Una riscrittura simile ma diversa dalla precente “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”. L'autrice riprende l’impianto virgiliano ma ne modifica il finale
“L’Eneide di Didone” è il nuovo mitologico di Marilù Oliva, autrice nata a Bologna, dove insegna lettere. Una riscrittura simile ma diversa dalla precedente “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”. Simile perché rispetta l’impianto virgiliano, inserendo i passi cruciali ma anche quelli più trascurati. Diversa perché introduce una variazione nel finale del IV libro, quella dove Didone - nell’originale - si uccide.
Il romanzo
Nel romanzo da poco uscito per Solferino, Didone non si toglie la vita ma, anzi, per un incidente di percorso diventa protagonista del poema più importante dell’antica Roma e dimostra le immense potenzialità delle donne. La voce di Didone, in questo romanzo, si alterna a quella di Giunone e di Venere, che osservano dall’alto le vicende umane e talvolta scendono tra i mortali per indirizzarne le sorti. Le dee sono estremamente determinate al raggiungimento del loro obiettivo, come nell’Eneide di Virgilio si detestano e non si fanno molto scrupoli. Litigiose e rivali, ricalcano un vetusto modello patriarcale, mentre Didone e alcune altre (le Amazzoni, per esempio) anelano a una sorta di sorellanza. Poi ci sono gli uomini, questi eroi che hanno combattuto il conflitto più celebre dell’antichità, reduci dalla guerra di Troia. Enea, che è sempre “pius” e devoto, viene però raccontato anche nelle sue criticità.
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L’ autrice: "Una donna così intelligente non si uccide per un uomo"
“Quando al liceo studiavo l’Eneide, ero rimasta perplessa dalla fine della regina cartaginese - spiega Oliva - qualcosa non mi tornava rispetto alla forza con cui aveva affrontato le avversità della vita: era scappata da Tiro, alla guida di una flotta, perché il fratello Pigmalione aveva ucciso suo marito Sicheo. Unica donna nell’età del bronzo a compiere un atto del genere e a fondare una città, dopo aver attraversato parte del Mediterraneo aveva individuato un posto bellissimo da colonizzare, quella che sarebbe divenuta poi la fortunata Cartagine. Aveva tenuto testa ai getuli locali, senza mai perdersi d’animo, anzi, utilizzando l’arte della strategia e a volte dell’inganno. Una donna così intelligente non si uccide per un uomo che, si sapeva fin da subito, sarebbe stato solo di passaggio. Così mi sono permessa un piccolo strappo alla regola e ho cancellato dalla storia il suo suicidio”.
Il ghosting di Enea con Didone
“Enea ogni tanto commette degli sbagli. Durante la distruzione di Troia Virgilio ci racconta che si sta quasi per macchiare di un femminicidio, perché a un certo punto incontra Elena e decide di ucciderla, ritendendola la responsabile di tutti i mali. Per fortuna glielo impedisce Venere. Per non parlare di come si comporta nel IV libro: un amore può finire, è lecito. Ma lui sta scappando da Cartagine senza nemmeno salutare Didone, la donna che l’ha accolto e lo ha innalzato al rango di re. Se ne stava andando un po’ come quelle persone che oggi praticano ghosting o che, prima di farsi di nebbia, ti liquidano con un messaggio su whatsapp. Poi, quando è stato messo con le spalle al muro da Didone, ha biascicato parole squallide che suonano più o meno così: 'Non ti ho mai chiesto di sposarmi, cosa pretendevi?'. Questo è inciso nero su bianco nel mito. È vero che lui era schiacciato dal peso di dover seguire il Fato e arrivare in Lazio, ma ha commesso qualche passo falso. Nonostante questo c’è una grandezza che continua a risplendere, in lui, attraverso i secoli e nonostante tutto”.