Ex Ilva: sindacati, si apra trattativa, subito piano industriale

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Ma senza esuberi e cig infinita. Per le parti sociali: bene ingresso Stato ma non siamo vincolati ad accordo- fiducia? difficile dopo 12 anni di fallimenti

Si apra subito la trattativa con A.Mittal e governo sul piano industriale con cui traghettare l'ex gruppo Ilva verso il rilancio. Un trattativa che dovrà avere tre punti fermi imprescindibili, a maggior ragione ora che lo Stato si appresta a formalizzare il suo ingresso in A.Mittal: che non sia previsto nessun esubero strutturale, che non si affidi ad una cig all'infinito la questione occupazionale e che i 1.700 lavoratori di Ilva in As vengano rioccupati. Sono questi per Francesca Re David, Roberto Benaglia e Rocco Palombella , leader di Fim Fiom e Uilm oggi in sciopero 'simbolico' di 2 ore in tutti i siti A.Mittal i nodi ancora da sciogliere su cui i sindacati daranno battaglia in nome dell'accordo stipulato con governo e azienda nel 2018 e che , ripetono, "nessuno ha mai disdettato".


E deve essere chiaro, avvertono, che "non firmeremo mai accordi che prevedano esuberi, riduzioni di salario e tempi lunghi per il piano industriale e ambientale" E se l'ingresso dello Stato in Mittal che dovrebbe essere formalizzato lunedì prossimo, 30 novembre è giudicato positivamente da tutti, i sindacati però non solo non si sentono "vincolati" dall'intesa ma si aspettano, a maggior ragione, una "svolta" nelle relazioni industriali che fino ad oggi ha visto solo crescere la conflittualità tra azienda e lavoratori.


Non solo. Nel giudicare la scelta del governo ci vanno con i piedi di piombo: "Non possiamo fidarci a scatola chiusa dell’ingresso dello Stato nella società con ArcelorMittal, perché è lo stesso che ha gestito gli stabilimenti dal 2012 al 2018 con un fallimento sotto ogni punto di vista. Inoltre si rischia che l’ex Ilva venga strumentalizzata a fini politici tra le diverse fazioni presenti nella maggioranza. Serve univocità dal governo e non dichiarazioni contrastanti e incompatibili”, dice Palombella. Per questo, dice il leader Fiom Francesca Re David, ci si aspetta ora un cambio di passo, sia da Mittal che dal governo.


"Nessuno pensi che abbiamo fatto un accordo nel 2018 dopo una vertenza durissima per poi firmare un accordo sugli esuberi con una società pubblica", ammonisce al loro indirizzo sottolineando come "in questi anni ci sia stata una totale mancanza di rispetto verso i lavoratori, in una condizione di incertezza occupazionale totale", ai quali "nessuno, tranne qualche passerella di rito, ha mai garantito nulla". Tantomeno da una multinazionale, accusa, "che già prima del Covid aveva dato dimostrazione di non rispettare gli accordi".


E ribadisce la validità dell'accordo firmato nel 2018, l'unico siglato dai sindacati: "nessun esubero, nuovo piano industriale e risanamento ambientale", ribadisce Re David rinnovando il monito: "nessuno ha annullato quell'accordo ed è impensabile che possano pensare di chiamarci per firmare altro che neppure conosciamo . E' una situazione insostenibile, abbiamo il diritto di conoscere il piano industriale e se, e come, l'ingresso dello Stato migliorerà l'occupazione, l'ambiente e la produzione. Non sappiamo nulla tranne che il mercato dell'acciaio sta andando alla grande. Non stiamo perciò discutendo di un vuoto a perdere ma di una cosa bella piena", conclude .


E se la Fim di Roberto Benaglia rifiuta l'etichetta di "catastrofista" e vede nell'ingresso dello Stato "la fine di eventuali salti nel vuoto e la possibilità che dal 1 dicembre sia assicurata la continuità produttiva, cosa che non era scontata", chiede anche però "risposte chiare che il governo non ha ancora dato: abbiamo sempre visto grandi slide con grandi piani di rilancio ma vorremmo vedere anche politiche industriali e investimenti veri", dice sollecitando chiarezza anche sugli investimenti verdi e quell'acciaio green "di cui tanto si parla e che beneficerà di risorse del recovery fund". Ma è sull'occupazione che torna a battere: " il non volere esuberi strutturali non è un obiettivo velleitario ma lo si puo perseguire se lo Stato finanzierà un vero rilancio dell'Ilva", scandisce. "Ci ha vociferato che da qui al 2025 garantiranno tutta l'occupazione : e questa è una buona base di discussione ma non si può attendere in cig ancora per 5 anni. Basta quaresime , basta garanzie impalpabili", conclude.

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