Università, le donne sono più brave, ma gli uomini guadagnano di più

Lavoro

Alessandra Zompatori

AlmaLaurea presenta il primo rapporto di genere sul percorso studio-lavoro, le laureate sono più regolari nella formazione e con voti più alti, ma a cinque anni dal conseguimento del titolo accademico gli uomini guadagnano il 20% in più.

Sono le più brave, hanno i voti migliori, finiscono il corso di studi prima, scegliendo anche strade diverse da quelle tracciate dalla famiglia di origine, ma poi arrivate al mondo del lavoro si scontrano con la dura realtà. I traguardi raggiunti nelle aule contano meno e i ruoli si rovesciano. A sottolineare ancora una volta il divario di genere è l’ultimo rapporto realizzato dal consorzio universitario AlmaLaurea, che confronta i percorsi di studio e professionali di laureati e laureate.

 

Il profilo della laureata italiana

Qual è l’identikit della studentessa italiana? Sono donne che studiano e si impegnano, già tra i banchi di scuola hanno buoni rendimenti, il voto medio del diploma per le studentesse è di 82,5/100 a fronte di 80,2/100 dei loro coetanei. Una volta arrivate all’università più dei loro compagni decidono di intraprendere percorsi diversi da quelli dei loro genitori (il 18,8% contro il 21,7%) e più frequentemente hanno alle spalle famiglie meno istruite. Concludono i percorsi accademici presto e bene, meglio di quanto abbiano fatto i loro colleghi, si laurea in corso il 60% delle donne contro il 55% degli uomini, anche se con numeri ancora bassi nell’area tecnico-scientifica, solo il 17% del totale, rispetto ai compagni a quota 36,8%. Il vantaggio guadagnato sui libri si annulla però al primo impatto con il mondo del lavoro.

 

Il divario economico

Con la laurea sotto il braccio, intraprendenti verso nuove sfide, le giovani italiane fanno i conti ben presto con la strada in salita che le attende alla soglia del mercato del lavoro. La differenza occupazionale e salariale tra uomini e donne è oramai affare noto. A cinque anni dal conseguimento della laurea, il tasso di occupazione femminile è all'86% rispetto al 92,4% degli uomini. Ma il vero divario è in busta paga, gli uomini incassano stipendi più alti del 20%: in media 1.651 euro al mese contro 1.374.  Solo il 2,2% delle donne arriva, dopo un quinquennio dalla fine degli studi universitari, a ruoli di alto livello, imprenditoriale o dirigenziale, mentre per gli uomini l'incidenza quasi raddoppia (3,9%).

 

Il cambio di passo

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbe rappresentare il cambio di passo per promuovere la parità di genere. È in arrivo un ampio ventaglio di interventi che ha tra gli obiettivi quello di aumentare l’occupazione tra i giovani, favorire l’imprenditoria femminile, ma anche risorse per nuovi asili nido, investimenti nella ricerca scientifica e orientare l’istruzione alle esigenze delle imprese. La ministra dell’Università Cristina Messa punta l’attenzione in particolar modo verso le professioni del futuro. Il Pnrr mette a disposizione borse di studio per 500 milioni complessivi per gli studenti che scelgono le discipline cosiddette Stem, cioè in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico. "Il fatto che i divari tra laureate e laureati in questi campi – ha detto la ministra Messa - siano più contenuti è sicuramente un segno positivo e la prova che le misure che stiamo adottando ci stanno indirizzando sulla strada giusta".

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