La tradizione del presepe. Da San Francesco al presepio napoletano

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Marco Melegaro

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La tradizione del presepio inizia grazie a San Francesco. Si tratta di un presepe vivente. Sempre nel 1200 si comincia a realizzare nelle chiese dei presepi con i personaggi. La scelta del presepe napoletano di ambientare la Natività  alla contemporaneità

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Nel XIII esimo secolo le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa. Per questo San Francesco chiese al Papa il permesso di celebrare una santa messa all’aperto. Il Poverello si trova a Greccio nel reatino, paese che diventa simbolicamente una sorta di Betlemme ideale. Corre l’anno 1223. Lo scenario si prepara così: i contadini accorrono alla grotta. I frati con le fiaccole illuminano il paesaggio notturno. All’interno della grotta, viene inserita una mangiatoia riempita di paglia con accanto un bue e un asinello. Due animali che, va detto a titolo di curiosità, non sono presenti nei vangeli canonici ma che vengono menzionati nel sesto secolo nel vangelo dello pseudo Matteo. Quello di San Francesco fu il primo presepe vivente e l’evento che diede spunto alla realizzazione dei presepi non solo viventi. Va detto, che fu una cerimonia semplice a cui partecipò tutto un paese. In scena andarono i contadini, i frati, l’allora castellano e Signore di Greccio: il nobile Giovanni Velita con la moglie. Dei figuranti locali si misero invece, con emozione e devozione nei panni di Giuseppe e Maria. Quest’anno le celebrazioni dei presepi viventi, che sono diffuse un po’ in tutto il Paese, vedranno limitazioni e sospensioni per via del Covid-19. A Greccio saranno invece sei le rappresentazioni (dal 24 dicembre all’8 gennaio). Confermato anche l’appuntamento con la rievocazione della Natività a Rivisondoli nell’aquilano (LO SPECIALE DI SKYTG24 SUL NATALE) 

 

La diffusione del presepio in Italia

 

Arnolfo di Cambio è lo scultore e architetto conosciuto ad esempio per avere realizzato il progetto della facciata del duomo di Firenze. Non solo, perché dobbiamo a lui il primo presepe italiano con personaggi. Si tratta di otto statuine lignee che rappresentano la Natività e i Magi. L’opera è conservata nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Altre realizzazioni seguirono in Toscana ma l’attività presepiale si diffuse particolarmente nel Regno di Napoli. Tradizione e innovazione e soprattutto, tra il Seicento e il Settecento, l’idea di introdurre nella sacra rappresentazione dei personaggi al lavoro, nella vita di tutti i giorni. Ecco che lo scenario si sposta dalla grotta alla contemporaneità. Uno spaccato che troviamo oggi similmente riprodotto con i personaggi di più stretta attualità sulle bancarelle lungo la via San Gregorio Armeno a Napoli. Gli artisti partenopei realizzarono i personaggi a mano introducendo nel presepio l’arte del fil di ferro. Uno sviluppo qualitativo della rappresentazione, quello del presepe napoletano, che portò ad abbigliare e a guarnire i personaggi con delle stoffe preziose. Per vedere alcuni dei più prestigiosi presepi napoletani e per approfondirne la nascita e la storia si può visitare il museo della Certosa di San Martino nel capoluogo campano.

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