Un volume di Bonelli ripercorre quasi 5 miliardi di anni, dal Big Bang fino all'anno zero. Tra storiografia ufficiale e mitologia, seguendo i passi del grande personaggio creato da Alfredo Castelli. Il curatore a Skytg24.it: "Siamo irresistibilmente attratti dal mistero"
In principio fu il Big Bang. La storia del mondo è lunga e affascinante, l’uomo la cerca da quando ne ha facoltà, andando alla caccia di risposte non sempre alla sua portata, costruendo teorie piene di fantasia, setacciandole con gli strumenti della scienza e del metodo empirico per giungere alla verità. Tutto questo si mischia all’interno della storia dell’uomo e tra le vignette di Martin Mystère, il detective del mistero creato da Alfredo Castelli per Bonelli editore. E riemerge, approfondito e spiegato da Alex Dante, nel volume “Martin Mystère presenta: La storia impossibile del mondo. Dal Big Bang all’anno zero” (Sergio Bonelli, 272 pagine, 28 euro). Un libro "strano, che fonde tra loro tre narrative, quella di Martin Mystère, quella delle teorie anche molto fantasiose che l’hanno supportata, quella della storiografia reale e documentata”, spiega il curatore Alex Dante al sito di Sky TG24.
Un'idea nata 20 anni fa
Come è nata l’idea?
Quando Alfredo Castelli mi ha mostrato un albo di 48 pagine di 20 anni fa, che univa stralci di fumetto e li univa tra loro con dei testi, costruendo una storia del mondo dal Big Bang fino alla fine di Atlantide. Mi ha chiesto di riprenderlo, io ho fatto una proposta diversa: non un albo solo sulla fiction a fumetti ma una struttura su tre binari che seguisse il canovaccio già collaudato con altri libri come “Leonardo. Genio dell’Impossibile”.
Come si fa a unire la storia e la scienza con la mitologia senza mischiarle tra di loro?
Ho dovuto leggere tanto, documentarmi molto sui miti da chi li aveva studiati ben prima di me, confrontare una serie di fonti e metterle insieme distinguendo bene i fatti acclarati dalle ipotesi fantasiose. Parliamo di Atlantide, per esempio: ha dato luogo a una serie di teorie sulla sua ubicazione che prendono in considerazione quasi tutto il Pianeta. È interessante conoscere queste teorie e leggere le ragioni che ci stanno dietro, cercando di capire però se tutte queste teorie siano suffragate da prove o no, facendo anche una ricerca interdisciplinare.
È stato difficile?
Sicuramente lungo, conciliare le varie voci non è semplice, ma l’importante per me è stato mantenere una mentalità scientifica, attenermi ai fatti.
Distinguere il mito dai fatti
Un metodo molto rigoroso. Forse troppo per un personaggio dei fumetti?
In realtà è un metodo che segue una tradizione che non ho messo in piedi io. Lo stesso Alfredo Castelli ha sempre cercato questo tipo di distinzione e approfondimento. Io forse lo sposto un po’ più in là per due motivi: il primo è che oggi sappiamo molte più cose rispetto agli anni 80, quando è nato il personaggio; il secondo è che viviamo in un tempo in cui diventa doveroso fare distinzione tra realtà, fantasia e finzione perché purtroppo sembra che le persone abbiano perso la capacità di discernere e la fiducia nelle istituzioni, anche scientifiche.
C’è un certo senso di responsabilità anche da parte dell’autore di fiction, mi pare.
Finché usiamo questi elementi per fare fiction è una cosa, ma quando li si tira fuori per costruire teorie o accuse infondate è tutt’altro discorso. Se non diamo loro strumenti di comprensione chiari, le persone rischiano di essere trasportate e compiere azioni come l’uomo che credendo nel Pizzagate è andato armato in una pizzeria per liberare dei bambini da uno scantinato che non esisteva.
Dal libro traspare comunque un grande rispetto per le mitologie citate.
Sì, e deve esserci. In ogni caso il mito è patrimonio dell’umanità. Si tratta di narrazioni che sono state e sono necessarie all’essere umano, perché attraverso loro è stato possibile gestire grandi comunità, persone che si riconoscono e cooperano insieme perché credono nella stessa divinità o hanno lo stesso bagaglio culturale. Oggi non crediamo più a Giove Pluvio o a Odino, sono stati superati, ma nondimeno dobbiamo rispettare quelle mitologie.
Allo studio un altro volume dall'anno 1 ai giorni nostri
Il terrapiattismo invece non sembra essere stato superato. Dobbiamo rispettare anche quello?
Una questione è il rispetto, altra è dire che una cosa è vera o non lo è. Il terrapiattismo era stato superato non l’altro ieri, ma da oltre duemila anni. Già nel terzo secolo avanti Cristo era stato calcolata la circonferenza del pianeta con metodi empirici. Tutti i complottismi nascono dal fatto che ci si trova davanti a un mondo caotico, in parte prevedibile ma non controllabile. Alcune persone hanno bisogno di sicurezze, e semplificare arrivando a ciò che si può toccare con mano dà sicurezza. Noi camminiamo sulla Terra e la percepiamo come piatta, per qualcuno è più facile accettarla così che fidarsi di qualcosa che non è tangibile a meno di osservare il Pianeta dallo Spazio.
Qual è stata la parte che l’ha divertita di più?
Mi sono divertito un po’ per tutto quanto il libro, è stato faticoso ma mi ha permesso di approfondire una serie di cose. Tra quelle che mi ha fatto più piacere scrivere ci sono Atlantide e le piramidi di Giza, anche perché sono due caposaldi della mitologia mysteriana. Una cosa per me nuova è stato il big void, uno spazio vuoto al di sopra della grande galleria della Piramide di Cheope di recente scoperta. È affascinante chiedersi cosa c’è dentro, magari è vuoto davvero, magari ci sono documenti perduti o un trono di ferro meteoritico.
Ed è significativo che all’interno di un libro che cerca di dare risposte, lei citi un elemento ancora ignoto come parte più interessante.
Il mistero ci attira, quello spazio che sta al confine tra ciò che conosciamo e ciò che non conosciamo. E di misteri ce ne saranno finché vivrà la razza umana. La nostra conoscenza è molto circoscritta, non c’è il rischio di esaurire lo spazio che va al di là dei suoi confini.
Il libro si ferma alla nascita di Gesù. Ci sarà un secondo volume?
L’idea iniziale era farne uno solo, ma durante la lavorazione mi sono accorto che non era possibile per questioni di tempo e spazio. Quindi sì, vorremmo fare un secondo volume che parte dall’Anno 1 e arriva più o meno ai giorni nostri seguendo lo stesso canovaccio, la stessa struttura con tre linee narrative.