di cose molto importanti: la nascita, la morte, la crescita, la virtù, il vizio eccetera".

"Dante non vuole alcuna libertà formale"

"Il lettore di oggi - racconta sempre Giunta, che insegna Letteratura italiana all’Università di Trento - tende a pensare che un'opera non debba obbedire a nessun tipo di limitazione  Una poesia, così come un romanzo, può parlare di qualsiasi cosa ed essere lunga da due a cento versi. In passato invece era diverso: perché la poesia era la poesia metrica e dunque occorreva scrivere in endecasillabi. Il caso di Dante, come si sa, è poi particolare: prima di lui, nella poesia italiana praticamente non esistevano modelli per una poesia narrativa. Esistevano i sonetti, le canzoni, le ballate, ma nessuno di questi era un contenitore sufficiente per la 'Commedia'. Ecco che Dante brevetta allora un nuovo metodo di narrazione in versi, la terzina, che avrà enorme fortuna nella storia della letteratura italiana".

"Dante - dice ancora Giunta in questa intervista - non vuole alcuna libertà formale. Si crea così i propri stessi vincoli, cercando e trovando quella libertà all'interno di confini molto precisi. E questo, va detto chiaro al lettore di oggi, è un enorme colpo di genio: perché la libertà che ha dei vincoli è una libertà forse migliore di quella assoluta, specie se uno è un grande poeta come lui".

 

L'intervista è disponibile anche come podcast in tutte le principali piattaforme cercando la rubrica "Tra le righe" o selezionando l'episodio nella playlist che si trova qui sotto.

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