"La pelle di Milano": il racconto di una città che "accade" attraverso 15 nuove voci

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Filippo Maria Battaglia

Filippo Maria Battaglia

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Mondadori pubblica un'antologia di under 35 dedicata al capoluogo lombardo. A firmarne l'introduzione Alberto Rollo e Giacomo Papi. Che a Sky TG24 dice: "Emerge un'immagine nuova rispetto a quella a cui ci siamo abituati negli ultimi anni"

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"Una città che non è facile da raccontare, ammesso che esistano città facili da raccontare". Così scrivono Giacomo Papi e Alberto Rollo nella prima riga della "Pelle di Milano", un’antologia di quindici racconti scritti da altrettanti autori tra i 18 e i 35 anni e scelti tra i trecento inviati per il concorso “ScriviMi” organizzato dal Laboratorio Formentini per l’editoria e dalla casa editrice Mondadori.

"Ho pensato di lanciare questo concorso perché sentivo l'esigenza di aprire l'ascolto a voci nuove e multiple - racconta Papi nella nuova puntata di 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - Ho l'impressione, infatti, che questa città negli ultimi dieci-quindici anni sia cambiata veramente tantissimo e che la letteratura l'abbia raccontata in un modo un po' stereotipato. Per questo, credo valesse la pena fare un tentativo: quello cioè di vedere se la letteratura sia ancora capace di dirci cose che abbiamo solo intravisto. E in effetti, nel disordine di questi 15 racconti, emerge un'immagine nuova rispetto a quella a cui ci siamo abituati negli ultimi anni".

Una città policentrica 

"Milano - dice sempre Papi, che dal 2021 dirige il Laboratorio Formentini per l'editoria -  è il 'place to be', il posto dove stare, una calamita che attira, ma è anche una città che promette tantissimo e che non mantiene queste promesse. Una città che attrae con l'immagine di Instagram, con il Bosco verticale, con Fedez,  e dunque con una promessa di ricchezza e di benessere che ovviamente non non può essere per tutti. E a quel punto anche un monolocale di 30 metri quadri può diventare a volte quasi un'offesa".

Papi racconta anche come per molti secoli Milano sia "stata una città concentrica, con alcune cerchie che definivano le classi sociali" e come invece "negli ultimi anni si sia invece trasformata, diventando policentrica". "Una trasformazione - dice - da un certo punto di vista è molto positiva, perché alcuni quartieri, un tempo del tutto assenti dal racconto della città - oggi  sono improvvisamente diventati vivi, producendo cultura, testi e un immaginario a volte anche molto duro. E tuttavia questo contribuisce ad accrescere la sensazione di essere esclusi. Ecco, una delle cose che si avvertono in questi racconti è la forte sensazione della distanza di classe, che è una distanza urbanistica, di appartenenza a zone".

 

La puntata è disponibile anche come podcast in tutte le principali piattaforme cercando la rubrica "Tra le righe" o selezionando l'episodio nella playlist che si trova qui sotto.

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