"Scrivere è una questione di respiro": Di Paolo racconta Antonio Tabucchi
Lifestyle ©GettyOttant'anni fa nasceva a Pisa uno dei grandi autori del secondo Novecento italiano. A ricordarlo - nella nuova puntata di "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24 - è il critico che lo ha conosciuto e studiato: "Il suo amore per il racconto nasceva anche dalla particolare intensità che è il presupposto di ogni forma breve"
"Non mi sono mai posto il problema per chi o quanti scrivo. Con tutta probabilità scrivo essenzialmente per me". Questo diceva Antonio Tabucchi in una lettera di quasi mezzo secolo fa, quando era già uno scrittore apprezzato ma non ancora noto e canonizzato. La puntata di "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, è dedicata a lui e alle sue opere. L'occasione sono gli ottanta anni dalla nascita, che cadono proprio in questi giorni di fine settembre.
"Per Tabucchi il viaggio è il tentativo di andare incontro all'ignoto, di stanarlo, di spiarlo mentre l'ignoto stesso ci spia", racconta lo scrittore e critico Paolo Di Paolo in questa intervista, in cui parla dei suoi capolavori (da "Sostiene Pereira" a "Notturno indiano"), del suo rapporto con Lisbona ("una città spesso descritta in estate, come se in quei mesi rivelasse qualcosa di più intenso, di più potente, forse anche di più distruttivo e di più vero") e della sua proverbiale capacità di scrittura nella misura breve: "Un racconto, diceva Tabucchi, è come un appartamento in affitto, un romanzo come una casa di proprietà. Quando hai un appartamento in affitto, a un certo punto sai che devi sloggiare. Ecco che allora scrivere un racconto significa scriverlo anche nell'intensità. È una questione di fiato, una questione di respiro. E il suo amore per la forma breve credo nascesse proprio da qui, da questa particolare intensità".
L'intervista è disponibile anche come podcast in tutte le principali piattaforme cercando la rubrica "Tra le righe" o selezionando l'episodio nella playlist che si trova qui sotto.