Lo storico torna in libreria con "Cinema Italia", un saggio pubblicato da Utet che ripercorre oltre un secolo attraverso il grande schermo. E a Sky TG24 dice: “Per troppo tempo una metodologia legata al positivismo ha imposto che l’unico documento da prendere in considerazione fosse il testo scritto. Oggi per fortuna non è più così”
Il libro di questa settimana si intitola "Cinema Italia", l'ha scritto uno dei più noti storici italiani (Giovanni De Luna), ha in copertina una foto in bianco e nero scattata in una sala molti anni fa e, come assicura proprio la copertina, racconta "la nostra storia attraverso i film".
"Fino a qualche decennio fa gli storici non sembravano avere domande da rivolgere al cinema e agli altri media - dice lo stesso De Luna nella nuova puntata di 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - Colpa di una tipica metodologia della ricerca legata al positivismo che considerava il testo scritto come l’unico documento valido. Tutto il resto veniva dopo, ed era derubricato a paccottiglia. Oggi, per fortuna, non è più così: il cinema è una straordinaria opportunità anche come fonte storica”.
"Il cinema? Un incredibile agente di storia"
Gli esempi, dice De Luna, possono essere molti, e non è detto che coincidano con i film più noti e più recenti. "Prendiamo il cinema dei 'telefoni bianchi', la serie di commedie improbabili che nell’Italia della seconda metà degli anni Trenta riscuote grande seguito. Bene, se a quei film - ambientati in luoghi esotici e con trame abbastanza scontate - si chiede di restituirci come oggetto storiografico l’ideologia del fascismo, è chiaro che oggi non ci dicono più niente. Ma se cambiamo le domande, e chiediamo loro quali erano i sogni e le aspirazioni degli italiani che cantavano 'Se potessi avere mille lire al mese', ecco che quelle opere ci rispondono, mettendo in mostra un primo vagito di consumismo e prefigurando il mondo della modernità post-bellica già in qualche mondo racchiuso nella società fascista".
Una conferma, spiega ancora De Luna, di quanto "il cinema, oltre ad essere uno strumento per raccontare la storia, sia una fonte per la conoscenza e, al contempo, un incredibile agente in grado di influire sensibilmente su comportamenti e sentimenti collettivi".