Le Montagne della follia, la splendida versione manga di Gou Tanabe

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Gabriele Lippi

Nuovo adattamento delle opere di Lovecraft per il fumettista giapponese, che ancora una volta restituisce perfettamente le atmosfere dello scrittore horror americano

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Copertina cartonata ruvida, color panna (o neve sporca) con scritte e disegni di un nero inchiostro spesso. Le Montagne della Follia, ultimo adattamento delle opere di H.P. Lovecraft da parte del maestro del manga Gou Tanabe pubblicato in Italia da J-Pop (616 pagine, 30 euro), si presenta benissimo anche prima di essere aperto. Elegante nel suo formato e col suo praticissimo segnalibro di stoffa cucito alla rilegatura. Ma il meglio, per fortuna, arriva una volta girata la copertina.

Le Montagne della follia, la trama

La storia è certamente nota agli amanti di Lovecraft: il professor William Dyer guida una spedizione accademica tra i ghiacci dell’Antartide, alla ricerca di tracce di vita preistorica dove oggi il gelo permette la sopravvivenza solo di pochissime specie. Al netto delle difficoltà ambientali, la spedizione si rivela da subito un successo, ma il Professor Lake, biologo della Miskatonic University, ha un’intuizione che è deciso a provare: quelli che per Dyer e gli altri accademici sono banali campioni di ardesia, per lui sono i segni inequivocabili del passaggio di enormi creature sconosciute.

Montagne della follia

L'ossessione umana per la conoscenza

Ossessionato dalla sua teoria, Lake abbandona ogni cautela e si lancia con una sua squadra in una ricerca pericolosissima che lo porterà a scoprire qualcosa di eccezionale: una catena di montagne completamente nere in mezzo ai ghiacci del Polo Sud e i corpi di gigantesche creature la cui esistenza veniva descritta solamente in un testo ritenuto di fantasia custodito nella biblioteca della Miskatonic: il Necronomicon. L’ossessione di Lake diventerà poi quella di Dyer, quando questi deciderà di andare alla ricerca dei colleghi con cui ha perso il contatto imbattendosi nei resti stupendamente conservati di una civiltà antica.

Alle montagne della follia, diventato culto

Capolavoro maledetto dell’horror, Alle montagne della follia è un romanzo di H.P. Lovecraft ispirato a Storia di Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe. Scritto nel 1931 e pubblicato solo cinque anni dopo in forma rimaneggiata, insieme al suo predecessore ha settato lo standard per quello che sarebbe diventato un prolifico sottogenere dell’horror fantascientifico, quello delle storie di esplorazioni polari cariche di tensione, silenzi ed enormi spazi desolati, che avrebbe portato a La “cosa” da un altro mondo di John W. Campbell Jr. e ai film a esso ispirati: La cosa da un altro mondo di Christian Nyby e Howard Hawkes (1951) e La Cosa di John Carpenter (1982). Da oltre 10 anni, Guillermo Del Toro, parla di una sua trasposizione cinematografica di Alle montagne della follia.

Un adattamento esemplare

L’adattamento di Tanabe è assolutamente mirabile per la chiarezza con cui si dipana la narrazione e per la capacità di trasporre in immagini la fantasia contorta di Lovecraft. Evidente è l’approfondita ricerca filologica compiuta dal mangaka giapponese per dare volti e corpo ai personaggi e ai mostri del romanzo. Il tratto è definito e realistico. Stupiscono in particolare l’espressività dei volti dei personaggi e la magnificenza di paesaggi che richiamano alla mente il concetto romantico di sublime. Notevole anche l’uso delle chine, con i grigi sfumati delle nevi e dei ghiacci polari che cedono il passo a un nero sempre più intenso man mano che ci si addentra negli abissi profondi delle caverne abitate dagli Antichi e dei meandri della psiche umana.

Montagne della follia

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