Le tute blu di Fim, Fiom e Uilm in piazza per rinnovare il contratto e più salario in busta paga. Appuntamento a Roma con un presidio nazionale
Ritornano in piazza le tute blu di Cgil, Cisl e Uil. E scelgono di farlo, oggi, sfidando l'impopolarità di una scelta in un momento delicato: 4 ore di sciopero in tutte le fabbriche italiane per chiedere il rinnovo del contratto con più salario in busta paga per migliorare la condizione di molti lavoratori e cercare un rilancio dell'economia attraverso un sostegno alla domanda interna. Aumenti che Federmeccanica non è al momento disposta a concedere alla luce di una crisi economica che pesa sul settore della manifattura, ma anche in nome di un modello di sviluppo che prevede incrementi salariali legati solo ad un aumento della produttività. Sta qui essenzialmente il nodo che lega e imballa il tavolo di confronto tra le imprese meccaniche e Fim, Fiom e Uilm.
Chiesto aumento di 156 euro al mese
All'aumento dell'8% messo sul tavolo di trattativa dai sindacati (inizialmente 156 euro mese in più) Federmeccanica, infatti, risponde concedendo incrementi circoscritti al solo aumento dell'inflazione che porterebbe in busta paga meno di 40 euro al mese. Gli incrementi, quelli decisivi, infatti, si potranno trattare solo se legati ad un aumento della produttività. Ma è la Cgil, con un rapporto della Fondazione di Vittorio su "La questione salariale", a cercare di smontare il ragionamento delle imprese meccaniche: il gap che ci separa dall'Europa in termini di sviluppo e produttività "non è riconducibile né alla quantità di ore lavorate né alle retribuzioni". Il problema invece sta tutto "nelle scelte di anni volte a recuperare competitività di costo attraverso moderazione salariale, che producono bassa crescita, ristagno della base produttiva e dell’occupazione" e in "politiche di governi e parte delle imprese che hanno disincentivato investimenti, determinato scarsa innovazione e inciso negativamente sulla domanda aggregata tramite minori consumi". Nei fatti, conclude la Cgil, "la scarsa crescita delle retribuzioni di questi anni, è stata uno degli effetti ma anche causa, della stagnazione italiana".
Per oltre 5mln lavoratori reddito non superiore a 10mila euro l’anno
Ed è una realtà , per il sindacato, quella che emerge dalla rielaborazione di dati Ocse secondo cui nel 2018 oltre 5 milioni di lavoratori, il 33%, non superava i 10mila euro annui di reddito. I lavoratori italiani sono pagati meno, ma lavorano di più. Oggi, dunque, appuntamento a Roma al presidio nazionale, in piazza Esquilino, in collegamento con alcuni presidi, tra quelli organizzati in tutta Italia. "Siamo consapevoli della delicatezza del momento e ci muoviamo con il massimo della responsabilità. Ma la mobilitazione è necessaria per sbloccare la trattativa interrotta con Federmeccanica-Assistal. Non è quindi uno sciopero nostalgico né anacronistico", spiega il leader Fim, Roberto Benaglia, che vuole "un contratto capace di sostenere la ripartenza e di riportare il lavoro al centro della trattativa”. Uno sciopero appunto, ribadisce il segretario generale Fiom, Francesca Re David, "per il salario, per l'occupazione e per la salute e la sicurezza. Vogliamo con il rinnovo del contratto nazionale garantire i diritti ai lavoratori e contribuire alla costruzione di un diverso modello industriale e sociale del Paese. Perché questo non funziona. Federmeccanica non ha mai voluto discutere di aumenti salariali. Ai lavoratori invece bisogna riconoscere e dare valore”, ammonisce. E di "contratto dignitoso" parla anche la Uilm di Rocco Palombella. "Vogliamo un rinnovo contrattuale dignitoso che dia una spinta alla ripresa del nostro Paese", dice.