Eraldo Affinati: "La letteratura non è un luogo di carta ma carne viva"

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Filippo Maria Battaglia

Filippo Maria Battaglia

©Getty

Lo scrittore torna in libreria con "Delfini, vessilli, cannonate". E durante "Incipit" dice: "Queste centinaia di scrittori che racconto in questo libro sono i miei scrittori. Voglio condividerli con i miei lettori, trasformandoli in monete di scambio tra me e loro"

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"Per me la letteratura rappresenta l'incontro con la persona. Non è soltanto un luogo di carta, ma è carne viva, e  in questo ultimo libro ho cercato di dimostrarlo". Così lo scrittore Eraldo Affinati racconta a "Incipit", "Vessilli, delifni, cannonate", da qualche giorno in libreria per HarperCollins ( pp. 768, euro 22). “Una mappa interiore con ventuno stazioni in cui fanno capolino scrittori e poeti classici e contemporanei”, lo presenta il suo editore e in effetti qui Affinati parla di molti libri, e parlandone parla inevitabilmente anche della sua vita e della sua esperienza di lettore e di scrittore.

"In 'Delfini, vessilli, cannonate', presento un mio canone, assumendomi anche un rischio", dice Affinati, prima di aggiungere come il suo "desiderio sia condividere con i miei lettori queste centinaia di scrittori, in modo che che possano essere monete di scambio tra me e loro".

 

L'intervista è disponibile anche come podcast in tutte le principali piattaforme cercando la rubrica "Tra le righe" o selezionando l'episodio nella playlist che si trova qui sotto.

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