Confesercenti, ad agosto 1 impresa su 2 aperta per agganciare recupero

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NEW YORK, NY - MAY 07: A Levi's store stands locked along Broadway as the coronavirus keeps financial markets and businesses mostly closed on May 07,  2020 in New York City. Hospitals in New York City, which have been especially hard hit by the coronavirus, are just beginning to see a downturn in COVID-19 cases.  (Photo by Spencer Platt/Getty Images)

Ci saranno stop di breve durata: solo 6 su 100, a livello nazionale, fermeranno l’attività più di due settimane nel mese

 

Pubblici esercizi, negozi e botteghe aperti per crisi. Questo agosto, il 55% delle attività di vicinato rinuncerà alla chiusura estiva, soprattutto le attività delle Isole (68%) e del Centro (61%). A tenere le saracinesche alzate, in particolare, saranno le imprese nelle località turistiche; più chiusure, invece, fra le imprese di quartiere delle città medie e grandi, svuotate dalle ferie dei residenti. Ma saranno comunque stop di breve durata: solo 6 su 100, a livello nazionale, fermeranno l’attività più di due settimane nel mese. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di attività di vicinato, commerciali, artigianali, turistiche e pubblici esercizi, in oltre 250 comuni di tutta Italia.

Le imprese che rimangono aperte cercano di recuperare un po’ di liquidità dopo un anno difficile: l’89% degli intervistati dichiara di aver chiuso il primo semestre dell’anno con fatturati in netto calo rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita media del 31%. Solo il 6% ha registrato un aumento, mentre un ulteriore 5% ha resistito, mantenendo un livello di vendite invariato. Dal punto di vista territoriale, a indicare le riduzioni di fatturato più consistenti sono le attività del Nord Ovest, Lombardia in testa, dove l’emergenza Covid è stata più intensa: in media, in questa area del paese, il 69% delle imprese dichiara un crollo delle vendite superiore al 30% nei primi sei mesi dell’anno.

E luglio, purtroppo, non ha portato l’inversione di tendenza attesa: in media, il 74% delle imprese ha rilevato un andamento delle vendite insoddisfacente o molto insoddisfacente, mentre solo il 26% sembra aver agganciato il ‘rimbalzo’. L’incidenza degli insoddisfatti/molto insoddisfatti varia profondamente a livello territoriale: a raccogliere i risultati peggiori, stavolta, sono le regioni delle Isole (84%) e del sud (81%), che mostrano una ripartenza più lenta. Passando all’articolazione dimensionale, la sofferenza più elevata si evidenzia tra le imprese senza dipendenti (76% di insoddisfatti/molto insoddisfatti).

Tra le cause delle cattive performance, gli imprenditori individuano soprattutto le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, indicate dal 62%. In seconda posizione, tra le problematiche più segnalate con il 21%, il generale rallentamento dei consumi. Una situazione critica che porta molte imprese a valutare la cessazione definitiva dell’attività. Il 7% lo sta già facendo: una quota che, rapportata al totale di imprese, si tradurrebbe in circa 50mila chiusure. Un ulteriore 45% teme di dover considerare la cessazione, invece, se la situazione di incertezza dovesse protrarsi.

“Le attività del commercio, del turismo e della somministrazione, così come botteghe e servizi di vicinato, non hanno ancora agganciato il rimbalzo”, commenta Confesercenti. “Il Dl Agosto porta misure importanti: bene l’intervento a beneficio delle imprese dei centri storici delle città d’arte, particolarmente colpiti dal rallentamento economico causato dall’emergenza. La crisi, però, non è ancora alle spalle. Servirà intervenire ancora a sostegno delle piccole imprese, o in autunno la situazione di instabilità farà sentire i propri effetti”.

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